Sette esami più la discussione di laurea, in sette giorni. Il direttore di dipartimento dà l'ok: "Deve fare il concorso dei carabinieri"
Il preside di Lettere con una mail ha chiesto ai docenti di sette materie (che equivalgono a più di un anno di corsi) di fissare dal 9 al 16 dicembre degli appelli straordinari per una studentessa che "deve conseguire il titolo entro il 16 dicembre". L'ultimo esame lo ha sostenuto alle 15 mentre l'appello di laurea era alle 16, ma qualcosa è andato storto. Un professore ci ha raccontato questa strana vicenda. Collini: "Non ci sono illeciti ma alla studentessa andava detto di no"
TRENTO. Sette esami più la laurea in sette giorni. Praticamente oltre un anno di Università condensato in una settimana di appelli straordinari, fissati ad hoc per soddisfare l'esigenza di un solo studente. Perché? Perché quella studentessa “deve fare il concorso da ufficiale presso l'Arma dei Carabinieri” e quindi per poterci riuscire “deve conseguire il titolo entro il 16 dicembre”. La richiesta arriva dall'alto, dal direttore di dipartimento della facoltà di Lettere e Filosofia, Fulvio Ferrari ed è inviata, per tramite del responsabile dell'Ufficio offerta formativa e gestione studenti, ad almeno una decina di insegnanti della facoltà di Lettere. Un messaggio al quale nessuno, apparentemente, trova il coraggio, o la voglia, di opporsi. Diciamo apparentemente perché, in realtà, gli anticorpi dell'Università, alla fine premiano il sistema e bocciano, invece e non ce ne voglia, la studentessa.
Ma andiamo con ordine. Tutto comincia, come detto, da una mail: “Gentili colleghi - vi si legge - ho ricevuto la seguente richiesta da parte di una nostra studentessa iscritta al corso triennale di Beni culturali: deve conseguire il titolo entro il 16 dicembre 2016 per poter partecipare al concorso di ufficiale presso l'Arma dei Carabinieri e per raggiungere tale obiettivo chiede la Vostra disponibilità a pianificare un appello d'esame nella sessione straordinaria di dicembre (esattamente tra i giorni 9 e 16 dicembre). Gli esami che la studentessa deve sostenere sono i seguenti (sette esami tutti di alto livello che non riportiamo per tutelare la privacy dei docenti ndr). Essendoci il divieto di far sostenere esami fuori appello agli studenti iscritti ai corsi del Dipartimento di Lettere e Filosofia, chiedo la Vostra disponibilità per poter esaudire la richiesta della studentessa”. Il messaggio non può lasciare indifferenti e infatti, quando arriva ai vari docenti, non a tutti va giù.
Uno di loro addirittura vi percepisce una vera e propria forma di pressione indiretta e decide di riferirci l'accaduto. Viene a spiegarci che dietro quel "deve conseguire il titolo entro il 16 dicembre" lui legge una chiara forzatura. "Si dice deve – ci spiega - non dovrebbe, o vorrebbe". "Inoltre - aggiunge - dopo che fissi un appello straordinario ad hoc per uno studente, bocciarlo diventa davvero difficile (ma non impossibile, come vedremo ndr). E che il direttore si spenda, per la richiesta di una singola persona, affinché, sostanzialmente, si vada a modificare il percorso degli altri studenti (perché l'appello è pubblico) aggiungendo ben sette appelli straordinari a dicembre non mi pare ortodosso". E poi c'è il piano etico: per il docente condensare un anno e mezzo di corsi in sei giorni di esami va contro il principio formativo. Che senso ha, allora, che si facciano lezioni e corsi spalmati nel tempo? Basta avere una buona scusa (perché un concorso da ufficiale dei carabinieri, in fondo, vale quanto un qualsiasi concorso pubblico, una qualsiasi occasione di lavoro, qualunque chance di colloquio o periodo di apprendistato; vale quanto una malattia o la scarsa disponibilità economica per pagare un'altra retta universitaria) e a prescindere dal numero di esami che mancheranno, a chiunque verranno fissati tutti nello spazio di una sola settimana? Difficile e sbagliato, aggiungiamo noi.
Fatto sta che gli esami vengono fissati tutti: quattro addirittura il 13 dicembre, uno il 12, uno il 14 e un altro il 15. La laurea è il 16. Alla studentessa, infatti, nonostante manchino sette esami (più di un anno di crediti), viene permesso di iscriversi all'appello di laurea. Noi nell'articolo 4 del regolamento “prova finale triennale” del dipartimento di Lettere abbiamo trovato che "lo studente che intende sostenere l'Esame di Prova finale (che sarebbe la discussione della tesi di laurea) dovrà iscriversi all'appello entro 10 giorni dalla data d'inizio (...) nei casi in cui l'esito di uno o più esami sostenuti non sia presente nel sistema informativo di Ateneo al momento dell'iscrizione all'appello di Esame di Prova finale è onere del laureando accertarsi di aver superato tutti gli esami previsti in carriera prima di sostenere l'esame Prova finale e di darne comunicazione all'Ufficio offerta formativa e gestione studenti. La Prova finale sostenuta dal laureando con carriera non completa è da ritenersi nulla".
Ma va bene, l'iter prosegue e sta di fatto che alla nostra studentessa viene assegnata una commissione di laurea, una data, il suo bravo supervisore e il suo bravo co-supervisore. Meglio ancora: viene anche fissato un orario di discussione di laurea previsto mezzora dopo l'ultimo esame che avrebbe dovuto sostenere. Già perché uno di quegli esami del 13 dicembre la giovane riesce anche a farselo spostare a venerdì 16. Risultato? Che l'Università di Trento la respinge. Chissà, magari da altre parti, noi non avremmo saputo nulla di questa vicenda e la studentessa non sarebbe stata bocciata in almeno (di questi abbiamo avuto notizia) due dei suoi sette esami. Gli insegnanti, almeno alcuni, infatti, sono andati avanti per la loro strada. Hanno fatto, bene, il loro lavoro andando a bocciare una ragazza, a quanto pare, impreparata.
A noi, però, come al docente che è venuto a riferirci l'accaduto, è tutta la vicenda che non convince fino in fondo, almeno sul piano etico. Non sappiamo se siano state commesse irregolarità procedurali o illeciti di qualche tipo (spetterà ad altri accertarlo e ovviamente noi disponendo della documentazione del caso siamo a disposizione). Lasciamo a chi legge le valutazioni del caso. Al rettore Paolo Collini, però, non potevamo non chiedere un commento. "Conosco il professor Fulvio Ferrari personalmente - ci ha detto - ed è un'ottima persona. Mi hanno riferito che la studentessa prima si era rivolta alla segreteria implorando di poter fare qualcosa per la sua situazione e poi è stata dirottata dallo stesso Ferrari. Lui ha sbagliato. Avrebbe dovuto dirle che era impossibile fare sette esami, più la laurea, in sette giorni. E' stata un'occasione persa per ribadire agli studenti che si devono seguire le procedure. Ma non vedo un'azione coercitiva nei confronti dei docenti da parte del direttore di dipartimento con la sua mail. Gli insegnanti, infatti, potevano tranquillamente rifiutarsi di fissare l'appello straordinario. E poi alla fine l'hanno anche bocciata. Sul piano della legittimità dei comportamenti non penso ci sia stata una forzatura. Se vogliamo fare una valutazione di opportunità, invece, direi che si poteva evitare e sono contento emergano certe situazioni. E' importante anche per noi che si capisca che a volte agli studenti è meglio dire dei no".