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Cippi della Grande Guerra, trovato un erede dei 5 soldati di Ala, si cercano gli altri 4. Il Commissario per i caduti: “Coinvolti anche i carabinieri”

Dopo il ritrovamento di 5 lapidi della Grande Guerra in un orto di Pilcante, è partita una grande ricerca per trovare gli eredi di quei soldati caduti sul fronte trentino. Identificati dal Commissariato generale per le onoranze ai caduti, per 4 di loro non è stato ancora possibile scovare dei discendenti. Il generale Gualtiero De Cicco: “Attivata la ricerca. Abbiamo coinvolto i Comuni di nascita e i carabinieri”

Di Davide Leveghi - 13 marzo 2021 - 18:28

PILCANTE DI ALA. “Una volta venuti a conoscenza della vicenda, la Direzione storico statistica ha identificato i soldati dei cippi, attivando poi le ricerche dei discendenti e coinvolgendo direttamente i Comuni di nascita e i comandi territoriali dell'Arma dei carabinieri”. Prosegue sottotraccia la ricerca degli eredi dei cinque soldati della Grande Guerra sepolti nel cimitero di Ala e poi traslati nel Sacrario di Castel Dante di Rovereto.

 

La vicenda delle lapidi che riportano i loro nomi, fatta emergere da un nostro articolo e ben presto salita agli onori della cronaca nazionale, ha infatti portato il Ministero della Difesa a rivolgersi direttamente al nostro giornale, svelando il destino di cinque storie personali concluse nella tragedia del primo conflitto mondiale che insanguinò il principio del '900. Trovate nell'orto della casa di famiglia, a Pilcante di Ala, da Renato Vicentini, queste steli funerarie hanno dato il la ad una straordinaria ricerca per risalire alla vera identità di quei soldati.

 

Storpiati e sbagliati, i loro nomi dovevano infatti essere sottoposti ad un lavoro di archeologia. Un'opera che scavasse tra gli archivi e grattasse via quelle sedimentazioni di errori che caratterizzano l'ostica identificazione dei caduti in una guerra conclusa oltre un secolo fa. Trascritti da un registro all'altro, le identità hanno subito una trasformazione, accumulando errori e deformazioni – dovute alle grafie, alle variazioni dialettali, a scambi di vocali e così via – e consegnandosi così a noi in una forma diversa da quella originale.

 

E come un “telefono senza fili”, in fondo quei nomi sono diventati altro: Brigli invece che Brighi, De Blasi al posto di Di Blasi, Guzzoni e non Guzzon, Fassarin e non Passarin. E ancora, il soldato Bonini Aurelio era diventato Bonini Eurelio. Anche le date, nondimeno, avevano subito degli errori di trascrizione. E così quei dati riemersi dalla terra, scolpiti su dei cippi temporanei utilizzati nel cimitero civile di Ala e poi gettati dopo l'esumazione e la traslazione dei resti al Sacrario di Rovereto, necessitavano d'essere setacciati per eliminare le impurità.

 

“Dalla terra” è emersa la prima storia personale, quella del caporale Domenico Guzzon, effettivo al 208º reggimento fanteria deceduto e deceduto per le ferite riportate in combattimento il 3 giungo 1916, nell'ospedale da campo numero 029. A pochi giorni dall'uscita dei primi articoli, in cui assieme a Vicentini ci appellavamo ai lettori affinché ci aiutassero a trovare gli eredi, ci scriveva infatti Marco Capra, bisnipote del Guzzon. Per diversi anni aveva cercato di trovare il parente, e dopo un carteggio con il Commissariato era riuscito finalmente ad ottenere le risposte. Il suo avo era morto ad Ala, sul fronte trentino-tirolese, in concomitanza con la battaglia degli Altipiani.

 

Nel solo 2020 abbiamo ricevuto 1400 richieste da parte di familiari di caduti, a dimostrazione di un rinnovato interesse per la Grande Guerra – racconta il Commissario generale per le onoranze ai caduti Gualtiero Mario De Cicco – un interesse stimolato certamente dalle celebrazioni del centenario. Ma si tratta di un numero consolidato. A circa 1300 richieste del 2020 abbiamo dato riscontro, nonostante ognuna presenti un grado di difficoltà diverso, così come la vicenda umana, familiare e personale collegata alla singola domanda”.

 

Ma chi sono e da dove partono queste richieste? “In molti casi sono i pronipoti che cercano informazioni e laddove siamo in grado di aiutarli lo facciamo – continua il generale – più che dai cippi, poco trovati negli ultimi anni, le richieste partono da ritrovamenti di piastrine o placche”.

 

Tuttavia la ricerca, come dimostrato (fino ad ora) nel caso degli eredi degli altri quattro soldati di Ala, può anche concludersi nel nulla. “Molti soldati erano giovani, magari senza moglie e quindi senza eredi. O magari nel tempo nel famiglie si sono estinte – spiega De Cicco – il lavoro nondimeno è complesso e la ricerca parte dai Comuni di nascita, appoggiandosi sulla capillarità dell'Arma dei carabinieri. Il loro apporto è di fatto determinante. Si parte dai Comuni di nascita, direttamente coinvolti, poi sono i comandi territoriali a svolgere una ricerca degli eredi”.

 

“Così abbiamo fatto per i quattro soldati, escluso Guzzon, per cui si presenta anche la difficoltà del lasso di tempo trascorso dalla morte – continua – attivato tutto, ci siamo rivolti ai carabinieri di Marostica per il soldato Passarin, a quelli di Castelvetrano, provincia di Trapani, per Di Blasi, a Milano per Bonini e a Cesenatico per Brighi”.

 

Ma cosa è avvenuto una volta messa in moto questa “macchina”? Mentre per Domenico Guzzon, nato a Rottanova di Caverzere, nel Veneziano, il 21 aprile 1886, abbiamo avuto notizie dai discendenti, diversa è la questione per gli altri. Per il soldato Francesco Passarin, nato a Marostica il 25 agosto 1886, è stata interessata la stazione dei carabinieri della città del Vicentino. L'accertamento svolto all'Ufficio anagrafe non ha però dato alcun risultato e nel Comune non risultano dei congiunti residenti.

 

Nessuna risposta è ancora arrivata, invece, per il caporale Girolamo Di Blasi, nato a Castelvetrano, in provincia di Trapani, il 18 aprile 1894 e per il soldato Aurelio Bonini, nato a Milano il 22 marzo 1879. Nel caso del caporale Domenico Brighi, nato a Cesenatico, in provincia di Forlì-Cesena, il 25 novembre 1894, è stata interessata la stazione locale dell'Arma, che ha comunicato l'assenza nella propria giurisdizione di congiunti del caduto. Gli stessi, in questo caso, risultano emigrati nel Comune di Cesena. Interrogati sulla questione, i colleghi del centro cesenate hanno comunicato che nella loro giurisdizione non risulta alcun congiunto lì residente.

 

Il percorso che porta allo scovare gli eredi diventa dunque tortuoso e non è escluso che si concluda in un vicolo cieco. Questo dimostra, ancora una volta, quanto enorme sia stata la tragedia della Grande Guerra e quante vite abbia spezzato. Nondimeno, il Commissariato generale per le onoranze ai caduti, “ente interforze e interministeriale alle dirette dipendenze del Ministero della Difesa”, cerca di dare risposta a tutti coloro che vogliono sapere qualcosa in più sui cari caduti nei vari fronti di guerra.

 

“Il Commissariato è stato istituito nel 1919 al fine di sistemare i circa 550mila caduti della Grande Guerra. Affidato al generali Armando Diaz, il 'Duca della Vittoria', a dimostrazione dell'importanza e della sensibilità che si intendeva attribuire all'ente, ha poi con il tempo acquisito ulteriori compiti, estendendo le sue responsabilità a tutti i caduti, dalle guerre pre-unitarie fino alle più recenti missioni di pace”, spiega De Cicco.

 

“La sua attività, ad ora, si basa su tre pilastri – continua il generale - la ricerca, l'individuazione, il riconoscimento, l'esumazione, la traslazione, il rimpatrio, gli onori solenni, la resa ai familiari o la tumulazione presso i Sacrari dei caduti. La manutenzione, la custodia e la valorizzazione dei Sacrari. La custodia, la gestione e la valorizzazione della documentazione e dei fascicoli persone dei caduti”.

 

Tanti sono i luoghi di giurisdizione di quest'ente. “Sono 1060 i sepolcreti disseminati sull'intero territorio nazionale, oltre che 8 le zone monumentali della Grande Guerra, 178 i siti all'estero, tra Europa, Africa, Asia, Americhe e Oceania, gestiti direttamente o in concorso con le sedi diplomatiche, e 89 i Sacrari stranieri in Italia, gestiti tramite accordi internazionali – spiega – i familiari, qualora lo volessero, possono avere anche indietro i resti. La legge dà infatti facoltà di fare la traslazione in un cimitero civile a proprio carico”.

 

Tra questi c'è anche il Sacrario di Rovereto, dove riposano le spoglie dei cinque soldati dei cippi. “Presso tale sito sono stati condotti l’anno scorso importanti lavori di restauro conservativo, finanziati dalla Provincia autonoma di Trento e portati a termine in sinergia con le unità tecniche del Commissariato generale, finalizzati al restauro del portale lapideo, delle coperture, delle terrazze, dei serramenti e dell’impianto di protezione dalle scariche atmosferiche – conclude il commissario generale De Cicco - quest’anno il Commissariato Generale sta provvedendo a realizzare ulteriori interventi per la realizzazione di opere di protezione afferenti alla sicurezza dei visitatori e del personale che vi opera e contiamo di riaprire il sito al pubblico entro l’estate prossima. Altri importanti lavori per la valorizzazione del sito sono previsti per il triennio 2021-2023, per un costo di circa 750mila euro”.

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