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Attualità

Gran Paradiso: riaprire la strada del Nivolet per studiare gli effetti del traffico. Mossa politicamente astuta del Parco Nazionale?

Negli ultimi due anni non è stato raggiunto un accordo tra i comuni di Ceresole Reale e Valsavarenche per l'ampliamento del progetto "A piedi tra le nuvole", di conseguenza per l’estate 2024 l’Ente Parco riaprirà la strada al traffico domenicale. Il 2024 può rivelarsi un anno favorevole per guidare le amministrazioni a prendere una decisione basata sui dati della mobilità e del turismo. Il Colle del Nivolet potrebbe diventare strada maestra per una sperimentazione analoga su larga scala

di
Michele Argenta
29 maggio | 20:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Fino al 2003, sul Colle del Nivolet la circolazione delle auto, la domenica, era libera. Poi il progetto “A piedi tra le nuvole”, coinvolgendo la Città Metropolitana di Torino e i Comuni di Ceresole Reale e Valsavarenche ha portato alla chiusura della strada durante le domeniche di luglio e agosto. Il Parco Nazionale del Gran Paradiso fu promotore di un’idea di mobilità dolce e alternativa per i passi montani, favorendo gli spostamenti in bicicletta o a piedi e insieme limitando il traffico automobilistico.

 

Negli ultimi due anni non è stato raggiunto un accordo tra i due comuni per l'ampliamento del numero di giornate coinvolte nel progetto per cui per l’estate 2024 l’Ente Parco riaprirà la strada al traffico domenicale.

 

Questa scelta, ponderata dal Parco, mira a uscire dallo stallo in cui le amministrazioni sono finite e a infondere un po' di coraggio politico. Come si legge sul sito del Parco, durante le domeniche estive “saranno effettuate misurazioni puntuali dei flussi automobilistici e dei loro impatti, sull'ambiente e sulla fauna, allo scopo di acquisire dati utili per arrivare alla definitiva regolamentazione della strada, a seguito della concertazione con gli Enti di riferimento”. 

 

Il traffico sul Colle del Nivolet, inizi anni 2000. Foto Parco Nazionale Gran Paradiso

 

Aprire un passo alpino per valutarne gli effetti negativi: anche se a qualcuno può sembrare paradossale, l'idea può servire per rilevare dei dati effettivi su come il concetto di “mobilità libera” nei Parchi Nazionali si scontri con i numeri del turismo, delle emissioni e del traffico accumulato.

 

La problematica del turismo di massa e del traffico è un argomento di grande attualità su tutto l’arco alpino. Negli ultimi anni si era discusso di chiudere parzialmente alcuni passi dolomitici, diventati parte di una carosello disneyano. All’iniziativa si opposero albergatori e impiantisti temendo un calo degli introiti e il progetto rimane ancora un sogno.

 

 

 

 

Citando il famoso articolo di Dino Buzzati dell’agosto 1952 riguardo la strada delle Tre Cime di Lavaredo, «Ricordiamoci che la natura sta diventando un’autentica ricchezza. Di tale ricchezza le Dolomiti sono una miniera prodigiosa che il mondo sempre più ci invidierà. Ma se la si sfrutta ciecamente, per la smania di pomparne i soldi, un bel giorno non ne resterà una briciola. Sono montagne delicate, basta poco a deturparle, un giorno pagheremo il conto. Un giorno, quando le Dolomiti saranno tutte un autodromo, la loro poesia andrà a farsi benedire». 

 

Le parole di Buzzati risuonano attuali anche nel Gran Paradiso e l'ammonimento rimane ancora valido dopo più di mezzo secolo: limitare la mobilità privata serve anche a preservare gli habitat e a promuovere una nuova cultura di turismo che non guarda solo al profitto immediato, ma a una sostenibilità economico-ambientale a lungo periodo.

 

Il 2024 può rivelarsi un anno favorevole per guidare le amministrazioni a prendere una decisione basata sui dati della mobilità e del turismo. Il Colle del Nivolet potrebbe diventare una strada maestra per una sperimentazione analoga su larga scala.

 

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