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La “cura del ferro” che serve a Belluno: si torna a parlare del collegamento ferroviario con Trento

Riuscire ad effettuare il collegamento Feltre - Primolano entro i tempi previsti sarebbe un'opportunità per la qualità di vita dei pendolari, per implementare l’accesso alle università dei bellunesi e collegare il turismo dolce alla rete europea. Ridurre il trasporto su gomma ha un triplice vantaggio: ridurre le emissioni climalteranti, ridurre le emissioni che creano inquinamento atmosferico ed è uno strumento di giustizia sociale 

di
Michele Argenta
18 marzo | 18:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Feltre - Montebelluna, Montebelluna - Castelfranco Veneto, Castelfranco Veneto - Bassano Del Grappa, Bassano del Grappa - Trento. Per fare i circa 80 km che separano i due capoluoghi di provincia con i soli treni oggi il tempo che ci si impiega è di circa 4 ore e 44 minuti (senza contare i collegamenti su ruota). Risulta lungo anche solo elencare i cambi e gli spostamenti che dalla Valbelluna passano alla pianura veneta per risalire la Valsugana.

 

La tratta, molto frequentata da pendolari, studenti e turisti, oggi è collegata tramite un autobus per i 20 km che separano Feltre e Primolano. Proprio in questi giorni si è tornati a discutere del collegamento ferroviario che permetterebbe di collegare i due territori confinanti. Di esso si parla dal 1999 e finalmente dopo un quarto di secolo sembra che qualcosa possa muoversi veramente. L’opera dovrebbe costare 720 milioni di euro e durare circa 7 anni, sperando che budget e tempi non seguano gli andamenti dilatati di quasi tutte le opere italiane.

 

Collegare il feltrino con la Valsugana non è un’idea moderna: a fine ‘800 il progetto del collegamento fu discusso per la prima volta e con la prima guerra mondiale una linea ferroviaria era attiva tra le due provincie, vista anche l’importanza strategica di Primolano.

La vecchia ferrovia che collegava Feltre a Primolano più di un secolo fa. Immagine Alessandro Ghezzer

 

Perché tornare a parlare di collegamenti ferroviari nel 2024? 

 

Le sfide del futuro, climatiche e non, vedono una riduzione dei collegamenti su gomma, sia nel settore privato che quello del trasporto merci, in accordo con gli obiettivi del Green Deal Europeo che prevede il taglio delle emissioni al 55% entro il 2030 (accordo che l’Italia ha sottoscritto). Tra questi accordi rientrano l’elettrificazione delle tratte ferroviarie esistenti e la costruzioni di nuove infrastrutture strategiche. Ridurre il trasporto su gomma ha un triplice vantaggio: quello di diminuire le emissioni climalteranti e le emissioni che creano inquinamento atmosferico (come il PM2.5, l’ossido di azoto o le particelle di gomma emesse durante il transito delle auto) e quello di essere uno strumento di giustizia sociale (non tutti possono permettersi di spostarsi con un mezzo privato). 

 

D’altra parte, secondo il report “Pendolaria” di Legambiente, in Italia dal 2010 al 2020 gli investimenti per il trasporto su gomma sono stati maggiori rispetto a quelli del trasporto pubblico su rotaia, disattendendo gli obiettivi comunitari.  In provincia di Belluno da anni manca un piano politico ultradecennale per incentivare l’uso del trasporto pubblico e da tempo le energie del dibattito pubblico sono state spese per discutere del collegamento autostradale tra Longarone, Cortina e l'Austria senza basarsi su dati concreti, su obiettivi europei da raggiungere e sulle reali necessità del trasporto provinciale. Gli obiettivi italiani e comunitari per lo sviluppo sostenibile cozzano con l’idea del governare sulla base dei “secondo me”. Ci vogliono dati e ci vogliono politiche che questi dati siano in grado di leggerli, capirli, spiegarli ed applicarli.

 

Riuscire ad effettuare il collegamento Feltre-Primolano entro i tempi previsti sarebbe un'opportunità per la qualità di vita dei pendolari, per implementare l’accesso alle università dei bellunesi e collegare il turismo dolce alla rete europea, senza contare il lascito politico che quest’opera comporterebbe

 

L’unica “cura del ferro” per i trasporti che serve davvero di questi tempi al bellunese.

 

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