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Le funivie vogliono nuove piste? Il parco Adamello Brenta: ''Non si possono favorire interessi di pochi a danno dell'ambiente. Esclusi da tutti gli incontri''

Una reazione immediata del numero uno del parco a seguito della richiesta di estensione del demanio sciabile in alcune zone all’interno dell’area protetta, che sono state rese note durante le assemblee delle società impianti di Folgarida-Marilleva, di Campiglio e di Pinzolo delle ultime settimane

Lago Serodoli, foto di Matteo Viviani
Di Luca Andreazza - 15 settembre 2019 - 12:03

TRENTO. Si alza la tensione sull'ipotesi di nuove piste lanciata dalle società funivie e il Parco naturale Adamello Brenta fa sentire la sua voce. "Rileviamo - spiega il presidente Joseph Masè - l'assenza di un nostro coinvolgimento in tutte quelle occasioni nelle quali si è eventualmente parlato di queste questioni, che implicano previsioni di pianificazione e di programmazione entro le quali l’Ente di gestione dell’area protetta esercita competenze, anche in merito alla valutazione degli elementi di carattere ambientale e naturalistico".

 

Una reazione immediata del numero uno del parco a seguito della richiesta di estensione del demanio sciabile in alcune zone all’interno dell’area protetta, che sono state rese note durante le assemblee delle società impianti di Folgarida-Marilleva, di Campiglio e di Pinzolo delle ultime settimane.

 

"A quanto si apprende - prosegue Masè - le società avrebbero già avviato un confronto con la giunta provinciale, i Comuni, le Asuc e le Comunità di Valle per chiedere una revisione del Piano urbanistico provinciale che includa questo ampliamento. Mettiamo in evidenza l'assenza di coinvolgimento del parco in tutte le occasioni. Questioni che, si sottolinea, implicano previsioni di pianificazione".

 

Le società considerano gli attuali 150 chilometri di piano sciabile non sufficienti per rispondere alle nuove esigenze del mercato, che richiederebbe altri 45 chilometri tra Mondifrà, Malga Dimaro, Serodoli, val Gelada, Pellizzano e malga Ritort. "Lasciamo - continua il presidente - ogni confronto e considerazione tecnica alle procedure amministrative che eventualmente seguiranno, il Parco ritiene importante in questa fase rendere pubblica anche la propria visione per poter così contribuire alle future scelte di sistema del territorio".

 

L'industria sciistica è importante, ma anche la salvaguardia del patrimonio ambientale. "Siamo consapevoli - evidenzia Masè - che il settore rappresenti un asse portante dell’economia delle nostre vallate, ma crediamo che le scelte di pianificazione e di futura crescita del nostro territorio non possano prescindere da una particolare attenzione verso la tutela dell'ambiente e modelli di sviluppo sostenibili e innovativi: si deve allontanare ogni rischio di omologazione con altri territori che per favorire gli interessi economici di pochi, sono prevalse logiche speculative, a danno della collettività".

 

L’ambiente, per la cui tutela è stato istituito il Parco naturale Adamello Brenta trent’anni fa, rappresenta, secondo i canoni di oggi, non solo il contesto naturale unico entro cui è possibile praticare lo sci, ma prima di tutto costituisce l’autentico patrimonio di questi luoghi, la qualità tanto ambita che altri non possiedono, la vera ricchezza che abbiamo la responsabilità di preservare per i nostri figli.

 

"Il tema dell’eventuale ampliamento del demanio sciabile impone - dice il presidente - non solo il coinvolgimento di tutti, ma anche un’approfondita analisi in termini di costi e benefici per la collettività. Non si può dimenticare, infatti, che già nel 2013 il Parco, insieme ai comitati spontanei di liberi cittadini, ha espresso con forza la propria contrarietà alla paventata infrastrutturazione di Serodoli, considerato l’alto valore ambientale e paesaggistico dell’area, le gravi ricadute che tale previsione avrebbe comportato in caso di realizzazione di nuovi impianti e piste a danno dell’integrità del paesaggio, della qualità dell’acqua dei laghi e delle sorgenti coinvolte, oltre che le importanti manomissioni al profilo del terreno".

 

Questi stessi concetti vengono ribaditi con determinazione dall’Ente Parco e possono riferirsi all’intera area protetta, all’interno della quale non ravvisano le condizioni per l’accoglimento di proposte di ampliamento dell’area sciabile, che devono necessariamente contemperarsi con le ragioni del rispetto e della conservazione del territorio, ma soprattutto in relazione a scelte ormai pacificamente radicate, acquisite e condivise nella individuazione di un’area, quella del parco naturale, dove la ricchezza è rappresentata dall’ambiente e l’obiettivo primario è la sua tutela.

 

"Il Parco - conclude Masè - auspica che chi ha la responsabilità di amministrare il territorio sappia valutare con estrema attenzione le istanze che provengono dalle società impiantistiche affinché mediante un attento bilanciamento di tutti gli interessi coinvolti, l’ambiente, patrimonio collettivo, non venga sacrificato per centrare obiettivi di massimizzazione del profitto delle società. Solo in questo modo amministratori provinciali e locali daranno prova concreta di sapere scegliere guardando al futuro nell’interesse di tutti".

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