La controversa riqualificazione dell'ex stazione di Cortina e il dialogo mancato con i cittadini. Le grandi opere necessitano di confronto con la popolazione
Una soluzione potrebbe trovarsi negli strumenti di democrazia partecipativa che le amministrazioni dovrebbero adottare: coinvolgere i cittadini, anche nelle fasi avanzate di progetto, integrerebbe le reali necessità dei residenti ed eviterebbe i malumori di un’amministrazione sempre più in difficoltà a giustificare queste maxi opere sul proprio territorio che nessuno ha mai chiesto
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Il 16 aprile 2024 il consiglio provinciale bellunese ha approvato in maggioranza la variante urbanistica per l’area della ex stazione ferroviaria in via Marconi a Cortina d’Ampezzo.
Si tratta di una variante del PRG (Piano Regolatore Generale) che prevede la riqualificazione dell’area in oggetto attualmente composta dai vecchi edifici della stazione e da un parcheggio che rimangono la “porta di ingresso” al paese ampezzano.
Il progetto della riqualificazione della ex stazione dei treni risale all’ottobre 2017 quando fu inizialmente consegnato il progetto con una proposta di partenariato pubblico-privato insieme al Comune di Cortina d’Ampezzo. Negli anni successivi arrivano le approvazioni da parte del Comune, delle Sovrintendenze, delle varianti urbanistiche e comportano i primi aggiornamenti di progetto. Nel 2022, con l'insediamento della nuova giunta comunale e l’aumento dei costi di costruzione dovuti alla crisi delle materie prime è stato necessario aprire un nuovo tavolo di discussione per rendere economicamente sostenibile il progetto.
Il progetto
L’area dell’ex stazione ferroviaria di Cortina, il cui ultimo treno è transitato nel 1964, attualmente è di proprietà pubblica e si estende su 17.500 metri quadri comprendenti 7 edifici (la stazione, degli edifici adibiti a magazzini e l'edificio skipass).
Il nuovo progetto prevede la riqualificazione degli edifici esistenti e la costruzione di altri 5 edifici composti da residenze private, un albergo e delle zone commerciali nonché la costruzione di 27.000 metri quadri di parcheggi interrati, suddivisi in due piani.
Il costo totale dell’investimento sarà di circa 231 milioni di euro (IVA esclusa) e la volumetria del nuovo costruito fuori terra ammonta a circa 18.600 metri cubi commerciali.
La cittadinanza
L'approvazione della variante ha portato la cittadinanza ampezzana a mobilitarsi contro il fil-rouge che lega le attività amministrative delle ultime giunte ampezzane: la mancanza di trasparenza. Il Comitato Civico Cortina sta aiutando gli abitanti locali a fare ricorso al TAR tramite una raccolta firme che verrà indirizzata al sindaco Lorenzi.
I cittadini chiedono un approccio più inclusivo per le opere che coinvolgono le superfici pubbliche del loro territorio, senza che siano svendute ad investimenti privati aree importanti del demanio. L’11 gennaio gli ampezzani hanno “invaso pacificamente” l’edificio del Comune per manifestare la loro contrarietà al progetto.
L'amministrazione ha risposto, con una lettera riportata anche dal sito “Voci di Cortina”, ribadendo che il progetto e gli studi sono sempre stati inviati a tutti gli enti coinvolti e che la proposta del proponente è il giusto equilibrio per riqualificare l’area.
I risvolti non economici
Quando i cittadini parlano di mancanza di trasparenza certamente non intendono la trasparenza amministrativa ma quella informativa. In un paese di poco meno di 6000 abitanti, i cui prezzi delle case sono in media di 10.500 euro al metro quadro, un investimento del genere su uno spazio pubblico può essere percepito come l’ennesima speculazione edilizia destinata ad una fascia di residenti, o forse meglio dire di villeggianti, ad alto reddito. Le mancanze nei servizi essenziali ai residenti (come la sanità, l’educazione, gli spazi sportivi o il trasporto pubblico), unite ai grandi investimenti privati e pubblici nella conca (la pista da bob ed ora la riqualificazione dell’area dell’ex stazione) stanno gentrificando e trasformando Cortina d’Ampezzo in un “paese vetrina” per turisti, non più per residenti. I cittadini si chiedono se questo è il futuro che davvero si vuole dare al proprio territorio, un paese di alloggi di lusso che espelle i propri cittadini nei comuni limitrofi. Una soluzione potrebbe trovarsi negli strumenti di democrazia partecipativa che le amministrazioni dovrebbero adottare: coinvolgere i cittadini, anche nelle fasi avanzate di progetto, integrerebbe le reali necessità dei residenti ed eviterebbe i malumori di un’amministrazione sempre più in difficoltà a giustificare queste maxi opere sul proprio territorio che nessuno ha mai chiesto.
Le parole dell’ex sindaco di Cortina, Roberto Gaspari , suonano come un monito: “si svende il paese, è questo il punto. Bisogna mantenere il paese, non svendere anche le aree comunali, la nostra anima, abbiamo già svenduto abbastanza, ora cerchiamo di mantenere quello che è nostro, della comunità”.