Occupazione al Cial, la protesta del collettivo Refresh: "Pochi luoghi dove poter studiare"
Le aule studio del Cial, molto utilizzate da parte degli studenti, perché in centro e perché aperte 7 giorni su 7, con l’apertura della Buc hanno subito una drastica riduzioni d’orari.
TRENTO. Occupazione questo pomeriggio contro la riduzione degli orari di apertura del Cial ma anche per la mancanza di adeguati spazi studio per gli studenti.
A lanciare la protesta sono stati i giovani del Collettivo Refresh che nel primo pomeriggio con tanto di megafono hanno spiegato le loro ragioni. Per la giornata di oggi, infatti, il Collettivo ha deciso di far rimanere aperto il Cial fino alle 19.
“Oggi abbiamo deciso di bloccare la chiusura del Cial e di rimanervi dentro a studiare perché, all’indomani dell’apertura della Buc – spiegano - la gestione degli spazi dell’Ateneo sta portando tanti studenti e tante studentesse all’esasperazione: sembra che non vi sia pace per chi, in periodo d’esami, voglia trovare un tavolo e una sedia per studiare”.
Le aule studio del Cial, molto utilizzate da parte degli studenti, perché in centro e perché aperte 7 giorni su 7, con l’apertura della Buc hanno subito una drastica riduzioni d’orari.
“Una misura – spiegano i rappresentanti del Collettio Refresh - che non sembra essere una mossa per ridurre 'i costi di gestione', ma puzza di manovra atta a favorire la frequentazione della Buc che però non è proprio a portata di mano”.
Nel fine settimana, soprattutto,al centro città non esiste un luogo dove poter studiare. A partire dal sabato pomeriggio, con la chiusura del CIAL e di tutti i dipartimenti del centro (ad eccezione di Sociologia), gli studenti e le studentesse sono costretti a tentar fortuna alle Albere, nella speranza di trovare un posto. E così anche domenica.
“Già prima dell’apertura davanti alla Buc – spiegano dal collettivo - si forma una vera e propria tonnara data la quantità di gente in fila per accaparrarsi un posto. In un periodo in cui sono stati approvati forti tagli alle borse di studio, sono stati spesi milioni e milioni di euro per una biblioteca molto bella, ma fuori mano, e dalla capienza insufficiente per le esigenze della componente studentesca trentina”.
Una situazione che fa dire ai rappresentanti del Collettivo Refresh di essere davanti “all’ennesimo diritto negato, la conferma che la governance universitaria, come quella cittadina e provinciale, considera la componente studentesca come un oggetto da poter spostare a piacimento”