A Trento il Nobel per la pace Yunus: "La tecnologia è come una lampada di Aladino". E sulla crisi climatica: "Dobbiamo diventare persone a zero emissioni"
Padre nobile del microcredito moderno, senior advisor delle Nazioni Unite, fondatore della Grameen Bank e consigliere del Comitato olimpico di Parigi 2024, l’economista Muhammad Yunus non si è sottratto al confronto sui grandi temi del nostro tempo, come la guerra in Ucraina, la pandemia e il cambiamento climatico
TRENTO. "Sono un inguaribile ottimista, perciò ho fiducia e penso che nulla sia davvero impossibile per l’umanità". A dirlo Muhammad Yunus. Il premio Nobel per la pace è stato applaudito nell'incontro del Festival dell'economia. "La nostra casa comune, il pianeta, brucia e noi anziché trovare soluzioni al problema, organizziamo feste. E' come se avessimo cucito un vestito bellissimo per nostra figlia, la Terra, quando aveva cinque anni, e poi la costringessimo a indossarlo anche a ventuno, senza renderci conto che lei è cambiata, che la situazione è cambiata".
Padre nobile del microcredito moderno, senior advisor delle Nazioni Unite, fondatore della Grameen Bank e consigliere del Comitato olimpico di Parigi 2024, l’economista bengalese non si è sottratto al confronto sui grandi temi del nostro tempo, come la guerra in Ucraina, la pandemia e il cambiamento climatico. Anzi, ha proposto ai tanti giovani presenti in Sala Depero una ricetta antica e sempre nuova per affrontare le sfide che ci aspettano: condividere e prendersi cura, senza dimenticare che a governare le nuove tecnologie devono essere i valori umani della solidarietà e della sostenibilità.
"La vostra è una generazione fortunata, perché ha un super potere che quelle precedenti non avevano: la tecnologia. La tecnologia – le parole Yunus – è come una lampada di Aladino nelle vostre mani. A voi tocca la responsabilità di decidere come usare quel potere per cambiare il vostro intorno".
La discussione si è poi spostata sulla necessità di trovare nuovi modi per rispondere alle sfide del cambiamento climatico. L’invito è quindi a trasformarci in “persone a zero emissioni” e fare propri i valori caratteristici dei social business: risolvere i problemi, condividere e prendersi cura degli altri, evitando le strade già battute perché porteranno inevitabilmente alle vecchie conclusioni.
Alcuni esempi pratici? Dotare un distretto rurale di sistemi per il filtraggio dell’acqua o trasformare le signore più povere di una comunità non servita dalla linea telefonica in “telephone lady”, dotarle di un telefono che poi potranno prestare a tutti gli altri membri del villaggio, ricavando un piccolo compenso che le aiuterà ad andare avanti. Una iniziativa, questa, effettivamente realizzata da Yunus tramite la sua “GrameenPhone”. Tra le provocazioni lanciate dal Premio Nobel anche quella secondo cui “il lavoro dipendente uccide la creatività”, intesa come la necessità di educare i più piccoli alla possibilità di aprire un proprio business.
L’ultima riflessione, infine, sullo sport: "Non tutti in Bangladesh sanno dove sono il Brasile o l’Argentina sulla cartina, eppure in ogni villaggio ci sono le bandiere di queste squadre di calcio. Le persone magari non hanno da mangiare, eppure trovano il modo di cucire una bandiera per festeggiare queste squadre o, quando perdono, le piangono come fossero parenti. La sfida è canalizzare le emozioni date dello sport in modo positivo e propositivo".
Nel suo ruolo di consigliere del Comitato olimpico di Parigi 2024, Yunus ha lanciato una sfida in tal senso. La proposta, già in parte attuata durante le Olimpiadi invernali del 2018 in Corea, consiste nel trasformare, a giochi finiti, i villaggi olimpici dismessi in alloggi abitativi per persone senza tetto o famiglie a basso reddito, per rispondere al problema dell’emergenza abitativa.