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Attualità

"Non potevo credere ai miei occhi: sembrava di essere nel deserto", il lago Fedaia trasformato dalla sabbia del Sahara

A distanza di oltre due settimane dall'arrivo di una massiccia nube di polvere sahariana su Alpi e Dolomiti, il lago di Fedaia si mostra ancora completamente ricoperto dalla sabbia, come si vede in una impressionante fotografia scattata nelle scorse ore dal rifugista Carlo Budel: "Sembra di essere nel deserto" 

di
Sara De Pascale
16 aprile | 20:05
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Il lago di Fedaia ricoperto di sabbia. E' questa la foto, tanto straordinaria quanto impressionate, scattata nelle scorse ore dal rifugista Carlo Budel, che nella mattinata di oggi, 16 aprile, ha infatti avuto occasione di assistere ad uno spettacolo prontamente catturato in un'immagine condivisa sui social.

 

A distanza di oltre 2 settimane, come si vede nello scatto di Budel, è ancora possibile osservare i 'residui' di quanto avvenuto a fine marzo, quando, sospinta dallo scirocco, e dopo aver invaso tutta l'Italia, una massiccia nube di polvere sahariana aveva raggiunto le Alpi e le Dolomiti.

 

Allora gli esiti del passaggio delle polveri sahariane erano state fotografate anche da Flavio Tolin, membro dell'associazione MeteoTriveneto e ideatore del progetto che ha portato all'installazione di una stazione meteo sulla cima della Regina delle Dolomiti nell'ambito di Dolomitesmeteo, a quota 3.343 metri a Punta Penia, dove il vento aveva 'incollato' la sabbia sulla neve "anche nelle zone più impensabili e con una temperatura di addirittura -6 gradi" (QUI I DETTAGLI).

 

 

Oggi il lago di Fedaia si mostra ancora completamente ricoperto di sabbia del Sahara, portata dalla massa transitata il 30 marzo: non sono state infatti registrate altre masse arrivate più di recente. 

 

Con molta probabilità, la conformazione dello specchio d'acqua, protetto dalle montagne intorno, ha fatto sì che non venisse portata via dal vento ma che rimanesse laddove si è depositata (a differenza di pendii in cui il materiale depositato era più esposto ad agenti atmosferici ndr), proprio come si evince dalla bellissima foto scattata dal gestore di Capanna Punta Penia, che a Il Dolomiti commenta: "Non potevo credere ai miei occhi: sembrava di essere nel deserto". 

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