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Attualità

Accese discussioni tra i professionisti della montagna sul ddl Borghi. Locatelli: "In gioco c’è il lavoro di quasi 10.000 professionisti che in Italia operano sul campo da più di vent’anni"

Il disegno di legge portato in discussione da Enrico Borghi a inizio febbraio, che propone una modifica della legge sulle professioni di montagna, non convince i professionisti che si sono riuniti a Roma per delineare una controproposta

di
Sofia Farina
01 marzo | 19:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

L’ecosistema dei professionisti della frequentazione delle terre alte si trova ad essere nuovamente scosso da animate discussioni: la scintilla che ha acceso la controversia è una proposta di riordino delle professioni montane, attualmente in discussione a Roma. 

 

Il ddl portato in discussione da Enrico Borghi a inizio febbraio propone una modifica della legge 6 del 2 gennaio 1989 sulle professioni di montagna con l’obiettivo di “dare legittimità e di uniformare le nuove professioni di montagna che si sono sviluppate negli ultimi anni, per garantirne l’esercizio in tutto il territorio nazionale in modo professionale, fissando i requisiti e le modalità per l’istituzione degli elenchi speciali e per la formazione dei professionisti”.

 

Nello specifico, la nuova legge prevedrebbe quattro figure: la guida escursionistica di montagna (che andrebbe a sostituire l’accompagnatore di media montagna), il maestro di arrampicata, la guida Fas e la guida canyoning. Il tasto (più) dolente è quello relativo all’istituzione degli elenchi speciali per le nuove professioni “la cui tenuta è affidata ai collegi regionali delle guide alpine”. L’iscrizione agli elenchi abilita all’esercizio delle professioni e la ottiene “chi è in possesso della relativa abilitazione tecnica” che si consegue “mediante la frequenza di appositi corsi teorico-pratici e mediante il superamento dei relativi esami”.

 

La proposta di riforma, secondo la quale sarebbero le guide alpine a occuparsi della formazione e a regolamentare la professione, rischia di ridefinire l'ecosistema delle guide ambientali, escursionistiche e di canyoning, e dei maestri di arrampicata sportiva e ha messo in allarme diversi professionisti che rischierebbero di perdere i titoli acquisiti negli anni passati e di doverli ottenere nuovamente sotto l’egida delle guide alpine. Le principali associazioni che formano e raggruppano le guide ambientali escursionistiche (Aigae, Lagap, Assoguide e Agae) insieme alle guide canyoning, si sono riunite in un tavolo di consultazione permanente per affrontare la situazione, con le principali richieste di essere ascoltate e coinvolte nel percorso di una riforma necessaria.

 

La richiesta di ascolto arriva anche tramite una petizione, che ha raggiunto quasi 900 firme nelle ultime due settimane, in cui i sostenitori chiedono “un rigetto del disegno di legge e invitiamo Andrea Abodi il Ministro per lo sport e il Presidente del Coni Giovanni Malagò, di reagire, il Senatore Enrico Borghi e tutti i membri della commissione a coinvolgere attivamente tutti gli attori dell'arrampicata sportiva, del canyoning e dell'escursionismo - dal Coni alla Fasi, dagli enti di promozione sportiva ai maestri di arrampicata sportiva - nelle discussioni future”. Nel testo della petizione, si evidenziano le conseguenze concrete e “devastanti” della riforma proposta, tra cui il fatto che “gli istruttori affiliati a entità e federazioni come la Federazione Arrampicata Sportiva Italiana (Fasi) e tutti gli enti di promozione sportiva riconosciute dal Coni, quali Uisp (Unione Italiana Sport Per Tutti), Us Acli (Unione Sportiva Acli), Opes (Organizzazione Per l'Educazione allo Sport) e Csen (Centro Sportivo Educativo Nazionale), vedrebbero preclusa la possibilità di esercitare”. Inoltre “I maestri di arrampicata che operano come liberi professionisti e le associazioni professionali create in base alla legge 4/2013 verrebbero cancellati e tutte le associazioni sportive legate all'arrampicata e riconosciute dal Coni sarebbero destinate a scomparire”.

 

“Ce ne siamo accorti noi per primi e abbiamo lanciato la notizia e fatto la petizione - ci ha raccontato Gerardo Ghisleni di Vertical Lab - ma in realtà non è la prima volta: è già successo altri anni passati, ci sono state delle proposta di modifica e siamo usciti bloccarle ogni volta. Si tratta di una storia che va avanti da anni.” 

 

Anche tavolo di lavoro nazionale dei rappresentanti delle Guide Ambientali Escursionistiche (Gae) ha espresso una forte preoccupazione sui contenuti della riforma, in quanto “la nuova figura di Guida Escursionistica di Montagna prevista dal disegno di legge metterebbe ingiustificatamente a rischio le qualità professionali e l’accesso all’attività di oltre 7.500 Guide Ambientali Escursionistiche, che da ormai 30 anni operano su tutto il territorio nazionale”. Nel comunicato delle associazioni, si sottolinea come le Gae siano “una figura diversa dalle Guide Alpine, dagli Accompagnatori di Media Montagna e dalle guide Turistiche, e che prima di avviarsi alla professione affrontano centinaia di ore di formazione per poi accompagnare, nel complesso, milioni di persone in ogni tipo di ambiente (mare, pianura, collina, montagna, vulcani), senza alcuna limitazione territoriale, geografica od altimetrica, su sentieri e percorsi che non necessitano dell’utilizzo di tecniche e di attrezzature alpinistiche e che non presentano particolare difficoltà o pericolosità”. Guglielmo Ruggiero, Presidente di dell’associazione nazionale guide escursionistiche ha spiegato:  “La preoccupazione delle nostre socie e soci è che, dopo anni di formazione continua e di esperienza nell’accompagnamento degli escursionisti, debbano ripartire da zero per poter accedere all’abilitazione di un ordine professionale che ha poco a che vedere con il loro lavoro. Le nostre guide si riconoscono infatti nella capacità di offrire occasioni di turismo escursionistico lento che è molto lontano da quello tecnico-sportivo che ad esempio caratterizza l’alpinismo. Il disegno di legge, quindi, rischia di compromettere la libertà di esercizio della professione di Gae, garantita dai principi europei attraverso un iter abilitativo e autorizzativo che graverebbe in modo del tutto ingiustificato sulla continuità professionale di migliaia di professionisti dell’escursionismo culturale”.

 

“La discussione pubblica si sta concentrando solo sulle guide escursionistiche, perché sono quelle più numerose che perderebbero il lavoro,  ma in realtà ne subirebbero le conseguenze anche i maestri di arrampicata e le guide canyoning, e indirettamente anche gli istruttori di arrampicata” commenta Ghisleni.

 

“Il ddl, invece di integrare e tutelare le competenze presenti sul mercato da decenni, mira a eliminare una concorrenza scomoda attraverso lo strumento della politica”. Commenta così la proposta di legge l’Ente nazionale guide canyoning, che precisa che “basandosi sul modello francese che prevede un diploma di stato per le guide canyoning, separato e indipendente dal percorso formativo e professionale della guida alpina, ha elaborato un proprio percorso per formare professionisti italiani di torrentismo”. Il percorso prevede “più di 96 giorni (equivalenti a oltre 760 ore)  per la formazione della figura di Guida Canyoning e Maestro di Torrentismo, con una didattica mirata in via esclusiva all’ambiente acquatico delle forre; un programma con più giorni e più specifico rispetto a quello che affronta una guida alpina per acquisire la specializzazione canyoning di sole 220 ore”. Il comunicato stampa sottolinea anche “il paradosso italiano” per cui “se questo ddl dovesse essere approvato, si incorrerebbe nel rischio che professionisti italiani con titolo di educatore professionale e guida canyoning potrebbero lavorare liberamente in tutta Europa, ma non nel loro paese se non si iscrivono ai relativi albi regionali delle guide alpine” proprio perché “le competenze specifiche per la guida canyoning e l’escursionismo esistono da anni al di fuori del comparto delle guide alpine e con l’approvazione di questa modifica l’Italia sarebbe l’unico stato europeo dove tale figura potrebbe diventare di esclusivo “controllo” del collegio guide alpine”.

 

Il 28 febbraio le diverse realtà impattate dal nuovo disegno di legge, e i particolare le quattro sigle delle Guide Ambientali Escursionistiche e due sigle del canyoning, si sono riunite per elaborare una risposta comune. “Abbiamo concordato che una modifica a quella legge non è accettabile perché riporta delle competente al di fuori dell’attività delle guide alpine all’interno del loro collegio, in totale contrasto con le tendenze europee che vanno verso la liberalizzazione di tali professioni - ha raccontato Roberto Locatelli, presidente dell’Ente Nazionale Guide Canyoning, parlando degli esiti dell’incontro - chiediamo un tavolo di concertazione per poter definire un regolamento di queste professioni, che riteniamo necessario,  ma al di fuori dell’egida delle guide alpine. Chiediamo anche di partecipare all’audizione in Senato proposta dal Club Alpino Italiano che si terrà il 15 marzo”. Locatelli ha anche tenuto a sottolineare che in gioco c’è il lavoro di quasi 10.000 professionisti in Italia che operano sul campo da più di vent’anni”.

 

In seguito all’attenzione mediatica sul tema, cresciuta negli ultimi giorni, il Collegio Nazionale Guide alpine italiane, ha tenuto a precisare la propria posizione: “Le Guide alpine Italiane non sono state coinvolte nella stesura di questo disegno di legge e non ne sono promotrici. Ciò detto, è bene chiarire che l’articolo n.1 dello stesso disegno di legge non va a creare una nuova figura professionale ma a modificarne una già esistente, quella di Accompagnatore di media montagna, istituita dalla legge nazionale n. 6 del 1989, Art. 21. L’articolo in oggetto, semplicemente modifica il nome di questa figura professionale da “Accompagnatore di media Montagna” in “Guida escursionistica di montagna”, inquadrandone l’attività come già faceva la legge 6/89, con alcune specifiche aggiuntive”. Nello specifico, continua il comunicato del Collegio, l’articolo in oggetto “di fatto dà la possibilità, ma non l’obbligo, alle Guide ambientali di vedersi riconosciuta la propria competenza professionale, facendo richiesta di rientrare negli elenchi ordinistici degli Accompagnatori di media montagna, previo adeguamento formativo e superamento dell’esame di abilitazione”.

 

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