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Attualità

In Rigoni Stern un antidoto al braccio teso di Musk. "Non c’è maggiore soddisfazione di un lavoro ben fatto"

I nostri rilievi potrebbero cambiare drasticamente aspetto se dovesse prendere il sopravvento l’ideologia impressa in quel braccio teso e in quel ghigno superbo

di
Pietro Lacasella
21 January | 17:15

Sguardo fiero e braccio al cielo, come una freccia apparentemente tesa verso il passato, ma in realtà scagliata negli orizzonti di un futuro intriso di brame individuali alimentate da confuse smanie collettive.

 

In un mondo che si nutre di immagini, la forza dei simboli è prorompente: è quindi possibile leggere nel volto e nel braccio di Musk l’andamento degli anni che verranno.

 

Un’evoluzione che potrebbe seguire la direzione del braccio, grazie a un’accettazione sociale diffusa, oppure essere deviata da un ancora ampio desiderio collettivo di politiche prive di spregiudicatezza, svincolate dall’arma efficientissima del complotto, strutturate attorno alle competenze.

 

“Non c’è maggiore soddisfazione di un lavoro ben fatto”, disse Mario Rigoni Stern in una celebre intervista, “un lavoro ben fatto, qualsiasi lavoro, fatto dall’uomo che non si prefigge solo il guadagno, ma anche un arricchimento, un lavoro manuale, un lavoro intellettuale che sia, un lavoro ben fatto è quello che appaga l’uomo”.

 

Aveva ragione, anche perché nel piacere di un “lavoro fatto bene” non incontriamo solo un godimento personale, ma anche importanti benefici per la comunità.

 

Quel braccio teso si fa dunque spartiacque tra un’idea di società che rincorre il profitto ignorando la qualità del percorso, e un modello strutturato proprio sul percorso che, se impostato correttamente, si può rivelare una rampa di lancio (e non un baratro) per le generazioni future.

 

Calando la riflessione nel contesto geografico che anima questo quotidiano, la montagna, scopriamo che i nostri rilievi potrebbero cambiare drasticamente aspetto se dovesse prevalere l’ideologia impressa in quel braccio teso e in quel ghigno superbo. Non solo per le ricadute deleterie che politiche disinteressate al clima avrebbero sugli ecosistemi, ma anche perché la propensione a offrire soluzioni semplici a problemi complessi, per garantire guadagni immediati, rischia di compromettere ulteriormente il prezioso tessuto culturale di Alpi e Appennini.

 

L’assalto alle Alpi da cui ci mette in allerta Marco Albino Ferrari nel suo recente libro pubblicato per Einaudi non si è ancora esaurito; al contrario, potrebbe acquisire nuovo slancio grazie allo sguardo corto, fugace, che abbiamo deciso di adottare.

 

Quant’è bella giovinezza
che si fugge tuttavia!
Chi vuole esser lieto, sia,
di doman non c’è certezza.

l'autore
Pietro Lacasella

Antropologo e scrittore interessato ai contesti alpini. Nel 2020 inizia a curare il blog Alto-Rilievo / voci di montagna. Ha lavorato per il Centro Internazionale Civiltà dell’Acqua. Ha riorganizzato e curato i contenuti della testata online del Club alpino italiano Lo Scarpone. Oggi collabora con Il Dolomiti curando il quotidiano online L’AltraMontagna. Ha pubblicato Sottocorteccia, un saggio-diario sull’emergenza bostrico scritto a quattro mani con Luigi Torreggiani. Ha curato Scivolone olimpico, un volume sulla vicenda della pista da bob in programma di realizzazione a Cortina.

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