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Chi ha paura del fotovoltaico? Per limitare il consumo di suolo non basta vietare gli impianti a terra, serve una strategia nazionale

Per limitare il consumo di suolo agricolo e di suolo di pregio non basta vietare l’installazione di impianti rinnovabili a terra. Serve una strategia nazionale che segua gli obiettivi prefissati di consumo di suolo nullo al 2050 e che non deceleri la già lenta transizione ecologica

di
Michele Argenta
10 maggio | 18:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Dopo quattro anni poniamo fine all'installazione selvaggia di fotovoltaico a terra, ovviamente con grande pragmatismo. Abbiamo scelto di limitare ai terreni produttivi questo divieto, quindi nelle cave e nelle aree interne ad impianti industriali si potrà continuare a produrre queste agroenergie” con queste parole il Ministro Francesco Lollobrigida ha portato in Consiglio dei Ministri il DL Agricoltura aggiungendo “l'obiettivo è quello di non sottrarre all'agricoltura terreni di pregio" mentre si potranno ancora installare dei pannelli sollevati da terra per permettere l’attività agricola.

Ma l’installazione del fotovoltaico in aree agricole è così selvaggio ed è uno dei motivi principali di consumo del suolo agricolo in Italia? 

 

Per consumo di suolo si definisce la variazione da una copertura non artificiale (suolo non consumato) a una copertura artificiale del suolo (suolo consumato). Secondo il rapporto ISTAT 2023 sul consumo di suolo, gli impianti fotovoltaici a terra sono considerati come copertura del suolo (land covering) di tipo reversibile, cioè aree non pavimentate con rimozione della vegetazione e asportazione o compattazione del terreno dovuta alla presenza di infrastrutture.

Un caso diverso dall'impermeabilizzazione del suolo tramite materiali artificiali, come strade, piazzali, parcheggi o edifici, che portano alla perdita parziale o non più rimediabile della funzione originaria del suolo. Questa impermeabilizzazione porta ad un elevato rischio alluvioni, alla perdita di stoccaggio della CO2 nel suolo e alla perdita di biodiversità.

Sempre secondo ISTAT nel 2022 l’impermeabilizzazione del suolo ha riguardato 76.8 km2 di territorio nazionale, in media 21 ettari al giorno di terreno consumato. Di questa superficie, circa 63 km2 sono stati consumati in aree teoricamente idonee a più usi e tra questi anche porzioni di suolo di qualità. 

 

Quanto pesa il fotovoltaico a terra

I dati SNPA relativi all’individuazione di nuovi impianti fotovoltaici installati a terra rilevati tra il 2021 e il 2022 riportano un totale di 243 ettari di consumo di suolo corrispondenti a una potenza di circa 135 MW e ad una percentuale del 3% rispetto al suolo consumato in un anno. Le regioni dove l’installazione di fotovoltaico a terra è stata maggiore sono la Sardegna, la Sicilia e il Lazio. 

Il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) prevede che al 2030 siano installati 131 GW di impianti a fonti rinnovabili (di cui circa 80 GW fotovoltaici e circa 28 GW eolici) su superfici prevalentemente già impermeabilizzate (tetti, falde, coperture industriali). Per il fotovoltaico a terra, il Piano prevede l’utilizzo prioritario di zone improduttive quali appunto le zone non agricole.

 

Suolo consumato nel 2022. Fonte ISPRA

 

Secondo Enel Green Power, la percentuale di suolo dove insistono gli impianti fotovoltaici a terra è di circa lo 0,05% del territorio nazionale. Per limitare il consumo di suolo agricolo e di suolo di pregio quindi non basta vietare l’installazione di impianti rinnovabili a terra. 

Serve una strategia nazionale che segua gli obiettivi prefissati di consumo di suolo nullo al 2050 che potrà essere applicata tramite decreti, tassazioni, priorità al riuso e incentivazioni per l’utilizzo di aree già degradate.

La scelta di vietare l'installazione di fotovoltaico sembra uno specchietto per le allodole (è più impattante vedere un campo fotovoltaico di un nuovo centro commerciale) che può essere dannosa se non si considera una visione d’insieme del problema e che può decelerare la già lenta transizione energetica del nostro paese.

 

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