"Vorrei che università e politica provassero ad avere lo stesso passo", Deflorian: "Tutti, nel nostro piccolo, dobbiamo contribuire ad affrontare le grandi sfide del futuro"
"Noi, di mestiere, guardiamo al futuro. Spesso per questo l’università ha una visione che guarda più in là. La politica deve spesso affrontare i problemi quotidiani e ha un passo diverso. Io vorrei che provassimo ad avere lo stesso passo. Un cambio di passo per tutti, ma che sia in qualche modo sincronizzato e che si possa guardare non solo all’oggi, ma anche a domani e dopodomani: lo dobbiamo alle generazioni che verranno". Questo il messaggio lanciato dal rettore dell'UniTn Flavio Deflorian in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico 2023/2024
TRENTO. "Noi, di mestiere, guardiamo al futuro. Spesso per questo l’università ha un passo più lungo, una visione che guarda più in là. Lo dobbiamo fare perché è nella natura delle cose che facciamo, per la formazione dei giovani, per le sfide della ricerca". Sono le parole di Flavio Deflorian, rettore dell'Università di Trento, intervenuto in mattinata in occasione della presentazione del nuovo anno accademico: "La politica deve spesso affrontare i problemi quotidiani e ha un passo diverso. Io vorrei che provassimo ad avere lo stesso passo", ha premesso.
Un cambio di passo per tutti, quello che secondo Deflorian sarebbe necessario: "Un passo che sia però in qualche modo sincronizzato e che si possa guardare non solo all’oggi, ma anche a domani e dopodomani - ha proseguito in occasione del suo intervento -. Lo dobbiamo alle generazioni che verranno. A queste condizioni credo che l’università potrà continuare a svolgere un ruolo propulsivo, di motore culturale e sociale, accompagnando, preparando e determinando i cambiamenti che ci aspettano in futuro".
Il messaggio del rettore ha voluto dirigersi all’intera comunità trentina, alle sue realtà sociali ed economiche e al suo prossimo governo provinciale. Un invito, quello ad "alzare lo sguardo in questo momento particolare, partendo dalla riflessione sull’impatto dell’università sul territorio che la ospita", lanciato durante la tradizionale inaugurazione dell’anno accademico 2023/2024, appuntamento che riunisce l’accademia, ma che l’Ateneo quest’anno ha voluto idealmente aprire ancora di più alla cittadinanza, tenendolo nel Teatro Sociale, luogo che come le aule universitarie è simbolo di cultura e creatività.
La riflessione è partita dalle più semplici considerazioni sull’indotto che la presenza degli studenti genera sul territorio, citando alcuni dati pubblicati di recente dal Sole 24 Ore: "Ogni fuori sede sostiene, lontano da casa, una spesa media annua indicativamente attorno ai 10mila euro. Se pensiamo che a Trento, grazie alla sua capacità di attrazione, i fuori sede sono poco più di 10mila, pari al 62% del totale degli iscritti, il calcolo è presto fatto - ha fatto notare andando oltre il mero aspetto economico -. Ogni anno l’Università forma migliaia di giovani uomini e donne dotati di conoscenze e competenze fondamentali per le imprese, le aziende e le istituzioni pubbliche locali. Più del 50% dei laureati in Italia, anche a Trento, rappresenta la prima generazione che consegue la laurea all’interno del proprio ambito familiare".
"Quindi l’università sta ancora svolgendo una funzione sociale importante perché dà ai giovani l’occasione di sviluppare il proprio futuro, indipendentemente dalla condizione sociale di partenza". Nel corso del suo intervento il rettore ha tenuto a sottolineare i grandi risultati ottenuti dall'Università fra finanziamenti nazionali e internazionali e importanti progetti portati avanti con fondi ministeriali: "Ma riusciremo a farlo ancora in futuro? E come potremo rendere questo impatto ancora più efficace? Facendo bene il nostro dovere: la didattica, la ricerca e la terza missione. Ma questo è solo il punto di partenza".
"Se ci guarderemo indietro con soddisfazione dipenderà anche da come saremo capaci di contribuire, nel nostro piccolo, ad affrontare le grandi sfide del futuro: la salute e l’invecchiamento della popolazione, il cambiamento climatico, cruciale per il nostro Trentino vocato a turismo e agricoltura; l’intelligenza artificiale, le instabilità geopolitiche attorno a noi e i movimenti migratori spesso a loro collegate. Non solo un contributo accademico, ma anche uno strumento utile perché le persone siano più attrezzate per affrontare queste grandi sfide". La leva per continuare ad avere impatto è, secondo Deflorian, la fiducia.
Ad aggiungersi alle dichiarazioni del rettore anche Gabriele di Fazio, presidente del consiglio degli studenti: "Mancano alcune misure che possano permettere a persone che vivono situazioni di svantaggio economico di proseguire serenamente gli studi universitari. Non si tratta di una problematica secondaria, o di un vezzo. È anzi uno dei temi più importanti che le istituzioni universitarie tutte e gli enti pubblici territoriali si dovrebbero porre. Per alcuni, l’università rappresenta ancora un costo insormontabile, tra spese per le tasse, per i libri, per l’affitto da fuorisede. Per altri manca il tempo perché si trovano a dover conciliare lo studio con un lavoro per mantenersi. E poi, perché l’investimento, in termini di tempo e risorse, nell’educazione universitaria, è spesso poco o mal corrisposto nel mondo del lavoro. Molti, di conseguenza, sono indotti a fuggire all’estero".
I diversi interventi fatti nel corso della mattinata si sono conclusi con quello dell'ospite Andrea Rinaldo, professore dell’Università di Padova e della Scuola politecnica federale di Losanna, vincitore dello "Stockholm Water Prize" considerato il “Premio Nobel dell’acqua”. Al centro del suo discorso, dal titolo “Il governo dell’acqua nel mondo che cambia”, il tema della risorsa idrica, della sua gestione condizionata dai cambiamenti climatici e delle disuguaglianze sociali determinate da una iniqua distribuzione.
Novità dell'evento di quest'anno è stata la consegna, per la prima volta, dei due premi alla ricerca di qualità, assegnati a chi in Ateneo si è distinto nel contribuire alle attività di ricerca. A consegnarli insieme al rettore Deflorian anche la prorettrice alla ricerca Francesca Demichelis che ha commentato: "I premi di oggi, simbolici e non pecuniari, sono un modo per riconoscere pubblicamente il merito dei singoli nel raggiungere un risultato di eccellenza nell’ambito della ricerca, contribuendo così ad accrescere il prestigio e l’attrattività dell’Università di Trento nel suo complesso".
La cerimonia è stata accompagnata da alcuni brani musicali da parte della Corale polifonica e Orchestra UniTrento che ha eseguito dal vivo anche l’inno Gaudeamus Igitur all’inizio e aconclusione dell'evento.