Il parlamento svizzero respinge la sentenza delle anziane per il clima. "la Convenzione dei diritti dell'uomo non contiene un diritto a un ambiente sano"
Sarebbe il primo caso dove uno Stato non rispetta una sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani creando un pericoloso precedente su quali sentenze si vogliano applicare e quali invece possano essere deliberatamente rigettate, minando lo stato di diritto. La sentenza di Strasburgo, considerata storica, è vincolante e non appellabile e potrebbe influenzare la legge in 46 Paesi europei
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Non c'è tregua per le "Anziane per il clima" svizzere, che dopo la sentenza di inizio maggio da parte della Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU), si sono viste respingere dal parlamento svizzero il giudizio di Strasburgo.
La CEDU aveva condannato la Svizzera per la mancata adozione di misure in materia climatica, riconoscendo di fatto la relazione tra difesa del clima e tutela dei diritti umani.
Mercoledì 12 giugno la la camera bassa del parlamento svizzero ha votato per ignorare la sentenza con 111 voti a favore e 72 contrari, parlando di "attivismo giudiziario inammissibile e sproporzionato".
Nel documento si evince che Berna "non vede alcuna ragione per dare ulteriore seguito alla sentenza" dato che "gli sforzi precedentemente e attualmente profusi dalla Svizzera in materia di politica climatica soddisfano i requisiti in materia di diritti umani formulati nella sentenza".
La discussione parlamentare è stata particolarmente animata. Philippe Nantermod, parlamentare dei Liberali Radicali, ha sottolineato che la Convenzione dei diritti dell'uomo non contiene un diritto a un ambiente sano, a un clima preservato e nemmeno un diritto alla salute mentre per Jean-Luc Addor, parlamentare dell'Unione Democratica di Centro, ha tuonato che "spetta al Parlamento, e infine al popolo, approvare le leggi. I giudici devono applicarle e non inventare diritti che non esistono. È una sentenza dettata da motivi politici".
Per Beat Flach, parlamentare del Partito Verde Liberale della Svizzera, "la sentenza salvaguardia i diritti dell'uomo e la Svizzera dovrebbe attuarla, verificando se questo diritto collettivo può essere migliorato. Un rifiuto sarebbe un passo indietro."
Nel momento in cui la questione climatica entra nelle stanze della politica, diventa automaticamente una questione spinosa. Sono già lontani i ricordi delle estati 2022 e 2023 quando i ghiacciai europei, anche quelli svizzeri, hanno registrato il record di fusione e le ondate di calore sono state fatali per più di 60.000 europei. Sono bastati pochi mesi (e qualche metro di neve sui passi elvetici) per far dire al parlamento che la questione climatica e ambientale riguarda la politica stessa e non i tribunali. In poche parole il parlamento svizzero si rivolge a Strasburgo dicendo: questo è un problema nostro e decidiamo noi se ignorarlo oppure no, decidendo che l'aumento delle temperatura, e i relativi impatti sulle fasce più vulnerabili della propria popolazione, non è un problema da affrontare in modo serio ora.
Non solo: in questa votazione il parlamento svizzero non riconosce il diritto umano alla salute legato alla crisi climatica e all'aumento degli eventi estremi. La sentenza delle Anziane per il clima si basava sul fatto che le donne anziane risultano già oggi particolarmente vulnerabili alle ondate di calore rispetto alle altre fasce della popolazione.
Sarebbe il primo caso dove uno Stato non rispetta una sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani creando un pericoloso precedente su quali sentenze si vogliano applicare e quali invece possano essere deliberatamente rigettate, minando lo stato di diritto. La sentenza, considerata storica, è vincolante e non appellabile e potrebbe influenzare la legge in 46 Paesi europei.
Le Anziane per il clima non mollano: se necessario si rivolgeranno anche al Consiglio d'Europa che promuove la democrazia e di proteggere i diritti umani e lo stato di diritto in Europa.