Scava nell'orto e trova dei cippi di soldati della Grande Guerra. "Aiutatemi a scoprire chi sono. Voglio arrivare agli eredi"
Renato Vicentini, scavando nel proprio orto di Pilcante, si è imbattuto in alcuni cippi della Grande Guerra. Sulla pietra ci sono scolpiti dei numeri, dei nomi e la data di morte. Da subito ha cercato di mobilitarsi, provando a ricostruirne la storia. "Avrei preferito trovare dei lingotti d'oro", scherza. E poi lancia l'appello: "Qualcuno se ne prenda carico. Voglio arrivare agli eredi"
PILCANTE. Scavare in un orto può portare alla scoperta di veri e propri tesori. Non sempre, però, ciò che si trova corrisponde a ciò che si vorrebbe trovare. “Avrei preferito trovare un bel forziere con dei lingotti d'oro delle Ss, ma è andata così”, scherza Renato Vicentini. Proprietario di un terreno a Pilcante, dove vive la madre, nel sistemare l'orto è incappato in diversi cippi funerari di soldati nella Grande Guerra.
Immediatamente, Vicentini si è rivolto ai social per chiedere il da farsi, mobilitando al tempo stesso i suoi contatti per provare a fare luce sui nomi parzialmente leggibili sulle steli. “Erano ricoperte da due dita di terra – racconta – ne ho contate 5, di cui 2 sono riuscito a estrarle, mentre 3 sono quasi interrate del tutto. Attendo che il terreno si scongeli per poterle disseppellire. Quando le ho viste, mi pareva di averle già notate ed effettivamente ce le aveva il mio vicino”.
Sui 2 cippi strappati alla terra si leggono i nomi e le date della morte: Fassarin Francesco, 30 luglio 1916, e Guzzoni Domenico, 5 giugno 1916. Due cognomi non trentini, dunque, che potrebbero essere riferiti a soldati in divisa italiana morti magari nel corso della Strafexpedition, l'offensiva scatenata dall'esercito austro-ungarico nella primavera del '16 per punire l'ex alleato traditore della Triplice alleanza e combattuta proprio tra gli altopiani e il Trentino meridionale.
“Potrebbero essere morti a Passo Buole, in Vallarsa o qui in Vallagarina – ipotizza Vicentini – qui a Pilcante ho scoperto infatti che c'era un piccolo cimitero militare, che poi hanno smantellato. I contadini da parte loro non facevano complimenti, e quindi ogni pietra poteva risultare utile per un muretto”.
A fine guerra, i tanti cimiteri militari costruiti in ogni angolo del fronte, vennero dismessi. I resti trasportati nei grandi sacrari militari eretti lungo la linea di confine o in luoghi simbolici del conflitto italo-austriaco. Lungo la frontiera, il regime fascista, abile ad appropriarsi delle variegate memorie della Grande Guerra, costruendone il mito, avrebbe eretto gli enormi ossari, eletti a scenari privilegiati per le grandi adunate. I morti, a prescindere dall'appartenenza nazionale (si mescolano le ossa dei soldati del Regio esercito con quelle dell'Imperialregio esercito), servivano così a sacralizzare i confini.
Dopo la sorpresa, dunque, il proprietario dell'orto non si vuol fermare. “La prima cosa che farò quando si scongela la terra sarà estrarre le steli rimaste – conclude Vicentini – la mia idea è che qualcuno se ne prenda carico, per arrivare magari agli eredi di quei soldati il cui nome si trova sui cippi”.
(QUI AGGIORNAMENTO: le difficoltà della ricerca e le ipotesi sull'identità dei due soldati; QUI AGGIORNAMENTO: trovati gli eredi del soldato Guzzon Domenico, di cui i familiari cercavano tracce da un secolo; QUI AGGIORNAMENTO: le identità dei soldati svelate dal Ministero della Difesa)