Una tomba per Mariasilvia Spolato, attivista Lgbt e prima donna italiana a dichiararsi lesbica. Fiumefreddo: “Avere una degna sepoltura è un diritto umano”
Mariasilvia Spolato è morta a Bolzano nel 2018, dopo una vita di marginalità e in strada a causa del suo attivismo per i diritti per le persone omosessuali negli anni settanta. Centaurus ha ricevuto una donazione anonima per realizzare la sua tomba
BOLZANO. “Mariasilvia Spolato ha finalmente la dignità di una tomba marmorea al cimitero di Bolzano. Siamo felici di esser riusciti e riuscite come Centaurus a realizzare questo obiettivo. La dignità nella sepoltura è un diritto. E ci rende più umani. Grazie alla persona (che non conosciamo) che ha permesso questo risultato. Vi aspettiamo in primavera per un rito laico”. Con questo post su Facebook l’associazione Centaurus Arcigay Alto Adige, che si batte per i diritti delle persone Lgbtqia+, ha annunciato che la tomba di Mariasilvia Spolato al cimitero di Bolzano, è stata finalmente realizzata, grazie alla donazione di un anonimo e che ha voluto coprire tutti i costi.
Con questa iniziativa non si è voluto solo ridare dignità a una donna che era stata cancellata dalla memoria, anche degli attivisti stessi, ma soprattutto far riaffiorare il suo ricordo. Intorno al 17 maggio, Giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia, si terrà un rito laico per commemorarla, “perché anche avere una degna sepoltura è un diritto umano”.
Incisa nel marmo è visibile un verso di Simone Weil, “nessuno ha amore più grande di colui che sa rispettare la libertà dell’altro”, con cui si è voluto esprimere l’omaggio all’attivista femminista, lesbica attiva nel fronte di liberazione omosessuale, morta nel 2018 a Bolzano.
“La vita di Mariasilvia non è solo una vita simbolica ma anche materiale – ha dichiarato la presidente di Centaurus Arianna Miriam Fiumefreddo – dietro a questa dimensione simbolica ci sono le vite materiali di queste persone che perdono tutto, marginalizzate e fragili in quanto tali”.
Marginalizzazione e povertà sono alcuni degli aspetti difficili che hanno caratterizzato il percorso di questa donna. Spolato nacque a Padova nel 1935, città dove conseguì la sua laurea in scienze matematiche. Per lavoro si trasferì a Milano e successivamente a Roma, intorno agli anni settanta, quando iniziò il suo impegno come attivista.
La pubblicazione dei suoi libri e del suo pensiero, e la dichiarazione della sua omosessualità (fu la prima donna in Italia) la portarono a perdere il lavoro e a essere allontanata dalla sua famiglia.
“Al corteo dell’8 marzo per la ‘Giornata internazionale della donna’, lei mostrò un cartello dove faceva riferimento alla propria sessualità – racconta la presidente – da quel momento lei perse il lavoro e i contatti con la famiglia. Iniziò a fare una vita in strada prima in una macchina, poi iniziò a dormire in treno, facendosi un abbonamento per il notturno per dormire in un posto al caldo. La vita in strada ti segna, soprattutto se sei una donna”. È in questa occasione che probabilmente arrivò a Bolzano, “per strategia di sopravvivenza”.
La sua storia di attivista “è sparita per molti anni – prosegue – ma è stata recuperata attraverso la ripubblicazione di alcune sue opere. Nella sua vita da clochard è stata dimenticata. Noi sapevamo che era a Bolzano, dove era conosciuta, anche se pochi sapevano chi fosse realmente”. Per chi l’ha conosciuta, era “una donna molto colta e riservata che viaggiava sempre con tanti libri – racconta Fiumefreddo – ma alla fine della sua vita si era ritirata, passando gli ultimi anni nella casa di riposo Villa Armonia. Non era solo un’attivista, oltre ad aver combattuto ha prodotto del pensiero con molte pubblicazioni”.
Compaiono poi degli articoli su di lei e sulla sua attività, riaffiora la memoria: “Abbiamo voluto avviare un’opera di recupero della memoria collettiva – spiega la presidente – e noi come Centaurus ci siamo interrogati anche su come costruire servizi concreti per aiutare le persone emarginate. Dobbiamo assumerci questa responsabilità, non possiamo sottrarcene”.
Alla fine della manifestazione per l’affossamento del ddl Zan, Centaurus ha lanciato un appello per la raccolta fondi per la realizzazione della tomba: “Dopo pochi giorni in forma completamente anonima una persona singola ha pagato tutti i costi”, ricorda Fiumefreddo.
Al cimitero di Bolzano la sua tomba era soltanto un cumulo di terra con una croce. “La sua sepoltura non è stata immediata – prosegue la presidente – è stato complicato. La scelta del marmo e dell’epigrafe è avvenuta grazie a una delle nostre attiviste Sara Degli Agostini, che ha avuto un rapporto diretto con Mariasilvia, andandola anche a trovare”. Purtroppo una storia ancora attuale: “Non è una cosa antica – conclude Fiumefreddo – ma esiste ancora molta discriminazione e marginalità, infatti non abbiamo ancora una legge contro l’omolesbobitransfobia”.