Carne coltivata, l'Unione europea boccia il Governo Meloni. Il Cibio fermo: "Aver bloccato la commercializzazione di questi prodotti toglie respiro anche alla ricerca"
Il Cibio: "L'Italia punta sulla ricerca, ma poi si pretende che sia a costo zero e il nostro settore è in generale sotto finanziato. A livello governativo arrivano poche risorse e con una legge di questo tipo anche il privato fatica a sostenere il comparto. Una dinamica in totale antitesi con la ricerca che è innovazione, tempo, applicazione e alta formazione"
TRENTO. L'Unione europea ha bacchettato l'Italia sulla legge che vieta la produzione e la coltivazione della carne coltivata. Un possibile settore di sviluppo che interessa da vicino anche il Trentino. La ricerca da norma non sarebbe bloccata ma le decisioni del governo hanno in realtà ripercussioni più profonde e hanno sostanzialmente fermato in realtà investimenti e studi con la filiera che non riesce a prendere piede.
E' molta la frustrazione all'interno dei laboratori del Cibio mentre si cercano di capire gli sviluppi dopo la procedura Tris dell'Unione europea. Per Bruxelles la legge italiana non appare in linea con il mercato unico europeo.
"La legge - spiega a il Dolomiti il professore Luciano Conti, ricercatore del Cibio dell'Università di Trento, che, con il collega Stefano Biressi, collabora anche con Bruno Cell (realtà che nel 2020 ha avviato un progetto sulla carne colturale) - è stata attivata prima che arrivassero le osservazioni dell'Unione europea e la norma è entrata in vigore prima che venissero attivate le procedure comunitarie. Ma ci sono degli elementi in aperto contrasto con il mercato: i principali sono che non si possa commercializzare la carne coltivata e che si limita la libertà d'impresa. Adesso bisogna capire l'orientamento dell'Ue e i passi successivi, ma anche se ci saranno multe per le inadempienze dell'Italia".
Non ci sono divieti ma questo stop a carne, pesce e latte in vitro minaccia la ricerca. "Si va ben oltre la produzione di 'bistecche': si parla di uno studio virtuoso soprattutto dal punto di sociale", aggiunge Conti. "Ma aver fermato la possibilità di una commercializzazione di questi prodotti toglie respiro anche alla ricerca perché l'impossibilità di sviluppare una filiera è un forte deterrente agli investimenti dei privati. Per esempio avevamo avviato dei dialoghi con alcune aziende interessate a sviluppare questi prodotti ma tutto si è interrotto dopo la promulgazione della legge".
L'Italia punta sulla ricerca, "ma poi si pretende che sia a costo zero e il nostro settore è in generale sotto finanziato", prosegue Conti. "A livello governativo arrivano poche risorse e con una legge di questo tipo anche il privato fatica a sostenere il comparto. Una dinamica in totale antitesi con la ricerca che è innovazione, tempo, applicazione e alta formazione".
Insomma, anche il Cibio si trova nella sabbie mobili. E l'Italia, che avrebbe potuto posizionarsi come un player di primissimo piano, rischia di restare indietro in questo settore. "Dopo Singapore e Stati Uniti, anche Israele ha avviato la produzione mentre il governo ha deciso di affossare un comparto di sviluppo per motivazioni poco scientifiche ma più per ragioni politiche di convenienza di alcuni settori".
Quella contro la carne coltivata in laboratorio è della Destra, la lotta è partita inizialmente da Coldiretti e poi è arrivata fino a Roma. In Trentino prima si è applaudito alla ricerca del Cibio, poi il vento nazionale è cambiato e anche la direzione del governo provinciale.
Una tecnologia che può essere applicata in diversi ambiti, come le missioni spaziali, oltre che sulle tavole. Nonostante i timori, manifestati da Coldiretti, difficilmente la carne di laboratorio andrà a sostituire in toto quella tradizionale. "Non ci sarebbe un'imposizione e la produzione è ancora bassissima e di nicchia, legata a pochi ristoranti", evidenzia Conti. "Un uso massivo può avvenire con un abbassamento dei costi e un miglioramento della tecnologia. Poi il resto dipende dal mercato, questo prodotto è coerente per quel cliente che cerca qualcosa di più ecologico e orientato al benessere degli animali".
Ora resta da valutare l'impatto dell'intervento europeo mentre gli agricoltori scendono in strada con i trattori per protestare contro le misure sulla sostenibilità del settore agroalimentare. E in ballo è stata tirata, anche, la carne coltivata. "Ma questa ricerca non ha nulla a che fare con le difficoltà del settore. I problemi sono legati alle politiche sbagliate che non hanno saputo salvaguardare la produzione e il lavoro, soprattutto in termini di protezione dalle dinamiche della grande distribuzione", conclude Conti.