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"I FaBER? Risposta debole ad un disagio giovanile dilagante". Bommassar: "Insegnanti formati con 27 ore di corso? Valorizziamo gli psicologi scolastici"

Roberta Bommassar, presidente dell'Ordine degli Psicologi della provincia di Trento, non va per il sottile commentando le ultime novità annunciate dall'assessora Francesca Gerosa e l'istituzione della figura del docente “Facilitatore del Benessere Emotivo e Relazionale” (FaBER): "Siamo sorpresi e arrabbiati: non si può pensare di affrontare un problema serio e complesso come il disagio psicologico giovanile con una soluzione che sembra più una toppa che una vera proposta"

Di Marcello Oberosler - 25 novembre 2024 - 05:01

TRENTO. “Sono sorpresa. Stupita. E, lo ammetto, anche un po’ sconsolata”. Sono parole cariche di delusione e di rabbia, quelle che sceglie Roberta Bommassar, presidente dell’Ordine degli Psicologi della Provincia di Trento.

 

Per capire da dove nasce questo stato d’animo occorre fare un piccolo passo indietro: venerdì pomeriggio la giunta provinciale ha annunciato, in conferenza stampa, di aver approvato l'istituzione della figura del docente “Facilitatore del Benessere Emotivo e Relazionale” (FaBER).

 

Questa figura, in prospettiva presente in ogni istituzione scolastica, a partire dall’anno scolastico 2025-26 “promuoverà il benessere emotivo e relazionale degli studenti, favorendo resilienza, apprendimento e relazioni positive”.

 

Parole dell’assessora e vicepresidente della Pat Francesca Gerosa, che nell’occasione ha anche illustrato come la formazione di queste figure sarà curata dall’Iprase tramite appositi corsi specifici.

 

Figure, questi FaBER, che - diciamolo subito - non solo non convincono Bommassar per forma e sostanza; ma che sembrano pure cancellare con un colpo di spugna mesi di incontri al Tavolo di lavoro tra Ordine degli Psicologi, Apss e Dipartimento Istruzione e Cultura provinciale. Andiamo con ordine.

 

“Non si può pensare – racconta Bommassar a Il Dolomiti – di affrontare un problema serio e complesso come il disagio psicologico giovanile con una soluzione che sembra più una toppa che una vera proposta. Si pensa che le competenze di un professionista nel campo della salute mentale e dell’intelligenza emotiva possano essere acquisite in 27 ore di corso? È con questa superficialità che si considera una professione che richiede anni di studio e formazione continua? Tengo a sottolineare che non è una critica alla figura del FaBER in sé, ma all’idea sottesa che sia sufficiente a rispondere ai bisogni dei ragazzi. Per come è presentata il FaBER è lasciato solo ad affrontare un tema delicatissimo”.

 

Dottoressa Bommassar, ci aiuti a fare chiarezza: cosa non la convince di questi FaBER?
“Come Ordine degli Psicologi abbiamo lavorato per mesi a stretto contatto con il Dipartimento provinciale Istruzione e Cultura e l’Apss, un tavolo di lavoro tra professionisti e funzionari pubblici culminato con un convegno andato in scena nell'ottobre 2023 in cui abbiamo discusso di ruolo, competenze e collocazione degli psicologi nel sistema scolastico. Ma, a quanto pare, sembra che questo lavoro non sia arrivato all’attenzione dell’assessora Gerosa, visto che le scelte dell’amministrazione vanno in una direzione completamente differente. E hanno deciso senza interpellarci”.

 

Allarghiamo lo sguardo: negli istituti trentini mancano psicologi scolastici?
“Bella domanda. Pensi che in Trentino non esiste un database che indica quali scuole si avvalgono degli psicologi scolastici, abbiamo chiesto che venga fatto questo lavoro ma finirà non abbiamo avuto nessuna notizia . Insomma, non c’è certezza nemmeno sul numero di psicologi attivi nelle scuole, il che tutto sommato dà l’idea di quanto venga trascurato e sottovalutato questo tema. Si procede in ordine sparso, ogni scuola si organizza autonomamente, secondo la sensibilità del dirigente scolastico, e si va da psicologi che lavorano poche ore all’anno a chi ne accumula fino a 1.000. Noi cerchiamo per quanto possibile di fare dei sondaggi e tenere un quadro della situazione aggiornato, ma è tutto sregolato, non ci sono criteri oggettivi per la scelta del professionista; spesso insomma tutto si riduce a conoscenze personali. Diciamolo, in Trentino su questo tema siamo davvero molto indietro”.

 

Intorno a noi ci sono esempi virtuosi da cui poter prendere spunto?
“Sì, una regione su tutte, l’Emilia Romagna. Dove hanno messo in campo quello che anche noi riteniamo fondamentale: è stato cioè attivato un vero servizio di psicologia scolastica, con professionisti che lavorano in rete, confrontandosi tra loro. Collaborano attivamente con insegnanti e famiglie, diventando uno snodo cruciale e un punto di riferimento, non solo e non tanto per affrontare situazioni complesse, ma per prevenirle. Qui invece spesso si finisce per confondere lo psicologo scolastico con un semplice consulente di emergenza relegato in uno stanzino dell’istituto, i ‘famosi’ sportelli psicologici”.

 

Insomma, si è un po’ persa di vista la funzione intrinseca dello psicologo scolastico.
“Sì, assolutamente. Non si tratta di fare ‘terapia’ ai ragazzi, ma di prevenire il disagio e intervenire precocemente. Lo psicologo scolastico dovrebbe essere un servizio di primo livello di supporto. Come dicevo, dovrebbe lavorare trasversalmente, fare cose un lavoro di rete: supportare gli insegnanti nella gestione delle classi, aiutare le famiglie a comprendere e affrontare situazioni difficili; e individuare precocemente segnali di disagio per orientarli, quando necessario, verso servizi specialistici”

 

Eppure per questi FaBER, e anche ad onor del vero per gli sportelli psicologici, la Provincia ha stanziato risorse significative.
“Per gli sportelli sono stati destinati 350 mila euro. L’equivalente di 5 euro all’anno per studente. È questo l’investimento che la nostra Provincia ha intenzione di fare per il benessere e la salute mentale dei nostri ragazzi? Un investimento ampiamente insufficiente, a maggior ragione in un contesto a dir poco drammatico”.

 

Quello legato all’aumento del disagio giovanile.
“Siamo nel mezzo di una vera e propria tempesta del disagio giovanile, con tassi di autolesionismo e suicidi in crescita anche sul nostro territorio, del 100-150% ogni anno. Insomma, i nostri ragazzi stanno male, e si trovano a fare i conti con un mondo che della loro salute mentale, senza mezzi termini, se ne frega. I giovani chiedono a gran voce di essere ascoltati: lo psicologo scolastico per loro non è un lusso, ma una necessità. Sostenere che non ce ne sia bisogno, o che quella funzione possa essere ricoperta da insegnanti formati, lo ripeto, da un corso di 27 ore è irresponsabile. Se fosse una scelta obbligata per mancanza dei fondi, ancora ancora potrei capire; così, francamente, no. Anzi, dirò di più”.

 

Prego.
“Quelle 27 ore di corso dovrebbero renderle obbligatorie per tutti gli insegnanti. Darebbero la competenza minima, sottolineo minima, per permettere loro di assolvere al loro compito: trasmettere conoscenze e sapere attraverso la relazione umana con gli studenti. Ma non si pensi che quei corsi possano formare i sostituti di figure professionali qualificate: il benessere psicologico e sociale dei nostri giovani merita di più”.

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