Montagne e “stanze panoramiche”: per conoscere l’ambiente serve starci a contatto diretto, non rinchiusi dentro una scatola di vetro
Ammirare le stelle nel cielo notturno in alta montagna da dentro una “stanza panoramica” di vetro, al costo di qualche centinaia di Euro al giorno? In verità esiste un posto, dal quale godere della bellezza del cielo stellato e del paesaggio montano, molto più economico. Anzi, totalmente gratuito
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
«Questo provvedimento, modificato, riconsegna alle nuove generazioni la possibilità di vedere il cielo, di ammirare la Via Lattea: si dà un’opportunità in più per far conoscere l’ambiente montano, non per violarlo.»
Così afferma il consigliere regionale del Veneto Marzio Favero nel sostenere la legge, approvata qualche giorno fa, che permette la realizzazione potenziale di ben 172 “stanze panoramiche” di vetro e legno, veri e propri micro hotel di lusso sulle montagne venete anche sopra i 1600 metri di altitudine cioè dove, fino a ora, potevano essere costruiti solo rifugi, bivacchi o manufatti di servizio al territorio, e pure in zone sottoposte a tutela ambientale.
Non c’è dubbio che il consigliere Favero sia un politico competente e preparato, nelle proprie mansioni istituzionali, ma lo manifesti in misura minore – almeno così viene da ipotizzare, leggendo le sue dichiarazioni – nei riguardi dei territori montani. Al punto da rendere necessario svelare, al consigliere e a chi sostenga le sue stesse posizioni, una cosa che probabilmente ad essi sfugge nonostante la sua evidenza. In montagna c’è già un posto dal quale poter osservare il cielo, ammirare la Via Lattea e conoscere a fondo l’ambiente circostante: è la vetta. E di vette a disposizione ce ne sono a iosa, certe montagne ne hanno anche più d’una, alcune sicuramente ostiche da raggiungere ma molte altre semplicissime: ci si arriva tranquillamente a piedi, spesso con poca fatica e non si devono spendere qualche centinaia di Euro per soggiornarvi, come di norma richiedono quelle stanze panoramiche in forza dei pacchetti turistici con i quali vengono offerte. Semmai basta una normalissima tenda oppure nemmeno quella, è sufficiente stendersi lassù, sulla vetta liberamente prescelta, e osservare il cielo al di sopra e il paesaggio d’intorno fino a che se ne abbia voglia. Anzi, fino a che ci si senta parte di essi, in relazione profonda con l’ambiente montano e soprattutto in contatto diretto, senza mediazioni, senza infrastrutture artificiali di mezzo che, inevitabilmente, disturbano l’esperienza e ne annacquano il valore peculiare spesso fino a farlo svanire del tutto.
Non c’è bisogno di qualcuno o qualcosa che «dia un’opportunità» di fare tutto questo, dunque. Anzi, sostenere ciò significa ritenere le «nuove generazioni» un po’ stupidotte e incapaci di conoscere e relazionarsi con l’ambiente montano senza qualche invenzione di natura commerciale, pur fascinosa che sia. Perché alla fine bisogna contare (o sperare!) che se ne possa rendere conto anche il consigliere Favero che un’iniziativa come quella delle “stanze panoramiche” in alta montagna a questo serve innanzitutto a far guadagnare soldi a qualcuno facendo credere che non si possano altrimenti educare quelle nuove generazioni alla conoscenza dell’ambiente montano. O, per dirla più brevemente: affinché dopo possano conoscere e amare la montagna, si pretende che prima i giovani diventino clienti di un’attività a scopo di lucro. Clienti ben paganti, oltre tutto, per godere di un’esperienza disponibile gratuitamente quasi ovunque, in montagna.
Questa sì, rappresenta una “violazione”, per riferirsi alle parole usate da Favero: viene violata la montagna, la sua cultura fondamentale, la relazione genuina che vi possiamo intrattenere, l’equilibrio che dobbiamo osservare nei riguardi del luogo per rispettarne la peculiarità, il valore dell’esperienza che se ne può ricavare. Oltre che l’ambiente montano, checché se ne dica e si scriva di “sostenibilità”, “ecologia”, “green” e altre cose similmente usuali, come accade sempre in queste circostanze.
Chissà, forse il consigliere Favero e tutti gli altri che, avendo votato la legge regionale manifestano lo stesso pensiero, non sono mai stati sulla vetta di una montagna a osservare le meraviglie della volta celeste e del paesaggio visibile da lassù. O magari ci sono stati ma non hanno veramente osservato e compreso ciò che avevano intorno e sopra la loro testa. «Ci son più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia» ha scritto Shakespeare nell’Amleto. Ecco, il timore è che nella “filosofia” alla base delle stanze panoramiche nonché di molte altre opere turistiche contemporanee di matrice meramente ludico-ricreativa, di sogni celesti e di esperienze autenticamente alpine ve ne siano drammaticamente poche rispetto a ciò che veramente sa offrire l’ambiente montano. E senza la necessità di alcun ausilio a pagamento alla cui fruizione dover sottostare, peraltro: la sensibilità, l’attenzione, la comprensione della meraviglia e le esperienze più genuine in montagna non hanno mai prezzo, per fortuna.