Verso una nuova legge per la Montagna: l'Uncem e le sfide più urgenti del rilancio delle aree montane italiane
A trent’anni dalla promulgazione della legge 97 del 1994, rimasta in gran parte inapplicata, Governo e Parlamento sono nuovamente all’opera per dotare il Paese di una legislazione efficace e moderna per le aree montane. Uncem, l'Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani, da sempre impegnata nel dialogo con le istituzioni, ribadisce l’importanza di un approccio concreto e strategico e propone alcune urgenze
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
A trent’anni dalla promulgazione della legge 97 del 1994, rimasta in gran parte inapplicata, Governo e Parlamento sono nuovamente all’opera per dotare il Paese di una legislazione efficace e moderna per le aree montane. Uncem, l'Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani, da sempre impegnata nel dialogo con le istituzioni, ribadisce l’importanza di un approccio concreto e strategico: una legge che superi gli ostacoli burocratici, con una visione inclusiva che riconosca e sostenga le specificità territoriali delle montagne italiane. In questo contesto Uncem propone alcune urgenze, non solo per la legge montagna, con l’obiettivo è quello di un’azione unitaria e sinergica, che metta in primo piano i bisogni delle comunità montane.
Una classificazione che valorizzi i comuni montani
Uno degli snodi fondamentali è la classificazione dei comuni montani, che negli ultimi anni ha visto modifiche poco coerenti e frammentarie. Uncem critica l’eccessiva complessità introdotta dalla bozza della legge, che prevede criteri e classificazioni differenti e non rispecchia le peculiarità del territorio montano. Secondo Uncem, la classificazione dovrebbe basarsi su parametri sociali ed economici, oltre che fisici, per evitare di trasformare la montanità in un privilegio e ridurre l’eccessiva frammentazione degli enti territoriali. Il mantenimento della classificazione attuale risulta per Uncem la soluzione più ragionevole in questo momento, evitando sovrapposizioni e confusioni inutili.
Riorganizzazione istituzionale e collaborazione tra comuni
Da sempre, le comunità montane hanno rappresentato un supporto fondamentale per i piccoli comuni, fornendo servizi condivisi e progetti di sviluppo economico. Tuttavia, molte regioni italiane hanno smantellato o ridotto queste istituzioni, ostacolando l’associazione tra comuni, soprattutto nelle aree appenniniche. Uncem suggerisce di prendere spunto dai modelli di governance europei, come Francia e Germania, in cui le unioni sovracomunali permettono una gestione condivisa delle risorse e una maggiore efficienza nei servizi.
In questo senso, Uncem promuove una logica di collaborazione tra comuni, da affiancare a una riforma del Testo Unico degli Enti Locali che favorisca l’associazionismo. Investire nella digitalizzazione dei processi, nella formazione del personale e nella pianificazione territoriale condivisa è un passo necessario per garantire servizi efficienti e promuovere uno sviluppo sostenibile e coordinato.
La sfida delle Regioni e la necessità di una legislazione specifica
In Italia, solo sei regioni dispongono di una legge specifica per lo sviluppo della montagna con risorse dedicate; le altre tendono a considerare queste aree come un’estensione delle politiche agricole. Uncem sottolinea l’importanza di una norma quadro statale che obblighi le regioni a impegnarsi con leggi specifiche e fondi adeguati per le aree montane. La proposta è di un coordinamento nazionale che garantisca alle regioni un’adeguata autonomia nel rispetto degli obiettivi nazionali, evitando la frammentazione normativa e incentivando la collaborazione interregionale.
Fondo per la Montagna: il sostegno economico per uno sviluppo sostenibile
Il Fondo nazionale per la Montagna, istituito nel 1994 e successivamente ridefinito, è oggi un pilastro fondamentale per il sostegno delle aree montane, con una dotazione di 200 milioni di euro a partire dal 2023. Uncem propone che questa somma sia mantenuta almeno fino al 2033, auspicando un impegno corrispondente delle regioni, per raggiungere complessivamente 500 milioni di euro annui. Questa sinergia tra Stato e Regioni può garantire investimenti solidi e duraturi, evitando che una parte dei fondi venga trattenuta a livello statale, poiché destinata a progetti locali.
Fiscalità differenziata e risorse per la digitalizzazione
Per le aree montane è essenziale una fiscalità differenziata, che permetta ai comuni di avere strumenti finanziari adeguati per far fronte ai bisogni delle comunità. Uncem suggerisce di introdurre un’imposta agevolata per le attività che promuovono la manutenzione del territorio e la sua difesa idrogeologica, oltre a incentivare il pagamento delle reti digitali da parte dei giganti del web per reinvestire i proventi in infrastrutture e servizi montani. La transizione digitale delle aree montane è una priorità, da realizzare con le risorse del Pnrr in un’ottica integrata e non puramente municipale, per ridurre il divario digitale e offrire servizi all’avanguardia anche nelle aree più remote.
Valorizzare i servizi ecosistemici e gestire le risorse idriche
Le aree montane forniscono una vasta gamma di servizi ecosistemici, dalle risorse idriche alle foreste. Per Uncem, è fondamentale che queste risorse siano valorizzate con politiche adeguate, prevedendo che una percentuale dei canoni idrici sia destinata ai comuni montani, da investire in progetti di prevenzione idrogeologica. La legge sulla Montagna deve includere un sistema di remunerazione per i territori che ospitano infrastrutture idroelettriche, incentivando le aziende concessionarie a reinvestire localmente per uno sviluppo socioeconomico sostenibile e attento alle sfide ambientali.
Contrasto all’abbandono di terreni e immobili montani
L’abbandono di terreni e immobili rappresenta un problema serio nelle aree montane italiane. Uncem propone l’eliminazione dell’obbligo notarile per la compravendita di terreni agricoli montani di piccola entità e chiede misure concrete per favorire l’associazionismo fondiario, per contrastare la parcellizzazione e migliorare la gestione del territorio. Analogamente, per evitare l’abbandono degli immobili, è necessario introdurre politiche di incentivo per il riutilizzo e il recupero delle strutture esistenti.
Green Communities per affrontare la crisi climatica e demografica
Uncem ha sottolineato l’importanza della Strategia nazionale delle Green Communities, auspicando il finanziamento di progetti che incentivino la creazione di cooperative di comunità, comunità energetiche e altre iniziative partecipative che favoriscano la resilienza delle comunità montane. Investire in processi partecipativi è cruciale per far fronte alle crisi ambientali e demografiche, garantendo un futuro vivace e sostenibile per queste comunità.
I servizi essenziali per una cittadinanza a misura di montagna
L’accesso ai servizi essenziali, come la sanità e l’istruzione, deve essere garantito in modo uniforme in tutto il territorio montano, rispettando i principi del Titolo V della Costituzione. Uncem propone l’adozione di Lep (Livelli Essenziali delle Prestazioni) specifici per le aree montane, che tengano conto dei sovracosti strutturali necessari per garantire una piena cittadinanza ai residenti.
Un nuovo modello per il rilancio delle aree montane
La nuova legge sulla Montagna, per Uncem, rappresenta un’occasione unica per rilanciare le aree montane italiane, riconoscendo e valorizzando il loro contributo alla società. Per questo si propone come un interlocutore propositivo, convinto che la collaborazione tra enti locali, regioni e Stato sia la chiave per garantire lo sviluppo delle aree montane e un futuro più equilibrato per tutto il Paese.