"La Polonia si è rifugiata nella Nato altrimenti ci sarebbe la guerra, l'Ucraina combatte al nostro posto", il Nobel per la pace Lech Walesa a Trento
Il premio Nobel per la pace Lech Walesa a Trento: "La Russia va aiutata perché possa costituire un diverso sistema politico, non con i carri armati, con i missili, ma con la persuasione ma la resa dell'Ucraina non è una soluzione". L'ex presidente polacco ha parlato anche dell'attuale politica, dell'Europa e del dualismo comunismo-capitalismo
TRENTO. "I polacchi si sono rifugiati nella Nato e nell'Unione europea, se non fossimo lì la guerra sarebbe anche in Polonia". L'intervento a Trento di Lech Walesa. "L’Ucraina affronta questa guerra al posto nostro e noi la sosteniamo al massimo e vogliamo una volta per tutte mettere a posto la Russia".
E' stato un tema centrale, quello della guerra, affrontato da Walesa, il quale sulla camicia porta la parola “Konstytucja” (Costituzione), il simbolo di Solidarność, un’icona della Madonna di Czestochowa, e una spilla con i colori della bandiera dell’Ucraina.
“L’Ucraina affronta la guerra in qualche modo al posto nostro” e sulla Russia. "Dobbiamo aiutarla perché possa costituire un diverso sistema politico, non con i carri armati o con i missili, ma con la persuasione. L’unica possibilità di pace è che i russi cambino il loro sistema politico e questo non si ottiene con le armi. Ma anche la resa di Kyiv non sarebbe una soluzione".
L'ex presidente polacco, premio Nobel per la pace nel 1983, è stato ospite del Festival dell'economia di Trento nell'incontro "Solidarietà e valori nel XXI secolo". La pace si costruisce attraverso l'abolizione delle vecchie divisioni, blocchi e contrapposizioni, però serve "riorganizzare l'Europa, tutto il negativo è dovuto al fatto che manca una coordinazione unitaria. Nulla si fa da solo, ci vuole qualcuno che ispiri e guidi, quindi è importante avere un’influenza come corpo elettorale sulla politica perché le tendenze nazionali stanno prendendo la mano in molti Paesi".
Si è parlato di Solidarność che "ha contribuito alla caduta dell’Unione Sovietica e all’annullamento del patto di Varsavia, all’unione delle due Germanie. La nostra intenzione era abolire le divisioni che nel mondo erano numerose come non mai. Si trattava però solo di un primo capitolo del nostro operato”.
Il premio Nobel, partendo dalla storia della Polonia che lui ha vissuto, combattendo sia il comunismo che il fascismo, ha infatti esortato Paesi come Francia, Germania e anche l’Italia, a costituirsi come guida in Europa, non adagiandosi sul fatto che ormai la democrazia sia un qualcosa di scontato.
Dopo il dualismo comunismo-capitalismo che ha contraddistinto una parte del XX secolo, oggi è il momento di tracciare una nuova strada del capitalismo che deve correggere le sue storture.
"Il comunismo sulla carta è migliore e per questo tanti giovani restano affascinati ma devono stare attenti perché in ogni tentativo fatto ha fallito. Il capitalismo vince però con dei trucchi. E' stato descritto come una corsa di topi. Per questo, il nuovo capitalismo dovrebbe lasciare il mercato libero e correggere tutto il resto perché tutti devono vivere, anche chi è disoccupato".
In questo quadro, per Walesa la soluzione si rintraccia nell’allargare la visione: "Se capiamo che il nostro interesse è continentale o addirittura globale la nostra visione cambia". Sono tre le domande a cui rispondere. "Quale fondamento deve essere il collante tra noi in Europa? Quale sistema economico? Come affrontare il populismo? Serve chiarezza anche da parte dei partiti perché oggi ci sono partiti di sinistra che hanno programmi di destra e viceversa. Chi se la cava sempre sono i partiti di ispirazione cristiana ma dentro questi partiti non c'è neanche un cristiano". Il Nobel ha criticato i populismi, spiegando di non prendere esempio dalla Polonia. "Pensate bene prima di mettere il voto sulla scheda".