Moncenisio: storia di un prezioso esempio di rivitalizzazione del territorio che offre idee e futuro alle comunità alpine
Moncenisio, comune di 49 abitanti sulle Alpi piemontesi, ha elaborato un articolato progetto di rivitalizzazione del proprio territorio per molti versi sorprendente, con al centro la riqualificazione delle locali ex Casermette della Guardia di Finanza a fini turistici, culturali e di welfare di comunità. Un progetto modello per molte altre più grandi e blasonate località montane.
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Il piccolo pugno di case in pietra addossate alla Chiesa di San Giorgio, a 1500 metri di quota, sembra acquattarsi di proposito tra i boschi e all’ombra della possente dorsale montuosa che culmina nel Rocciamelone, per una forma di riserbo rispetto al corso della storia che lo ha contraddistinto o forse per non essere troppo disturbato dal traffico turistico che in transito sulla strada statale che di lì a pochi chilometri scollina e scende in Francia. Moncenisio è da molto tempo uno dei comuni meno abitati d’Italia: l’ultima rilevazione, del maggio 2023, segnala 49 abitanti. Per lunghi secoli molti dei viandanti, spesso illustri, che passavano dalla Francia all’Italia transitavano tra le sue case porticate e vi trovavano ospitalità durante il viaggio sulla Via Francigena che dal borgo a occidente saliva al colle del Moncenisio e a levante proseguiva divallando lungo il solco della Val Cenischia – laterale della Val di Susa - verso la Pianura Padana e il Mediterraneo. Poi, a inizio Ottocento, Napoleone ordinò la costruzione della nuova strada per il Moncenisio, che tagliava fuori il paese e vi annullava ogni commercio locale legato ai transiti, sostanzialmente relegandolo in un inesorabile romitaggio dal quale per tutto il Novecento molti moncenisini hanno pensato solo di fuggire.
Ma in qualche modo a Moncenisio l’antico dinamismo montanaro si è conservato, sopito ma al contempo custodito dal bellissimo paesaggio alpestre della Val Cenischia, tanto quanto ravvivato dall’essere così prossimo a una cerniera fondamentale della catena alpina, il colle del Moncenisio appunto, che da millenni congiunge le genti, le culture e i saperi del nord e del sud Europa con quel “confine” che in realtà unisce – dal latino confinis, “confinante”, composto da con- e dal tema di finire, «mettere insieme due limiti». Dunque non un vocabolo che in origine (e come lo intendiamo oggi) indica una separazione ma al contrario la congiunzione di due elementi.
Per questo a Moncenisio qualche anno fa è nato l’Ecomuseo “Le Terre al Confine”, un progetto che mira proprio a valorizzare il ruolo di corridoio di passaggio rivestito per migliaia di anni dal colle omonimo, e contribuisce a sostenere l’attenta politica di conservazione e restauro dell’architettura tradizionale alpina locale; di conseguenza hanno aperto alcune piccole ma preziose strutture ricettive, che intercettano i flussi turistici in transito dal colle. Tuttavia ciò che mantiene vivo un luogo come Moncenisio è innanzi tutto la sua comunità: in tal senso l’amministrazione locale, guidata da un sindaco da sempre attento e sensibile al luogo qual è Mauro Carena, ha avviato un percorso di rivitalizzazione del territorio, di valorizzazione della sua cultura e di realizzazione di spazi per la vita di comunità, per la produzione culturale, e di servizi per il benessere degli abitanti e dei visitatori in un’ottica di integrazione con le strutture già esistenti e con il paesaggio d’intorno. Sulla base di questi propositi, assolutamente lodevoli e non così frequenti da riscontrare altrove, l’attenzione si è focalizzata su alcune strutture presenti a Moncenisio a loro volta legate alla presenza e al senso del “confine”, le ex Casermette della Guardia di Finanza, da tempo abbandonate e oggi protagoniste di un notevole progetto di riqualificazione a fini turistici, culturali e di welfare di comunità, in un’ottica pienamente metromontana, che le ha trasformate in centro polivalente e residenza per artisti nonché, come detto, di fulcro del processo di rinascita socioculturale per il territorio locale, grazie al lavoro di Antonio De Rossi (membro del Comitato Scientifico de L’AltraMontagna), Laura Mascino, Matteo Tempestini del Politecnico di Torino insieme a Edoardo Schiari e Maicol Guiguet di Coutan Studio Architetti.
Il progetto di Moncenisio risulta di grande valore per diversi aspetti. Innanzi tutto per come utilizzi un linguaggio architettonico conscio delle tradizioni locali e al contempo di una concezione contemporanea e innovativa dell’abitare in montagna, che dialoga armoniosamente con il territorio, il paesaggio, la geografia e la storia del luogo, riconoscendone la memoria secolare e assumendone l’identità culturale. Inoltre, un elemento peculiare del progetto è l’utilizzo esclusivo di legno locale proveniente dalla Val di Susa, che rappresenta un impegno concreto verso l'economia circolare e il riutilizzo di risorse locali, contribuendo a una gestione sostenibile del territorio e ponendo grande attenzione alla sostenibilità, grazie agli involucri performanti, alle stufe a biomassa e ai pannelli fotovoltaici che ne assicurano l'indipendenza energetica. Il tutto, realizzato con il coinvolgimento di professionisti locali e competenze universitarie, mirando a combinare rinnovamento urbano, tecnologia innovativa e partecipazione comunitaria. Attraverso questa sinergia, e in forza delle peculiarità descritte, il progetto di Moncenisio si fa motore di rinascita dinamica e concreta per l'intera comunità locale e diventa un modello esemplare che affronta sfide socio economiche, ambientali e di sviluppo specifiche delle regioni montane. «Il processo virtuoso a cui abbiamo partecipato a Moncenisio è solo l’ultimo tassello di un lavoro di rigenerazione concreta che, come Politecnico, stiamo portando avanti in diverse comunità delle Alpi e dell’Appennino» ha dichiarato al proposito Antonio De Rossi. «Le competenze dell’Ateneo, insieme all’impegno delle amministrazioni e degli attori locali, possono dare vita a progetti davvero innovativi per le aree interne e montane del paese. E la qualità dell’architettura, con il suo supporto alle nuove economie e culture della montagna, può essere determinante».
Potrebbe risultare sorprendente che una realtà come Moncenisio, così minuscola e apparentemente secondaria nella realtà delle Alpi italiane, sia in grado di elaborare e mettere in pratica un progetto basato su un modello di sviluppo tanto innovativo e di grande valore; ci si aspetterebbe qualcosa del genere da località più grandi e blasonate, forse. D’altro canto, e per un paradosso solo apparente, è proprio dalle piccole realtà come Moncenisio, discoste dallo spazio-tempo alpino ordinario e per questo meno dipendenti dai modelli di antropizzazione e turistificazione imperanti nei grandi centri delle Alpi, tanto osannati quanto omologanti, banalizzanti e alla lunga degradanti i luoghi stessi che li subiscono, che in certi casi possono venire le idee migliori in tema di innovazione socioculturale e economica dei territori montani. Queste idee nascono inizialmente facendo di necessità virtù ma poi, con i giusti supporti sia tecnici che politici, portano all'elaborazione di modelli autenticamente nuovi e potentemente esemplari per ogni altra realtà montana, similare a Moncenisio o più grande e strutturata ma che voglia e sappia rielaborare per la propria realtà una visione di sviluppo più armoniosa, consona ai propri territori e alla comunità che li abita.
Dunque, a ben vedere, l’antico villaggio sulla Via Francigena ai piedi del Rocciamelone ora non è più così ai margini della realtà alpina, anzi: il suo margine sta tornando a essere “centro” o fulcro, di quella visione politico-culturale contemporanea e protesa al futuro che concepisce le Alpi non più come territori dotati di mere finalità ludico-ricreative declinate nei modelli del turismo di massa ma esse stesse nuovo centro, nuovo ambito di cambiamento e innovazione consona al presente che stiamo vivendo e propositiva rispetto alle sue molte criticità. A tal proposito non è un caso se, nelle statistiche che rilevano la realtà demografica italiana, Moncenisio risulta il comune che ha avuto il maggior incremento di popolazione da un anno all’altro nonché il maggior incremento di residenti italiani rispetto all’anno precedente: al 31 dicembre 2019 contava 32 abitanti, a fine 2023 ne contava 49, con un aumento del 53% in quattro anni. Solo una coincidenza dettata dalla scala minima del comune, o il segno concreto che la vitalità del luogo a lungo sopita si sta definitivamente rinvigorendo?