Le montagne italiane sono ricche di "materiali critici": la nuova geopolitica impone di ripensare l’industria mineraria
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky volerà a Washington per firmare accordi commerciali sulle "terre rare" e sui "materiali critici" tra Ucraina e Stati Uniti. Capire cosa sono questi materiali, capirne la differenza, i diversi impieghi e se sono presenti anche sul nostro territorio potrebbe rivelarsi importante per valutare la sicurezza dell'approvvigionamento di queste risorse strategiche anche in territorio italiano
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di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Venerdì 28 febbraio il presidente ucraino Volodymyr Zelensky volerà a Washington per firmare accordi commerciali sulle "terre rare" e sui "materiali critici" tra Ucraina e Stati Uniti. Capire cosa sono questi materiali, capirne la differenza, i diversi impieghi e se sono presenti anche sul nostro territorio potrebbe rivelarsi importante per valutare la sicurezza dell'approvvigionamento di queste risorse strategiche anche in territorio italiano. In un contesto geopolitico in rapida evoluzione, Alpi e Appennini sono la riserva mineraria del nostro paese: dal cobalto piemontese al litio laziale, le mappe a disposizione possono aiutarci a comprendere le vulnerabilità e i potenziali per promuovere una eventuale indipendenza dalle terre rare.
COSA SONO LE TERRE RARE E COSA SONO I "MATERIALI CRITICI"
Le "terre rare" o RRE (Rare Earth Elements), sono un gruppo di 17 elementi chimici che sono materiali scarsi (lo dice il nome) in quantità e dai costi molto elevati di estrazione. Questi materiali sono: Scandio (Sc), Ittrio (Y), Lantanio (La), Cerio (Ce), Praseodimio (Pr), Neodimio (Nd), Promezio (Pm), Samario (Sm), Europio (Eu), Gadolinio (Gd), Terbio (Tb), Disprosio (Dy), Olmio (Ho), Erbio (Er), Tulio (Tm), Itterbio (Yb), Lutezio (Lu). Questi elementi vengono impiegati nell’elettronica, in medicina, nella costruzione di magneti permanenti e nella difesa e ad oggi la Cina detiene il 37% del mercato mondiale e fornisce il 100% dell'approvvigionamento di elementi delle terre rare pesanti nell'UE.
Attualmente, l'Europa non ha una produzione mineraria di terre rare, ma possiede diverse aree con geologia adatta tra cui la provincia di Gardar in Groenlandia, alcune zone della Serbai e della Grecia e la Scandinavia.
Le “terre rare” non sono da confondersi invece con i materiali "critici" o "strategici" i quali compongono il pilastro essenziale per la transizione energetica, sono esposti ad un rischio più elevato di problemi di approvvigionamento, e serviranno per dire addio ai combustibili fossili. I "materiali critici" o materie prime strategiche sono 34 (alluminio, bauxite, allumina, carbone da coke, litio, fosforo, antimonio, feldspato, elementi delle terre rare leggere, scandio, arsenico, spatofluore, magnesio, silicio metallico, barite, gallio, manganese, stronzio, berillio, germanio, grafite, tantalio, bismuto, afnio, niobio, titanio metallico, boro, elio, metalli del gruppo del platino, tungsteno, cobalto, elementi delle terre rare pesanti, fosforite, vanadio e rame, nichel).
L’Ucraina concentra da sola il 5% delle risorse minerarie mondiali e produce tre materiali critici: manganese, titanio e grafite. L’accordo che verrà firmato a Washington potrebbe valere fino a 500 miliardi di dollari e comprende sia terre rare che materiali critici.
Nel marzo 2024 il Consiglio Europeo ha adottato il regolamento europeo sulle materie prime critiche, trainate dal dal piano REPowerEU, per aumentare la produzione interna di materiali critici.
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I MATERIALI CRITICI SULLE ALPI E SUGLI APPENNINI
L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale, ISPRA, ha pubblicato sul suo sito una mappa aggiornata, a livello nazionale, delle risorse minerarie. A primo impatto si può capire come le Alpi, la costa tirrenica, la Calabria e la Sardegna, siano ricche di minerali strategici. Attualmente sono 76 le miniere ancora attive in Italia, di cui 20 relative a 34 materiali che sono definiti “critici” secondo le direttive europee. Oltre al litio tosco-laziale e al cobalto piemontese, le miniere più importanti riguardano l’estrazione di feldspato (minerale importante per l’industria ceramica) e fluorite (impiegato nelle industrie dell’acciaio, dell’alluminio del vetro e dell’elettronica). La miniera di fluorite più importante è quella di Genna Tres Montis nel sud della Sardegna. Come si legge dal sito ISPRA, "in Italia non vengono, per ora, estratti Critical Raw Materials metallici e per la loro fornitura il nostro paese è totalmente dipendente dai mercati esteri. Alla luce delle nuove tecniche di esplorazione e dell’andamento dei prezzi di mercato, molti dei depositi conosciuti andrebbero rivalutati". Le informazioni fornite da ISPRA ci permettono di localizzare questi materiali critici e di avviare un dibattito pubblico obiettivo, libero da preconcetti geopolitici ma con uno sguardo verso un futuro sempre meno segnato dalla globalizzazione. Secondo il World Mining Data, in Italia l’industria mineraria vale circa 4 miliardi di dollari e, ad oggi, non comprende l’estrazione di materiali critici.
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IL COBALTO PIEMONTESE
Nel 2019 Regione Piemonte rilasciò una licenza all’azienda mineraria australiana Altamin per esplorare la presenza di cobalto, rame, argento e nickel nella valle di Viù, una della Valli di Lanzo. Il paesino di Usseglio, 191 residenti iscritti all’anagrafe, potrebbe diventare il crocevia strategico per una nuova industria mineraria italiana. Le cave di Usseglio, sfruttate dal 1753, sono ricche di cobalto, uno degli “elementi strategici” per l’economia mondiale, che viene utilizzato nelle leghe per la produzione di motori per i jet, nelle batterie al litio, per produrre magneti permanenti e nell’industria petrolifera e chimica. La licenza alle indagini, rinnovata nel 2023, potrebbe portare Altamin, dopo un lungo processo, a riattivare le miniere della valle di Viù, dove si parla di un "potenziale significativo" per l’estrazione del cobalto la quale potrebbe portare impiegare molti lavoratori annuali a Usseglio e nelle alte valli di Lanzo ma l’industria mineraria potrebbe scontrarsi con il turismo invernale e con le risorse naturali del luogo che sono il motore trainante, attualmente, delle economie locali (tra cui lo sci, l’allevamento e il turismo naturalistico). La scelta delle concessioni resta in mano a Regione Piemonte che, visti i tempi, dovrebbe aprire un tavolo di dialogo sui lasciti economici ai territori derivanti dall'industria e sul reale impatto ambientale che comporta l’estrazione delle terre rare in alta montagna.