Il silenzio degli investitori del Nevegàl è la vera opportunità che Belluno ha per staccarsi da un’economia fallimentare
Da anni le amministrazioni comunali che si succedono a Palazzo Rosso tentano in qualche modo di “rilanciare” la stazione turistica del Nevegàl e da anni le temperature del colle aumentano e la neve scarseggia. Le soluzioni finora proposte sono però sempre le stesse e sembrano tutte ripescate da una scatola riempita quarant’anni fa e mai aggiornata. Forse è arrivato il tempo di guardare al Nevegàl con occhi nuovi, contemporanei
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
A guardarli dalla Valbelluna, potremo dire che gli impianti del Nevegàl sono quasi dei fossili climatici. La piccola stazione sciistica a ridosso del capoluogo bellunese si estende dai 1000 ai 1764 metri di altitudine e da metà anni ‘50 del secolo scorso è stata il luogo per eccellenza dove imparare a sciare vicino casa. Questo inverno, come tutte le stazioni di media montagna, ha sofferto particolarmente l’assenza di precipitazioni nevose e le alte temperature che impattano pesantemente l’economia locale.
Esiste però un’altra storia da raccontare sul Nevegàl che non riguarda l’utilità di costruire nuovi impianti (se ne sta parlando già abbastanza), ma che interessa le scelte politiche e le opportunità da cogliere.
Da anni le amministrazioni comunali che si succedono a Palazzo Rosso tentano in qualche modo di “rilanciare” la stazione turistica del Nevegàl e da anni le temperature del colle aumentano e la neve scarseggia. L’ultimo progetto, risalente all’agosto 2023 e denominato “Nevegal 365” conteneva un investimento di 100 milioni di euro da parte di un consorzio privato a guida algerina e prevedeva un nuovo bacino per l’innevamento artificiale, nuovi impianti, percorsi estivi per MTB ed e-bike, un campo da golf e quattro alberghi a quattro stelle con spa. Il 30 agosto la proposta, accolta con grande entusiasmo anche da provincia e regione, è stata presentata davanti al sindaco di Belluno.
Da quel giorno tutto è fermo. Non sono arrivati i soldi e il capocordata della società sta ignorando l’amministrazione comunale.
Tralasciando le speranze di un ritorno degli investimenti e la delusione iniziale è forse arrivato il tempo di guardare al Nevegàl con occhi nuovi, contemporanei.
L’attuale politica comunale, provinciale e regionale percepisce i nuovi impianti di innevamento come il “deus ex machina” che può salvare la Valbelluna dallo spopolamento e dalla mancanza di offerta turistica (un po’ come Confindustria che guarda ad una pista da bob come motore sociale per l’alta provincia). Le soluzioni finora proposte sono però sempre le stesse e sembrano tutte ripescate da una scatola riempita quarant’anni fa e mai aggiornata.
Non serve essere dei climatologi per accorgersi che il mondo intorno a noi sta cambiando e lo sta facendo rapidamente. Basta il buonsenso, tanto caro alla politica che improvvisamente sparisce quando si tratta di investire sul territorio. Inverni sempre più piovosi, caldi e siccitosi necessitano di investimenti e politiche adeguate e non basta una nevicata copiosa a fine febbraio per recuperare l’introito di un’intera stagione.
Se la politica non vuole credere ai dati scientifici e alle proiezioni climatiche, un report di Banca d’Italia del 2022 cita testualmente che “l'innevamento artificiale rimane la strategia di adattamento principale. I nostri risultati confermano gli studi precedenti, secondo i quali non sembra essere cruciale per sostenere i flussi turistici. Inoltre, i costi di innevamento aumentano in modo non lineare con l'aumento delle temperature e, se le temperature aumentano oltre una certa soglia, l'innevamento non sarà più conveniente, soprattutto alle basse quote, le più colpite dai cambiamenti climatici.” L’ecologia incontra la banca centrale italiana e i risultati sono sorprendentemente gli stessi.
Oltre al lato economico, esiste anche un lato educativo che deve essere considerato e che si può estendere alla pista da fondo di Feltre o agli impianti del Monte Avena. Insegnare uno sport ai bambini è essenziale nella crescita e nell’inserimento della società ma deve essere fatto nei luoghi e con i mezzi disponibili. Sciare su una striscia di neve in mezzo ai prati o, ancora peggio, in mezzo ad un paese, insegna che anche in mancanza di neve le tecnosoluzioni potranno garantire una linearità alle nostre esistenze. Il senso della rinuncia e il senso della gravità della crisi climatica sono in questo modo annullate dalla tecnologia che ci permette di vivere in una bolla di riti e tradizioni che non cambiano rispetto a quelle dei nostri genitori o nonni.
In conclusione, l’amministrazione comunale di Belluno si trova ad un bivio cruciale: legare il Nevegàl per i prossimi decenni ad un modello economico già in partenza fallimentare oppure destagionalizzare il colle e puntare su un altro tipo di turismo che sarà principalmente estivo e basato sulle esperienze naturali che sempre più scarseggiano in contesto urbano. Rimane una questione di scelte amministrative e di ideologia politica: ignorare i dati e perseverare con una parte di modelli economici anacronistici oppure farsi testimoni di un cambiamento necessario e che possa dare veramente un futuro alle stazioni di bassa quota. Il vero fossile climatico sarà formato dalle nostre scelte fatte oggi.