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In difficoltà in fase di discesa, viene abbandonata in quota al buio (e senza cellulare) dai compagni, l'appello dei soccorritori: "Non lasciare mai indietro nessuno"

Una giovane abbandonata in quota al buio, senza cellulare né torcia e con ai piedi delle calzature non adeguate. Il fatto è successo sul Pasubio, e ha condotto i tecnici del Soccorso alpino a lanciare un appello più che mai necessario, soprattutto in un'epoca in cui le terre alte vengono prese d'assalto, spesso, con fin troppa leggerezza: "Non lasciare mai indietro nessuno"

di
Sara De Pascale
07 agosto | 18:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Una giovane abbandonata in quota dai compagni d'escursione al buio, senza cellulare né torcia e per giunta con ai piedi delle calzature non adeguate all'ambiente montano. Il fatto è successo sul Pasubio, ed ha condotto i tecnici del Soccorso alpino e Speleologico Veneto a condividere sui social una riflessione che abbraccia non soltanto il singolo caso in sé ma più in generale la sicurezza sulle terre alte, con la speranza che prima o poi "si impari". 

 

"Ieri notte si è concluso nel migliore dei modi un intervento che poteva avere altro esito", esordiscono i soccorritori ricostruendo l'accaduto e spiegando di essere intervenuti per recuperare una escursionista cilena rimasta sola, in montagna, in piena notte.

 

Trovatasi in difficoltà in fase di discesa, la donna aveva deciso di affrontare un percorso 'alternativo' e i due compagni l'hanno lasciata sola al buio e senza attrezzatura (cellulare compreso) proseguendo l'escursione. 

 

Le sue urla disperate, però, sono state (fortunatamente) sentite da un gruppo di scout nella notte (QUI MAGGIORI DETTAGLI DELL'ACCADUTO). "Il nostro invito più accorato è sempre quello di non lasciare mai da soli i compagni di escursione con cui partiamo - tengono a sottolineare i tecnici del Soccorso alpino dopo aver raccontato la vicenda -. Non riportiamo questo soccorso per far partire un lancio di offese, del tutto inutili e lesive, ma perché si possa imparare, anche dalle esperienze degli altri, a limitare il più possibile i rischi in montagna".

 

E proseguono: "L'intervento si è chiuso verso mezzanotte e mezza, fortunatamente nel migliore dei modi. La preghiera che rinnoviamo è di non lasciare mai da sole le persone con cui partiamo. Di rallentare il nostro passo e tararlo su quello di chi è più lento, di stare assieme ai compagni in difficoltà, di aspettare sempre gli ultimi, di assicurarci prima di partire che tutti abbiano abbigliamento, calzature e attrezzatura adeguati, ad esempio una pila o una frontale sempre nello zaino".

 

Un prezioso appello, quello lanciato dai tecnici del Soccorso alpino e Speleologico Veneto, più che mai necessario, soprattutto in un'epoca in cui le terre alte vengono prese d'assalto, spesso con fin troppa leggerezza

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