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Thomas Tuchel dal Chelsea a Trento, dal Pallone d'Oro a Jorginho all'amore per Lukaku (con scuse ai tifosi interisti): ''Ecco come sono diventato campione d'Europa''

Il mister dei Blues ha spiegato che non saper spiegare la sua vittoria forse fa proprio parte della spiegazione e su come è diventato allenatore ha detto: ''Da bambino sognavo di essere un giocatore bravissimo e di vivere la vita di una star, così non è stato. Tifavo Borussia Mönchengladbach e giocavo come se fossi uno di loro, in giardino. Quando guardavo le partite, avrei voluto essere come Lothar Matthäus. Non ho avuto altra scelta che imparare il mestiere da allenatore''

Di Federico Holneider - 09 ottobre 2021 - 17:12

TRENTO. Thomas Tuchel, campione d'Europa in carica con il Chelsea, e già allenatore del Psg, ha raccontato la sua vita da coach a 360 gradi. Al Festival dello Sport, tra un tentativo e l’altro di convincerlo a venire ad allenare in Italia a suon di spritz, un piatto di uno chef stellato e un modellino della Ferrari in regalo, l’allenatore dei Blues ha raccontato i segreti dell'uomo che è riuscito a salire sul tetto d’Europa.

 

“Forse è difficile anche per me spiegare come vincere la Champions - spiega Tuchel -  e forse fa parte della spiegazione non saperlo spiegare. Sin dal primo giorno quando sono arrivato al Chelsea ho avvertito un sostegno enorme, è stato un anno straordinario”. Sulle difficoltà riscontrate al Psg racconta che “non dobbiamo sottovalutare nel gioco del calcio la quota fortuna. Un solo goal, un'espulsione, i dettagli possono decidere le partite e addirittura delle competizioni. I margini sono molto piccoli tra le squadre. Come allenatore si cerca di vincere ogni partita, bisogna essere concentrati sul processo quotidiano giorno dopo giorno”.

 

Conte, Mou o Klopp?Jurgen è tedesco e quindi c’è qualcosa di simile nella nostra carriera anche se non ci conosciamo molto bene personalmente, è un po’ surreale che abbiate affiancato il mio nome a lui. Mi è sempre piaciuto il calcio ma non riesco quasi a immaginare di essere vicino a queste persone. È un dono che ho ricevuto, non mi sento a mio agio a confrontarmi con questi nomi”. Sul passato da giocatore racconta che “ho sognato di essere un giocatore bravissimo e di vivere la vita di una star, così non è stato. Tifavo Borussia Mönchengladbach e giocavo come se fossi uno di loro in giardino. Quando guardavo le partite, avrei voluto essere come Lothar Matthäus. Non ho avuto altra scelta che imparare il mestiere da allenatore senza conoscere la vita da calciatore professionista, e ho cercato di trarre il massimo dalla mia esperienza”.

 

I discorsi prepartita? “L’approccio alla squadra è molto naturale. Nel mio essere esigente credo di essere diretto e onesto. Le aspettative devono essere esplicitate, mi piace il contatto fisico con i giocatori, come per esempio con i sudamericani, bisogna essere amichevoli senza essere amici però”. La sconfitta contro la Juventus? “A volte ci si aspetta una cosa e non è sempre cosi. Abbiamo sbagliato l’approccio per mancanza di concentrazione e abbiamo lasciato che si credessero più forti, abbiamo fatto bene ma non abbiamo fatto abbastanza. Io da allenatore so che il risultato deve essere messo nel contesto. Accettiamo la qualità e la storia della Juventus, per cui riserviamo rispetto assoluto”.

 

Sul possibile pallone d’oro a Jorginho commenta: “Sai cosa mi fa se dico di no ora (ride, ndr)? Non lo direi mai, è uno di quelli che merita di vincerlo, è un giocatore intelligentissimo e ha una grande visione del calcio, gli piace il gioco. Per me non è importante la lista dei candidati, questi premi individuali per me nel calcio non hanno tutto questo significato, anche se i giocatori li sognano, ma è difficile confrontare giocatori di ruoli diversi. Per questo è impossibile fare un confronto reale e giudicare chi è oggettivamente il migliore”.

 

Futuro in Italia? “Sono felicissimo di essere dove sono adesso, non posso desiderare di più. Ricordo le grandi squadre italiane, come i giocatori che giocavano nell’Inter, e noi tedeschi passiamo tante vacanze in Italia. È un paese in cui il calcio è importante e in cui è bellissimo lavorare immagino, siete molto tattici e andate in fondo nei dettagli e sarebbe bellissimo provare questa atmosfera. Creare un Festival dello Sport cosi - aggiunge - dimostra quanto ci tenete allo sport”.

 

Sull’arrivo di Lukaku, strappato all’Inter in estate: “Mi spiace per i tifosi interisti, ma come tutti cerchiamo di migliorare la nostra formazione e abbiamo individuato un certo profilo che potesse esserci utile. Quando abbiamo avuto la possibilità di prenderlo è stato incredibile perché lui aveva detto che era contento dell’Inter e di Conte, ma poi tornare e concludere la carriera nella stessa squadra in cui ha giocato da giovane l’ha convinto. Sapevamo che era una persona straordinaria, siamo stati fortunati”. E poi, fuori dalla conferenza, una risposta l'ha riservata a il Dolomiti rispetto all'attacco di Conte sull'utilizzo di Lukaku contro la Juventus (QUI LA VIDEO RISPOSTA). 

 

Dell’Italia di Mancini? “Mi piace tutto, da subito ho capito che sarebbe stata una delle squadre favorite. Ho visto una squadra di altissima qualità e tatticamente ben messa, cosa non ovvia perché le nazionali si radunano poche volte. Guardo le partite più da tifoso che da allenatore ma devo dire che la nazionale italiana ha catturato la mia attenzione. La vittoria è stata meritatissima, è stato uno sforzo di squadra”. Sul tema superlega e mondiale biennale preferisce non entrare: “Forse sono ignorante o romantico ma sono argomenti che non catturano più di tanto la mia attenzione. Queste cose le sanno le persone direttamente coinvolte, non ho molte informazioni e non voglio dedicare energie mentali per commentare, non mi sono fatto un punto di vista ancora”.

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