Aquila Basket, la notte più bella della storia della pallacanestro trentina (VIDEO): è la Coppa Italia di capitan Toto Forray e di tutto il popolo bianconero
Il trionfo in Coppa Italia della Dolomiti Energia Trentino chiude una Final Eight per cuori forti: è la vittoria di tutti, ma di qualcuno più che di altri
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TORINO. In tanti ci speravano. Qualcuno ci credeva. Ma pochissimi forse addirittura "lo sapevano", in qualche modo. Perché il basket è uno sport impossibile da pronosticare, ma qualche volta ti sussurra una suggestione all'orecchio. La Dolomiti Energia Trentino era partita per Torino non per giocare la Coppa Italia, ma per vincerla. E alla fine, così è stato. Sarei pronto a scommettere che capitan Toto Forray, coach Paolo Galbiati, magari persino il presidente Luigi Longhi, in cuor loro, "lo sapessero".
Reggio Emilia battuta ai quarti di finale, Trieste in semi. E poi il capolavoro in finale contro l'Olimpia Milano. Nella spedizione piemontese delle Final Eight nel giro di 4 giorni si è realizzata la vittoria di tutti, quella che porta l'Aquila Basket dentro la storia del basket nazionale, se già non lo fosse stata abbastanza. La vittoria di tutti, ma di qualcuno più che di altri.
La vittoria di Toto Forray, innanzitutto.
Le lacrime di commozione che sgorgano dal volto dell'immenso capitano argentino dopo la sirena raccontano bene quanto significasse per lui questa partita e questa Coppa. Sono le lacrime di chi c'è sempre stato, negli alti e bassi della squadra anno dopo anno. Di chi dei trofei con questa maglia peraltro li aveva già vinti. Toto, arrivato a Trento nel 2011, c'era alla conquista della Serie B1, della Coppa Italia di A2, della promozione in Serie A del 2014. Tutte le coppe che fanno bella mostra di sé negli uffici di via Adalberto Libera portano la sua firma. La conquista di questa Coppa Italia lo proietta in una nuova dimensione. Che ora pensi davvero concretamente al ritiro a fine stagione? Non lo sappiamo, quel che è certo è che proverà al massimo delle sue forze a fare in modo che l'ultima partita dell'anno sia una vittoria. Chi ha capito, ha capito...
Nel capitolo Forray, due menzioni speciali: il presidente Luigi Longhi, trasfigurato a bordo campo in questi giorni di sofferenza ed estasi; e Frank Jachemet, massaggiatore, talismano, bandiera dietro le quinte. Una vita per il basket bianconero. Un pezzo di Coppa è anche loro.
La vittoria di Galbiati.
Il futurismo galbiatese finalmente al potere. Una squadra che tra rimesse "broom-broom" e sgasate a tutto campo ha dato un ritmo nuovo al basket italiano. Zang, tumb, tumb. Un ritmo tambureggiante in cui le triple e la sfrontatezza non sono tutto, ma solo una parte: poi c'è l'atletismo, la giovinezza responsabilizzata di due gemme come Quinn Ellis e Saliou Niang che altrove sarebbero rimaste nascoste sotto la sabbia per chissà quanti anni. Paolino re di coppe ormai, visto che è la sua seconda. E se quella con Torino poteva essere un caso, questa volta il dominio è entusiasmante e convincente. Insieme al coach, è la vittoria di tutto lo staff: gli assistenti Fabio Bongi e Davide Dusmet, il team manager Simone Pierich, il preparatore Matteo Tovazzi e tutti gli altri.
La vittoria di Rudy Gaddo.
Rudy Gaddo, direttore sportivo della Dolomiti Energia, è una figura di cui non si parla mai abbastanza, ma quando si fa la conta dei grandi talenti portati a Trento e che qui sono esplosi, la lista è lunghissima. Su tanti, su quasi tutti, c'è lo zampino del dirigente che era responsabile comunicazione del club bianconero e che nel giro di qualche stagione si è affermato come uno dei dirigenti più stimati di tutta la Serie A, per serietà e competenza. Cale, Lamb, Mawugbe, Zukauskas, Ford: quando un budget da 5,5 milioni di euro ne batte così uno da quasi 30, non si può che applaudire.
La vittoria di Andrea Nardelli, il direttore generale, e di tutti quelli che lavorano dietro le quinte negli uffici di Aquila Basket.
Che hanno messo le basi per creare un ecosistema vincente a 360 gradi tra eventi al palazzetto (ormai sempre soldout), attenzione alla comunità e al sociale, sviluppo del club fuori dal campo, investimenti (veri) nel settore giovanile dove Marco Crespi e i suoi stanno già "costruendo" i Quinn Ellis e i Saliou Niang di domani e di dopodomani. Una squadra, quella degli uffici di via Adalberto Libera alle Albere, che giorno dopo giorno lavora con passione, entusiasmo e voglia di inventare nuove strade e nuove soluzioni. Una squadra che meritava una serata come questa.