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Bob Cortina: "Sarà l’ultima pista al mondo". La sfida sembra vinta, l'occasione sicuramente persa

"Il presidente del Cio (Comitato Olimpico Internazionale n.d.r.) mi ha detto che sarà l’ultima pista al mondo fatta". Così Fabio Massimo Saldini, Commissario di Governo e Amministratore delegato della Società Infrastrutture Milano Cortona 2026, in occasione dell'accensione della centrale di refrigerazione. Come mai questa risolutezza non è stata dimostrata prima dell’inizio dei lavori a Cortina?

di
Pietro Lacasella
27 febbraio | 17:45
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

"Contiamo per la prossima settimana di avere già i primi settori ghiacciati. E finiremo in tempo per la preomologazione che avverrà dal 24 al 31 marzo, con 30 atleti internazionali che saranno ospitati a Cortina con i più grandi esperti della materia. Il presidente del Cio (Comitato Olimpico Internazionale n.d.r.) mi ha detto che sarà l’ultima pista al mondo fatta".

 

Oggi è stata accesa a Cortina la centrale di refrigerazione della nuova pista di bob e queste parole - riportate da a Il NordEst Quotidiano - sono di Fabio Massimo Saldini, Commissario di Governo e Amministratore delegato della Società Infrastrutture Milano Cortina 2026.

 

A destare un certo stupore è la conclusione dell’intervento: "Il presidente del Cio mi ha detto che sarà l’ultima pista al mondo fatta".

 

Se da un lato viene quasi spontaneo tirare un sospiro di sollievo, perché l’entità di queste infrastrutture, come abbiamo avuto modo di spiegare in diverse occasioni, ha un peso non indifferente sul territorio: dal punto di vista economico (considerati gli elevati costi richiesti dalla costruzione e dalle spese di manutenzione annua), ambientale, ma anche sociale: non si può infatti trascurare l’impatto emotivo che lo stravolgimento di un versante montano può avere su chi quei luoghi li abita.

Una buona notizia, quindi, per le Olimpiadi e le montagne del futuro, ma anche un’occasione persa.
 

Come mai questa risolutezza non è stata dimostrata prima dell’inizio dei lavori della pista di Cortina? Le alternative c’erano e si trovavano appena al di là del confine: Innsbruck e Sankt Moritz. L’Italia poteva farsi portabandiera di una rinnovata modernità, realmente sostenibile, attenta a non realizzare infrastrutture difficili da giustificare considerati gli esorbitanti costi e lo scarso utilizzo: nella penisola gli atleti che praticano bob, skeleton e slittino sono appena 59.

 

È inoltre un’occasione persa perché il nostro paese, approfittando della grande visibilità offerta dai Giochi olimpici, poteva incentivare un dialogo transalpino sfruttando gli impianti già esistenti e funzionanti. Sarebbe stato un messaggio importantissimo per un’Europa che mai, come oggi, ha bisogno di unirsi e dialogare: lo sport, con la sua carica emozionale, avrebbe potuto eliminare le ultime frontiere ideologiche, ancora presenti solo in un certo modo di intendere la politica.

 

Questa pista germina invece da una retorica nazionalista che, anziché accelerare, frena: esempio "eccellente" è la pista da bob di Cesana-Pariol, abbandonata a pochi anni dall’inaugurazione dopo essere costata 110 milioni di euro. Il neonato impianto ampezzano riuscirà a fuggire da questo triste destino?

 

È tuttavia opportuno tener conto dell’importante movimento culturale nato in questa occasione. Tante, tantissime persone – soprattutto grazie all’importante lavoro d’informazione portato avanti dai comitati ampezzani – sono riuscite a sviluppare una sensibilità preziosa, comprendendo ancor meglio che il futuro dei territori montani non passa attraverso macroscopiche infrastrutture sportive, ma necessita di quei servizi essenziali per un vivere dignitoso e per sviluppare relazioni e creatività.

 

Questa presa di consapevolezza collettiva si fa luce di speranza.

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