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"Con gli impianti disabili e anziani possono godere delle montagne". Al sindaco Semperboni controbatte l'alpinista Delnevo: "Non sono accessibili per chi è in sedia rotelle"

Prima di realizzare un collegamento (Colere-Lizzola) da 70 milioni di euro di cui 50 pubblici - sostiene l’alpinista che nel 2015 è rimasta paralizzata a causa di un incidente mentre scalava - "sarebbe già molto bello se lavorassero sull’esistente, migliorandolo. Esistono infatti comprensori virtuosi che quando scrivono che ‘gli impianti sono accessibili’, lo sono per davvero"

di
Pietro Lacasella
17 January | 18:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

I pregiudizi sulla disabilità sono ancora molti. Ammetto che le difficoltà ci sono. Ma credo che con un po' di aiuto, tante cose si possano fare, anche per chi ha una grave disabilità come la mia. Quello che posso dire è che la disabilità non mi impedisce di inseguire i miei sogni. Ho imparato a sforzarmi di fare anche le cose più difficili e realizzare, a piccoli passi, quello in cui credo”.

 

Con queste parole la forte alpinista bergamasca Eleonora “Lola” Delnevo un anno fa aveva arricchito una nostra intervista-podcast. Nel 2015 è rimasta paralizzata a causa di un incidente avvenuto in Val Daone, mentre scalava una cascata di ghiaccio.

 

Un episodio drammatico che, tuttavia, non ha spento in lei la motivazione necessaria per inseguire aspirazioni alpinistico-sportive. Nel 2018 ha ad esempio scalato la celebre parete de El Capitan, nello Yosemite, in California, e più di recente ha attraversato la Patagonia del sud da El Chalten a Ushuaia in handbike, per un totale di 1300 chilometri.

 

Socia onoraria dei Ragni di Lecco, è quindi tutt’oggi attiva a livello sportivo e in lei si riflette una sensibilità rara per molte dinamiche che caratterizzano le Terre alte.

Qualche giorno fa, Delnevo ha commentato alcune dichiarazioni del sindaco Walter Semperboni raccolte da Alberto Marzocchi per Il Fatto Quotidiano. Il primo cittadino, nel commentare favorevolmente il progetto di collegamento del comprensorio sciistico di Colere con la stazione di Lizzola, ha affermato che “gli impianti servono per destagionalizzare il turismo. D’estate le persone ne possono usufruire, compresi gli anziani e i disabili, che hanno il diritto di godere delle nostre montagne”.

 

“Smettiamola di dire falsità”, ha scritto sui suoi canali social Delnevo, “attualmente gli impianti non sono accessibili per disabili come me in sedia rotelle: parcheggi con ghiaia, rampe inesistenti per accesso alle piste, rifugi senza servizi per disabili in carrozzina… Se andiamo a sciare è perché abbiamo amici e parenti che si fanno in quattro per aiutarci a superare queste barriere architettoniche”.

 

Raggiunta al telefono, l’alpinista ci ha spiegato che ovviamente bisogna fare delle distinzioni: “Da quando ho avuto l’incidente e devo sciare in sit ski vado quasi esclusivamente su pista. Naturalmente esistono anche realtà virtuose che quando scrivono che ‘gli impianti sono accessibili’, lo sono per davvero, sia a livello strutturale, sia grazie alla formazione del personale: i ragazzi che lavorano agli impianti sono preparati, esistono corsie preferenziali a lato delle normali per non farti attendere "sommersa" tra la gente,  o il personale ti accompagna alla partenza delle cabinovie dando una mano col materiale da trasportare. Sono organizzatissimi. Di realtà così se ne trovano in Svizzera, ma anche qui da noi in Italia”.

 

A Colere, continua a spiegarci Delnevo, le cose sembrano tuttavia andare diversamente, nonostante abbiano rinnovato gli impianti: “Gli impianti sono scarsamente accessibili per una persona in sit ski, perché non riesco ad andare da sola ai bagni considerato che ci sono i gradini; la biglietteria è un capanno e per fare la fila devo stare su un terreno in pendenza e all’aperto, questo mi costringe nel costante tentativo di frenare la carrozzina; il parcheggio non è asfaltato; non c’è un servizio disabili alla biglietteria; le sbarre degli ingressi non sono all’altezza giusta, il personale sugli impianti è gentile ma non molto preparato, … Sono tutte cose realizzabili, quindi se dichiari che gli impianti sono accessibili e di conseguenza inclusivi vuol dire che le hai fatte. A Colere alcuni lavori li hanno fatti, ma da lì a dire che gli impianti sono accessibili… non si riesce ad essere autonomi”.

 

E a Lizzola? “A Lizzola sono impianti vecchissimi, le seggiovie sono vecchie e con lo sit ski si rischia di scivolare giù. Bisogna tenersi allo schienale. E poi i rifugi non sono accessibili, perché ad esempio i bagni o sono al seminterrato oppure fuori con le scale e non si riesce ad andare, non esiste un modo facile per andare dal parcheggio all'inizio degli impianti”.

 

Prima di realizzare un collegamento da 70 milioni di euro (di cui 50 pubblici), conclude l’alpinista, “sarebbe già molto bello se lavorassero sull’esistente, migliorandolo. Anche perché le quote di questi comprensori, Colere e Lizzola, rischiano di essere modeste per progetti di collegamento macroscopici: con l’aumento delle temperature potrebbero di rivelarsi investimenti scarsamente lungimiranti”.

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