È corretto dire che le api sono una specie in via d’estinzione?
Spesso si sente dire che le api sono animali a rischio, ma è davvero così? Ne abbiamo parlato con Nicola Orempuller, studioso di imenotteri
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
In Italia, le specie di api sono più di mille. Basterebbe questo dato per capire la complessità di questo mondo affascinante. Insieme a Nicola Orempuller, studioso di imenotteri, abbiamo approfondito le molteplici sfumature dell’universo degli insetti impollinatori.
Nicola Orempuller unisce la passione per la natura alla macrofotografia. È attivo nella divulgazione scientifica e contribuisce alla sensibilizzazione sulla biodiversità anche attraverso la rete Bug's Hotel Ita, da lui fondata. La sua missione è promuovere la conoscenza e la conservazione di questi meravigliosi insetti.
Nicola, partiamo dalle basi. Quale è la definizione di ape?
Con ape, in Italia, si intendono oltre mille specie. Di queste solo una è l’ape da miele, l’Apis mellifera, la specie del genere Apis più diffusa nel mondo, la più famosa e conosciuta tra quelle che alleviamo, e l’unica che in Italia produce miele. Nei confronti di questa specie esiste anche un interesse economico diretto, c’è un indotto di persone che se ne occupa.
Qualcuna di queste specie di api è a rischio di estinzione?
Sì, alcune di loro hanno dei problemi legati al consumo di suolo, al cambiamento climatico, all’uso di pesticidi e veleni a livello agricolo, inquinamento, specie aliene in arrivo, attività umana. Per queste ragioni diversi impollinatori, così come interi ecosistemi, non stanno bene.
L’Apis mellifera è considerata una specie a rischio di estinzione?
No, non è una specie in via d’estinzione o a rischio, anzi, la sua presenza in Italia e in Europa è in aumento, ed è cresciuto anche il numero di apicoltori. Apis mellifera non è totalmente domestica, ma di sicuro sono state fatte delle selezioni a livello genetico.
Ci sono invece specie di api a rischio?
Si esistono famiglie ferali (così la scienza definisce le colonie d'api libere in natura, senza un apicoltore che le gestisce) di Apis mellifera sempre più rare e altre specie di api, diverse da Apis mellifera, realmente a rischio.
È necessario un approccio differente nei confronti del tema delle api?
Sì, in Italia la parola ape, per le persone, vuole dire solo ape da miele mentre in realtà dovrebbe iniziare a significare diversità. Su mille specie esistono api che vanno dai tre centimetri ai tre millimetri. Esiste poi una differenza tra api generaliste e api più specializzate nelle fioriture.
Quali sono gli effetti della riduzione delle api libere in natura sull’ecosistema?
È importante intanto sottolineare la varietà di forme, dimensioni, colori, e biologie delle api. Le api rappresentano un importante valore ecosistemico di biodiversità, che è fondamentale mantenere. La riduzione del numero di api comporta quindi una riduzione della biodiversità che va invece sempre tutelata.
Perché sono così importanti gli impollinatori selvatici?
Gli impollinatori selvatici sono fondamentali per le fioriture selvatiche e per il mantenimento della flora, la loro riduzione è quindi una grave perdita per l’ambiente. Siamo portati a ragionare secondo una logica utilitaristica e quindi dare valore solo alle api che producono miele, mentre dovremmo iniziare a capire che se una specie esiste al mondo è bene tutelarla a prescindere da quanto è utile alle persone in quanto fa comunque parte dell’ingranaggio dell’ecosistema. Dobbiamo superare criteri di giudizio legati solo a interessi materialisti.
Quali sono gli altri insetti impollinatori oltre le api?
Sì, le api sono l’insetto più importante tra gli impollinatori: si alimentano a base di polline e nettare e sono legate ai fiori dalla larva sino all’adulto. Allo stesso tempo esistono molti altri impollinatori, come le vespe, che sono fondamentali.
Quali sono le azioni che si possono mettere in atto per contrastare la riduzione delle api libere?
È importante intanto comprendere che ape significa varietà e biodiversità. Il primo passo è quindi la consapevolezza. Bisognerebbe poi tutelare gli ecosistemi nel loro insieme, non cercare delle specie target da salvare. È anche fondamentale informarsi e promuovere una corretta divulgazione scientifica. Inoltre, cerchiamo di portare in natura la nostra idea di ordine, pulizia e perfezione, non permettendole così di sviluppare la sua biodiversità. Anche le città andrebbero riprogettate avendo in mente questo aspetto: dovrebbero, infatti, coesistere con il mondo naturale. Un’aria più inquinata, spazi più assenti e meno fioriture sono tutti elementi che si riflettono sulle persone: anche l’umanità fa parte del mondo naturale e di questa biodiversità.
In Trentino ci sono dei progetti interessanti sulle api?
Si stanno facendo diverse ricerche. Il Muse di Trento, per esempio, ha sviluppato un bel progetto in tal senso, “BeeTrento”, che misura la qualità ambientale urbana grazie alle api e porterà nel fondovalle del territorio comunale delle arnie, per catturare campioni di polline da analizzare in modo da quantificare la presenza di agrofarmaci e metalli pesanti. Personalmente poi ho fondato Bug's hotel Ita, una rete che cerca di unire le persone intorno alla tematica delle api solitarie tramite l’utilizzo di casette per gli insetti, che rappresentano una sonda per capire quanto un ambiente sia veramente salubre. Studiare il piccolo è necessario per proteggere il grande.
Foto credits: Nicola Orempuller