Gli Schützen issano una bandiera austriaca sul castello di Terlano. L'indipendenza austriaca, annunciata 64 anni fa, dava avvio all'escalation della questione altoatesina
L'iniziativa dell'associazione separatista sudtirolese avviene in occasione della ricorrenza della festa nazionale austriaca. Il 26 ottobre 1955 la Repubblica alpina, dopo il ritiro delle forze alleate, annunciava la sua neutralità dai blocchi e, libera da vincoli, riapriva la questione territoriale con l'Italia
TERLANO (BZ). Nella suggestiva cornice di Castel Neuhaus sventola un grande vessillo austriaco. È stato issato dal Südtiroler Schützenbund in occasione di una ricorrenza che cambiò la storia dell'Austria e dello stesso Alto Adige, nonché dei rapporti che Vienna avrebbe avuto con la “nemica ereditaria” Roma, per usare una celebre formula dello storico pusterese Claus Gatterer.
Il 26 ottobre 1955, infatti, il ministro degli Esteri della Repubblica austriaca Leopold Figl si affacciò dal balcone di Palazzo Belvedere, a Vienna, sventolando il Trattato di Stato con cui l'occupazione delle 4 potenze alleate del territorio austriaco cessava, concedendo al Paese l'indipendenza.
“Österreich ist frei!”, annunciò alla folla festante, “l'Austria è libera!”. La Repubblica alpina sarebbe a quel punto divenuta, nonostante il suo territorio s'addentrasse con la sua propaggine orientale al di là della Cortina di ferro, un unicum nel panorama europeo. Il 26 ottobre, proclamato poi giornata nazionale, sarebbe infatti stato scolpito nella storia come il giorno della “Dichiarazione di neutralità”. Neutralità dai due blocchi che si fronteggiavano in Europa e nel mondo.
Non a caso l'Austria non fa parte tuttora della Nato. L'uscita dal Paese delle forze alleate lasciò mano libera in politica estera, e le spinte provenienti particolarmente da Innsbruck – il Tirolo era stato sotto occupazione francese, malvista al di qua del Brennero perché considerata filo-austriaca nella questione sudtirolese – portarono il governo a sostenere la causa della riunificazione del Sudtirolo alla “madrepatria”, spalleggiando le montanti proteste della Volkspartei contro il mancato rispetto da parte della autorità italiane del Patto De Gasperi-Gruber.
Nel 1954 il partito della stella alpina produsse un memorandum contro l'atteggiamento di Trento e Roma verso l'autonomia promessa ai sudtirolesi. La parificazione della lingua negli uffici pubblici, gli equilibri regionali favorevoli agli italiani e la presenza di immigrati provenienti da altre regioni, gonfiata dalla propaganda vittimista di figure autorevoli del mondo sudtirolese – un anno prima il canonico Michael Gamper aveva scritto sul Dolomiten il celebre editoriale sulla Todesmarsch, la “marcia della morte” - misero in crisi il connubio con la Democrazia Cristiana di Tullio Odorizzi.
L'Svp uscirà così dalla Giunta regionale nel 1956. Intanto al suo interno prendeva piede una nuova classe politica nata e cresciuta nel periodo dei totalitarismi, più radicale e contestataria dell'atteggiamento troppo incline al compromesso della dirigenza del partito, definita sprezzantemente “notabilato”. L'ascesa di Silvius Magnago e la manifestazione oceanica di Castelfirmiano avrebbero dato il la alla fase più concitata del braccio di ferro sull'autonomia.
Da Innsbruck intanto i circoli irredentisti e pangermanisti, ruotanti attorno all'Università, cominciavano a offrire ai più oltranzisti la base teorica e organizzativa del terrorismo – nasceva il Berg-Isel Bund di Franz Gschnitzer, nominato sottosegretario agli Esteri - non senza collegamenti con il governo di Vienna. Il preludio sarebbe stata la breve stagione del “gruppo Stieler”, dal nome di un tipografo del Dolomiten (settembre 1956-gennaio 1957), il cuore il Befraiungsausschuss Südtirol, nato per iniziativa del commerciante di Appiano Sepp Kerschbaumer, protagonista della Feuernacht e destinato poi a degenerare, nella guerra sporca tra Stato italiano e terroristi, nello stragismo di metà anni '60 sotto la guida del neonazista Norbert Burger.
L'Austria, appoggiando le legittime richieste sudtirolesi di creazione di una maggiore autonomia slegata da Trento, trovò l'espediente per riaprire la questione territoriale con l'Italia in teoria chiusa dal Patto De Gasperi-Gruber (non senza equivoci). Nel 1960 e nel 1961 la vertenza altoatesina sarebbe stata portata all'Assemblea generale dell'Onu, con risultati più favorevoli a Roma. Tuttavia l'appoggio austriaco alla causa non sarebbe più venuto meno, almeno fino al 1992, anno di consegna da parte delle diplomazie dei due Paesi contendenti della cosiddetta “quietanza liberatoria”, con cui si poneva fine all'annosa questione altoatesina.
Ed è proprio per questo che gli Schützen sudtirolesi hanno dichiarato a margine dell'iniziativa “attaccamento e gratitudine per tutto quello che la nostra patria ha fatto per noi sudtirolesi”. Sulla rocca che domina Terlano, nella patria – vista la stagione – del Törggelen, la storia del passato medievale s'è mescolata con la modernità e tutto il suo carico doloroso di uno “strappo” mai digerito.