In quaranta con sci e pelli per dire NO all'heliski: la protesta di Mountain Wilderness e Extinction Rebellion Mont Blanc
Sabato quaranta attivisti e sostenitori di Mountain Wilderness e Extinction Rebellion Mont Blanc hanno manifestato, sulla cima di una montagna, per una maggiore e più severa regolamentazione dell'eliturismo in Svizzera
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
"Le montagne, come il Walighürli, dove ci troviamo, non hanno bisogno di rumore o di inquinamento e di certo non hanno bisogno dell'eliski!"
Quaranta attivisti e sostenitori di Mountain Wilderness Svizzera e Extinction Rebellion Mont-Blanc hanno superato, grazie alle pelli sotto gli sci e alle proprie energie, le centinaia di metri di dislivello che li separavano da un noto sito di atterraggio in quota svizzero per la pratica dell’heliski. Il numero di manifestanti non è casuale, infatti quaranta sono anche i siti di atterraggio (noti con la sigla GLP) sul territorio svizzero, metà dei quali all’interno o sul confine di ambienti protetti.
L’heliski, per chi non lo sapesse, consiste nel farsi trasportare su una cima, in un luogo in quota, da cui poi scendere sciando, risparmiando così la “fatica” della salita, e rientra in un insieme sempre più variegato di pratiche accomunate dal trasporto verticale in elicottero, che negli ultimi anni abbiamo visto declinarsi anche in eli-trekking, eli-bike, eli-fondue, eli-barbeque e così via (se potete pensarlo, probabilmente, è stato fatto).
In Svizzera, andare alla ricerca della discesa da sogno in elicottero è una pratica abbastanza diffusa, tanto che ogni anno circa 15.000 turisti si dilettano in questa pratica sempre più economicamente abbordabile, e molto pubblicizzata, tanto che su alcune cime (che sono anche dei GLP) si possono trovare cartelli che recitano frasi di questo tipo: “Cari scialpinisti, si prega di notare che Walig è regolarmente frequentato da fornitori di servizi di heliski e, di conseguenza, sono previsti molti voli. Chi ama la solitudine troverà quindi altre proposte di tour sugli sci a questo QR code”, come quella raggiunta dagli attivisti lo scorso sabato.
"Un volo per heliski - il "più veloce skilift del mondo", come lo definisce Air Zermatt su suo sito - libera circa 100 volta più anidride carbonica che andare a fare scialpinismo con le proprie forze e causa notevoli disturbi in termini di rumore” si legge sui canali di Mountain Wilderness Svizzera, l’associazione che da anni si impegna nella comunicazione degli impatti di questa pratica e nel suo contrasto.
“Solamente nel 2022, un totale di quasi 38.300 movimenti di aeromobili sono avvenuti sui siti di atterraggio in montagna della Svizzera. Di questi, circa la metà per scopi turistici. Il resto sono voli di addestramento - spiegano gli attivisti - e i movimenti di volo stanno aumentando di nuovo dopo un'irruzione durante la pandemia di COVID-19”.
Uno dei motivi per cui nelle Alpi svizzere, l'offerta di heliski è particolarmente popolare è che questa attività è vietata in Francia e in Germania ed è molto limitata in Austria e in Italia. In Svizzera, è limitata a quaranta siti di atterraggio di montagna intorno a Zermatt e Arolla, che però si trovano anche in aree considerate protette: “Questa cattiva amministrazione dovrebbe essere risolta in una revisione dei siti di atterraggio in montagna - sostengono gli attivisti di Mountain Wilderness - sebbene il processo sia stato annullato dal Consiglio federale nel 2014, due siti di atterraggio sono stati revocati. Un piccolo successo del nostro impegno”.
Secondo la Legge federale sull'aviazione, in particolare l’articolo 8, "gli atterraggi esterni in montagna per scopi di addestramento e pratica e per il trasporto di passeggeri a scopo turistico" possono avvenire solo nei siti di atterraggio in montagna definiti dall'Ufficio federale dell'aviazione civile Ufac che si trovano al di sopra dei 1100 metri. Tuttavia, ai voli di lavoro si applicano solo restrizioni minime. Gli attivisti sostengono che “sono stati ripetutamente avvistati atterraggi per l'eliski e altri tipi di trasporto passeggeri al di fuori dei siti di atterraggio in montagna” e parte del loro impegno consiste proprio nel fare in modo che gli sbarchi illegali vengano scoperti e puniti.
Di fronte a questa realtà, monitorata e analizzata per anni, l’associazione svizzera “richiede una drastica limitazione dell'eliturismo dannoso, da cui solo una manciata di persone ne traggono beneficio”. Infatti “il reddito generato da heliski e helibike è economicamente insignificante, ma la pratica mette in pericolo l'attrattiva di numerose destinazioni turistiche e conseguentemente i posti di lavoro nel turismo ricreativo e lento”.
Poiché la natura in montagna è sempre più disturbata dal rumore e dai disordini delle attività antropiche “sono necessarie misure per contrastare questa compromissione dell'esperienza della natura e il disturbo del riposo invernale degli animali”.