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Come è nata la vita? Lo studio dell'Università di Trento che apre nuovi scenari: dall'acqua alimentata dai vulcani sottomarini a membrane simili alle cellule

Una ricerca coordinata dall’Università di Trento ha dimostrato che, in determinate condizioni, le strutture inorganiche che si trovano nei vulcani sottomarini possono incorporare molecole organiche fino a formare membrane primitive simili a cellule. Lo studio ha conquistato la copertina della prestigiosa rivista Pnas

Pubblicato il - 24 agosto 2023 - 18:39

TRENTO. Una nuova ricerca condotta dall'Università di Trento, ha dato delle risposte alla famosa domanda “ma come ha avuto origine la vita sulla terra?”. Secondo gli esperti, strutture inorganiche individuate all'interno dei vulcani sottomarini, potrebbero nascondere la chiave dell'inizio di questo straordinario processo. Intanto, questo studio ha conquistato nelle scorse settimane la copertina di Pnas, il peer reviewed journal della statunitense National Academy of Sciences.

 

A capo di questa scoperta c’è la dottoressa Silvia Holler, ricercatrice di UniTrento, che spiega, “il nostro obiettivo era esplorare un nuovo percorso per capire come sia iniziata la vita sulla Terra. In particolare, ci interessava approfondire la transizione da un pianeta inorganico e senza vita a un pianeta organico, ricco e vivente''. Da sempre l’uomo è portato a interrogarsi sull’origine della vita sulla Terra. Charles Darwin, in una lettera del 1844 indirizzata a Joseph Dalton Hooker, sosteneva che la vita fosse cominciata "in qualche piccolo stagno tiepido", il famosissimo “brodo primordiale”. Da lì, la riflessione non si è mai interrotta, con un susseguirsi di ipotesi e esperimenti per comprendere, e magari tentare di ricreare, le condizioni che, circa quattro miliardi di anni fa, hanno acceso la scintilla della vita sul nostro pianeta.

 

Questo nuovo studio interdisciplinare, oltre ad aver coinvolto il team di biochimici dell’università di Trento, composto oltre che dalla dottoressa Holler, da Richard J. G. Löffler, Federica Casiraghi e Martin M. Hanczyc, ha visto la partecipazione degli astrobiologi del California Institute of Technology, come Stuart Bartlett, e geologi dell'Università di Granada, quali Claro Ignacio Sainz Diaz e Julyan H. E. Cartwright.

 

Grazie all'ambiente simulato delle "bocche idrotermali", sorgenti di acqua calda alimentate da vulcani sottomarini, è stato possibile creare condizioni che potrebbero aver favorito l'insorgenza della vita. Le strutture inorganiche hanno dimostrato una capacità sorprendente di interagire con le molecole organiche, dando origine a strutture ibride inorganiche-organiche, che hanno promosso la formazione di membrane primitive simili a cellule, le strutture alla base di ogni essere vivente.

 

"Questa scoperta apre scenari affascinanti. Potremmo esplorare una vasta gamma di composti, spaziando dai materiali inorganici agli organici, aprendo la strada alla creazione di strutture inedite. Inoltre, - conclude la dottoressa Holler - potremmo sperimentare con vari fattori, valutando come protocellule reagiscono a fluttuazioni di temperatura e pH. Le applicazioni potenziali sono sorprendenti: dalla possibilità di plasmare la vita su altri pianeti, all'utilizzo delle protocellule per migliorare la somministrazione di farmaci nel corpo umano. Sebbene la strada da percorrere sia ancora lunga, questa scoperta segna un promettente inizio."

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