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Attualità

“Questo processo è lesivo per la dignità politica delle comunità alpine”: il dibattito sul Vanoi si fa senza discussione tra le parti

La modalità di "dibattito" scelta dal Ministero ha svuotato il significato della parola stessa: saranno ascoltati gli interventi dei vari portatori di interesse ma non sarà data nessuna risposta durante la serata. La politica montana difesa dai propri sindaci per portare un po’ di democrazia in un processo che fino ad oggi li ha esclusi dalle decisioni. Il proponente del progetto, il Consorzio Bonifica del Brenta grande “assente” della serata

di
Michele Argenta
10 settembre | 12:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Arrivando nello spiazzo davanti la sala parrocchiale di Canal San Bovo si viene accolti da cinque grandi lenzuoli bianchi che ripetono una sola cosa: "No diga sul Vanoi". La prima tappa in presenza del Dibattito Pubblico sul serbatoio del Vanoi sembra avere una direzione chiara per gli abitanti della valle e delle valli circostanti. La sala parrocchiale è gremita, molte persone restano in piedi e fuori è stata posizionata una cassa per permettere di seguire la discussione all'interno. Il clima è visibilmente teso.

 

Alle 20:30 spaccate cala il silenzio e inizia la serata. Ad aprire le discussione ci sono, come durante la presentazione online del progetto, l'ingegner Marco Lora (responsabile raggruppamento temporaneo dell'ingegneria che si è occupato di stilare lo studio di fattibilità), l'ingegner Gennaro Mosca ( ufficio responsabile del dibattito per il ministero infrastrutture) e un facilitatore il cui obiettivo sarà tenere i tempi e moderare la serata. Sul palco manca un rappresentante del proponente progetto, il Consorzio Bonifica del Brenta, che nonostante la presenza di un'auto rappresentativa davanti al "Bar Sport" del paese, non si è palesato e l’assenza la si sente anche nel mormorio delle persone in sala.

 

Un dibattito senza discussione

 

Prima di iniziare la serata vengono messe in chiaro le regole del gioco: non siamo ancora nella fase del progetto esecutivo e questa sera non si è qua per decidere se fare o no l'invaso che comunque verrà deciso sui tavoli della politica (sempre che la politica voglia decidere).

 

Come ricorda Mosca, "ci troviamo davanti a delle esigenze e dei valori e dobbiamo cercare di bilanciarle anche tramite proposte alternative e osservazioni critiche". Ci si ripete che il Dibattito non riguarda l'annosa questione “montagna contro pianura” anche se gli strumenti politici utilizzati dal Consorzio (pianura) sulla Valle del Vanoi (montagna) lasciano poco spazio all’immaginazione. 

 

Gli obiettivi primari del progetto sono chiari e in pochi minuti si passa ad una modalità di Dibattito che ha svuotato il significato definizione della parola stessa: saranno ascoltati gli interventi dei vari portatori di interesse ma questa sera Canal San Bovo non riceverà nessuna risposta in quanto non ci sarà la possibilità, e il tempo materiale, di rispondere ai dubbi e ai timori dei montanari. Non ci sarà nemmeno la presentazione delle alternative di progetto (quattro alternative costruttive e una “soluzione 0” che non prevede la diga in Val Cortella) poiché la presentazione è stata fatta online qualche giorno prima e tutti gli strumenti sono stati resi disponibili online. Le persone più anziane in sala si aspettavano di vedere per la prima volta una rappresentazione dell’invaso ma non saranno accontentate e dovranno farsi aiutare dai nipoti per poter vedere questo famoso sbarramento sulla Val Cortella.

 

Le osservazioni a cui verrà concessa una risposta saranno solo quelle inviate via PEC in un processo totalmente online deciso nel 2023 dal Ministero delle Infrastrutture con il nuovo Codice dei Contratti. Qualcuno chiama la serata una farsa, qualcun altro “democracy washing” (come il greenwashing ma con strumenti democratici perché l’opera non si deciderà con i cittadini). Una sola cosa è chiara: il Dibattito Pubblico così istituito limita la partecipazione cittadine e limita pesantemente il dissenso alle grandi opere che vengono decise a Venezia o a Roma e che sono state rese possibili solo con l’abbandono del presidio politico degli ultimi decenni. Quando questi strumenti repressivi vengono usati anche in casa propria ci si rende conto che forse lasciare in mano la democrazia di un Paese all’astensionismo non porta sempre buoni frutti.

L'ingresso alla sala parrocchiale di Canal San Bovo (TN)

La democrazia difesa dai sindaci di montagna

 

La discussione sul serbatoio del Vanoi, per quanto fine a se stessa, ha portato a galla il bisogno di discussione e di democrazia all’interno delle comunità montane. Gli interventi più interessanti e profondi arrivano dai tre sindaci dei comuni limitrofi: Canal San Bovo, Fonzaso e Lamon

 

Bortolo Rattin, sindaco di Canal San Bovo, ricorda come nessun studio contenuto nel DOCFAP sia stato effettuato sulle conseguenze a monte della diga dove il microclima locale sarà irreversibilmente compromesso. Si è solo considerato in modo marginale l’aumento dei volumi di vapore acqueo causati dalla presenza dell’invaso che porteranno ad un aumento delle precipitazioni e un abbassamento delle temperature medie. Rattin ricorda come “il mondo accademico afferma che ci sono molte alternative” e ricorda che la mala gestione del territorio negli ultimi secoli della pianura non può essere pagata da altri

 

Cristian Pasa, sindaco di Fonzaso e geologo, pronuncia il discorso più emotivo della serata. Una parte del documento parla specificatamente del suo comune: Fonzaso è il primo comune a valle dell'invaso nell’ipotesi di “dam break” (rottura della diga) e per questo motivo il proponente e i progettisti lo conoscono bene. “Non possiamo parlare di casualità o di ingenuità quando i comuni bellunesi e specialmente Fonzaso, che è il primo comune coinvolto, sono stati esclusi da qualsiasi discussione, anche dalla possibilità di ospitare il Dibattito stesso”. Anche Pasa non avrà nessuna risposta questa sera, forse mai. Il suo comune è destinato a vivere con la preoccupazione di avere una diga a monte mentre nei ricordi delle persone sono ancora stampate le foto in bianco e nero di un altro paese del bellunese che fu costretto ad una sorte simile. Dopo 61 anni l’arroganza politica e l’esclusione delle popolazioni di montagna dalle decisioni sono di estrema attualità, forse troppo. 

 

Infine Loris Maccagnan, giovane sindaco di Lamon, porta sul palco due questioni politiche importanti: “Il processo di progettazione è lesivo della dignità politica delle comunità alpine. Come ricordava Matterella ad Aosta pochi giorni fa, le comunità montane sono la struttura portante della democrazia nazionale”. Lesivo perché la progettazione, iniziata nel 2020, non ha mai coinvolto i sindaci dei territori interessati che hanno saputo a mezzo stampa nel 2022 la decisione di riprendere la progettazione dell’invaso del Vanoi. “Quando la democrazia si dimentica della montagna, la montagna se ne ricorda. Potremo essere feriti nella dignità politica, ma la nostra dignità verrà ricostruita nei consigli e nelle sedi in cui si potrà entrare per osteggiare questo progetto”.

 

Se il Dibattito istituzionale è sembrato una farsa per dare il “contentino” ai territori, le amministrazioni comunali hanno dimostrato che si può tornare a fare politica partecipata a livello territoriale e che la gestione del proprio territorio e delle proprie comunità deve essere sempre presidiata.

Loris Maccagnan, sindaco di Lamon, durante la serata del Dibattito

 

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