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Sciare tutto l'anno sui Pirenei: il progetto della pista in plastica crea malumori e dei precedenti pericolosi

Il piccolo comune di Laruns ha presentato un progetto per sopperire alla mancanza di neve e per evitare di ricorrere a nuovi impianti di innevamento artificiale: una pista da sci in plastica lunga 200 metri e larga 15 metri, in modo da accogliere i turisti lungo tutto l'anno nell'ottica di slegare il turismo locale alla sola componente invernale. Per il consigliere comunale Stéphane Trifiletti l'impresa è già in perdita: "Se non siamo riusciti a fidelizzare i clienti quando c'era la neve, pensiamo davvero di riuscirci con una pista di plastica?"

di
Michele Argenta
29 maggio | 06:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

"Se manca la neve, si sciierà sulla plastica".

Un nuovo progetto di una pista artificiale sta creando malumori tra le vallate francesi dei Pirenei.  Il piccolo comune di Laruns, poco distante da Lourdes, che ospita la stazione sciistica di Artouste, ha presentato un progetto per sopperire alla mancanza di neve e per evitare di ricorrere a nuovi impianti di innevamento artificiale: una pista da sci in plastica lunga 200 metri e larga 15 metri, in modo da accogliere i turisti lungo tutto l'anno nell'ottica di slegare il turismo locale alla sola componente invernale.

La regione della Nuova Aquitania presto voterà un finanziamento al progetto di 75.950 Euro mentre lo Stato francese potrebbe intervenire con un fondo di 220.150 Euro.

 

Le ragioni delle proteste

Non tutti, nelle vallate circostanti, sembrano entusiasti di questo nuovo progetto: la pista artificiale sorgerebbe poco distante da un sito Natura 2000, su un'area molto colpita dall'aumento delle temperature medie, come riportato da un rapporto della Corte dei Conti sulle stazioni sciistiche francesi.

I gruppi territoriali denunciano questa operazione come un classico esempio di greenwashing (una strategia di comunicazione utilizzata da imprese e politica e finalizzata a costruire un'immagine di sé ingannevolmente positiva sotto il profilo dell'impatto ambientale) e lamentano la poca trasparenza sugli effetti ambientali della degradazione della pista e dell'eventuale inquinamento delle falde da microplastiche, preoccupazione condivisa anche da alcuni ricercatori. Alcuni amministratori locali hanno chiesto uno studio di impatto ambientale che è stato negato dal governo.

Inoltre questo finanziamento definito "massiccio" di fondi pubblici potrebbe rivelarsi un precedente per altre stazioni di media montagna che potrebbero vedere la loro conversione ecologica proprio nella plastica. 

 

Le piste di Artouste con il pic du Midi d'Ossau

 

Gli altri casi di piste artificiali

Quella di Laruns non sarebbe una delle poche piste artificiali che si trovano in giro per l'Europa. Guardando il sito del principale produttore, Neveplast, si trovano piste a Stoccolma, in Romania (dove è stata costruita una pista lunga 311 metri) e in Francia, a Foux d’Allos.

I moduli di plastica che compongono la pista, come descritto nel sito dell'azienda, "non si disperdono nell’ ambiente e sono completamente rigenerabili" inoltre sopperisco alla creazione di nuovi impianti di innevamento tecnico e bacini di contenimento acque. La struttura della pista, a maglie, permette anche all'erba di crescere, limitando gli impatti al suolo. 

 

Resta sempre da chiarire come poter fare economia nelle stazioni sciistiche di media montagna guardando al capitale naturale e non legandosi ad un'offerta turistica "antropomorfa" e creata tramite l'artificializzazione del territorio. Questa sarà la vera sfida della transizione ecologica che sicuramente avrà un impatto minore anche di una pista da sci in plastica riciclabile.

Per il consigliere comunale Stéphane Trifiletti l'impresa è già in perdita: "Se non siamo riusciti a fidelizzare i clienti quando c'era la neve, pensiamo davvero di riuscirci con una pista di plastica?"

 

 

 

 

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