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Donazioni e 5x1000, l'Università di Trento chiede aiuto per finanziare giovani ricercatori

Pronta una campagna per sensibilizzare privati ed istituzioni per raccogliere i finanziamenti che consentirebbero di far proseguire dei giovani nelle loro attività di ricerca. Il rettore Collini: "I soldi che vengono donati all'Università vanno a finanziare contratti di ricerca e non a pagare spese di altra natura"

Di Giuseppe Fin - 23 dicembre 2016 - 08:04

TRENTO. Una campagna di raccolta fondi che andranno a finanziare giovani ricercatori che stanno portando avanti sul nostro territorio importanti studi nel campo medico ma non solo. L'Università di Trento per il 2017 chiederà ai privati, sia singoli che istituzioni, un aiuto economico per riuscire a raccogliere i finanziamenti che consentirebbero a far proseguire dei giovani nelle loro attività di ricerca.

 

Ad annunciare questa mattina l'intenzione dell'ateneo trentino per il prossimo anno di avviare un piano sistematico più articolato di ricerca dei finanziamenti, migliorando la capacità di andare a raccoglierli anche attraverso privati, è stato il rettore di Trento, Paolo Collini.

 

“Il tema della sostenibilità della nostra capacità di ricerca in futuro – ha affermato il rettore - è un tema centrale nel nostro pensare quotidiano. La straordinaria capacità di investimento della Provincia di Trento, che nei due decenni passati ha aiutato a far diventare l'ateneo ciò che è oggi, si è ridotta. Quindi anche noi, come tante altre istituzioni trentine ci confrontiamo con una sensibile riduzione delle risorse. Il nostro senso di responsabilità ci porta a cercare di capire come rendere sostenibile questa nostra capacità di ricerca”

 

Gli strumenti per poter contribuire, anche con poco, sono diversi a partire dalla scelta di devolvere il 5x1000 alla ricerca fino ad arrivare alle donazioni e ai lasciti.

 

“Occorre – ha spiegato ancora Collini – sensibilizzare la popolazione sull'importanza per la città il portare avanti ricerca di alto livello richiamando tutti ad un senso di responsabilità”.

 

L'intenzione dell'Università è quella di scegliere alcuni progetti di ricerca ai quali andranno i finanziamenti raccolti senza alcun genere di spreco e spiegandone l'utilizzo. Un modo questo per offrire maggiore trasparenza e incanalare i finanziamenti su progetti e campi precisi.

 

“La nostra scommessa – ha continuato il rettore - è quella di attrarre in questo progetto la popolazione locale responsabilizzando i cittadini. I soldi che vengono donati all'Università vanno a finanziare contratti di ricerca e non a pagare spese di altra natura. Ci sono vari modi per aiutare il prossimo e uno di questi è quello di sostenere la ricerca. Un modo anche per rispondere ad una istanza sociale”.

 

Già quest'anno l'Università di Trento è riuscita, grazie al 5x1000, finanziare due importanti progetti che hanno già prodotto dei risultati concreti e che necessitano ora anche di ulteriori aiuti, magari privati, per andare avanti.

 

Il primo progetto portato avanti dal Dipartimento di Ingegneria Industriale, ha riguarda la realizzazione di protesi di mano per i bambini. In questo caso una parte del 5x1000 permette ad un giovane ricercatore di proseguire la ricerca per sviluppare protesi di mano, funzionali e a basso costo, per adulti ma soprattutto per i bambini che si trovano in luoghi dove l'amputazione di un arto è causata dalla diffusione del lavoro minorile e la scarsa sicurezza nei luoghi di lavoro ma anche

 

Il secondo progetto, finanziato sempre dal 5x1000 riguarda un assegno di ricerca al Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive per l'attivazione di un intervento intensivo precoce rivolto a bambini di età inferiore ai 3 anni, con disturbi dello spettro autistico, attraverso tecniche riabilitative come musicoterapia e logopedia e tecniche psico-educative.  

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