Ricerca, l'Università chiede aiuto ai privati. Oggi donati 100 mila euro in memoria di Marcello Marchi
I soldi permetteranno ad un ricercatore di lavorare per tre anni. Collini: "Pronti dei piani di sensibilizzazione per far capire alla popolazione che anche questo è un modo per contribuire alla società".
TRENTO. C'è la necessità di sviluppare anche in Trentino, come nel resto d'Italia, una maggiore sensibilità dei privati verso la ricerca. “Oggi purtroppo è impensabile pensare che i finanziamenti pubblici possano essere sufficienti a produrre la quantità di ricerca che le nostre strutture sono in grado di fare. Interventi e lasciti privati rappresentano sempre più il modo con il quale dobbiamo guardare al finanziamento della ricerca anche sul nostro territorio”.
A dirlo è stato il rettore dell'università di Trento, Paolo Collini durante l'appuntamento che si è svolto in mattina e che ha visto la firma di una convenzione tra la Fondazione Pezcoller e l'Università di Trento.
Una firma per mezzo della quale, una donazione di 100 mila euro decisa da Luigia Andreazzi in memoria del compagno, il dottor Marcello Marchi venuto a mancare nel 2011 a 88 anni, consentirà a un ricercatore di svolgere al Centro di Biologia integrata uno studio sui meccanismi di aggressività dei tumori.
Un'occasione importante che ha permesso al rettore Collini anche di annunciare come l'Università di Trento voglia impegnarsi maggiormente per la raccolta di fondi. “Avvieremo – ha spiegato il rettore – dei piani di sensibilizzazione perché una più ampia fetta di popolazione capisca che questo è un modo per contribuire alla società, un modo per chi ha avuto tanto di restituire qualcosa, un modo diverso per lasciare a chi viene dopo di noi una società dove si possa vivere meglio”.
Ad oggi sono tre le modalità attraverso le quali si cerca di raccogliere finanziamenti privati per portare avanti le tante importanti ricerche sul territorio. Il primo modo è il “5x1000” che ha già permesso quest'anno all'Università di Trento di aiutare due ricercatori e quindi due progetti di ricerca. Il secondo modo consiste nel creare contatti con istituzioni, come nel caso la Fondazione Pezcoller, su progetti specifici. L'ultimo modo, sui quali serve sensibilità e sensibilizzazione, sono i lasciti.
“Della totalità dei progetti di ricerca che portiamo avanti come Università – ha spiegato il rettore Collini – solo una piccolissima parte riusciamo a finanziarla con soldi privati. Ci sono poi dei contratti ad hoc con le aziende”.
A sottolineare l'importa dei lasciti privati anche per l'indipendenza delle ricerche è il presidente della Fondazione Pezcoller, Davide Bassi. “Io spero che questa iniziativa di oggi con la donazione in memoria di Marcello Marchi – afferma – sia solo la prima di tante altre. Nel nostro Paese, quella dei lasciti e delle donazioni non è una tradizione consolidata. Manca ma si può costruire. Ci sono ogni anno in Italia 150 miliardi di euro di eredità che non vanno ad eredi diretti. C'è quindi ampio spazio per indirizzare una parte di queste risorse verso obiettivi precisi e verificabili”.
La donazione di oggi che permetterà al ricercatore Vito Giuseppe D'Agostino, 35 anni, di proseguire il lavoro di ricerca, ha alle spalle una storia d'amore importante durata 15 anni. Una storia che oggi vede Luigia Andreazzi fare una donazione in memoria del compagno, il dottor Marcello Marchi, morto nel 2011 a 88 anni, medico, specializzato in gastroenterologia, che svolse la sua attività negli ospedali di Borgo Valsugana e di Trento oltre ad aver legato il proprio nome e lavoro soprattutto alla clinica Villa Bianca.
“Marcello voleva bene al suo lavoro – ha affermato la compagna – e ci auguriamo che questa ricerca nel campo dei tumori che ha già portato a dei risultati possa andare avanti e che i ragazzi possano crescere con la voglia di aiutare, di risolvere e di arrivare al dunque per ottenere dei miglioramenti”.
La somma è stata donata alla fondazione Pezcoller per dedicarla ad una posizione di giovane ricercatore in ambito oncologico. La scelta del consiglio di amministrazione della Fondazione Pezcoller è stata di chiedere la collaborazione del Centro di Biologia integrata - Cibio dell'Università di Trento. È stata, quindi, bandita la posizione "Fondazione Pezcoller/Marcello Marchi per giovani ricercatori": un impegno di ricerca per tre anni relativo allo studio su base genetica dei meccanismi dell'aggressività di tumori solidi, condotto tramite approcci molecolari.
Attraverso la selezione è stato individuato come assegnatario della borsa, come già detto, Vito Giuseppe D'Agostino, 35 anni, laurea all'Università di Catania e dottorato di ricerca all'Università di Pavia e da 5 anni al lavoro in Trentino. Il Cibio metterà a disposizione del ricercatore le infrastrutture per svolgere la propria attività oltre a un cofinanziamento per coprire l'intero costo della posizione. “Questa ricerca – ha spiegato D'Agostino – vedrà anche la collaborazione con l'ospedale Santa Chiara e i pazienti malati di cancro al seno e al polmone. L'obiettivo è arrivare a diagnosi più tempestive e analisi più precise e puntuali”.