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Mini-corsi universitari sulla montagna: dal 2023 nel Bellunese saranno formati amministratori e professionisti sui temi cruciali delle ''terre alte''

L'iniziativa nasce in collaborazione con l'Università di Padova. Padrin: ''Avere giovani preparati e competenti, per di più su temi legati al territorio, è quello che serve alle nostre comunità locali in una prospettiva di lungo raggio. Anziché far uscire i nostri ragazzi a studiare, portiamo da noi i percorsi formativi. Così contrastiamo lo spopolamento e diamo ai giovani le competenze necessarie per guidare i cambiamenti del nostro territorio''

Di Luca Pianesi - 29 luglio 2022 - 16:18

BELLUNO. Un progetto di formazione superiore che preveda dei mini-corsi universitari dedicati ai temi della montagna realizzati proprio in quei luoghi dove la montagna è vita. E dai cambiamenti climatici ai cambiamenti sociali legati alle nuove forme di turismo di massa in quota, dal tema della mobilità green a quello della gestione dei rapporti tra uomo e natura, dalla professionalizzazione di chi vive in certi contesti alle conoscenze personali di chi vive in certi contesti, i temi sono tantissimi e di grandissima attualità.

 

E allora ecco spiegato il focus dell'iniziativa sposata dalla Provincia di Belluno, dalla Fondazione Angelini e dall'Università di Padova che vuole da un lato portare l'università in periferia, dall'altro attirare giovani studenti per contrastare lo spopolamento delle ''terre alte'' il tutto rendendo l'esperienza di chi si approccerà a questi corsi più reale e concreta e non solo ''teorica''. 

 

L’idea è quella di formare non solo giovani, ma anche amministratori e professionisti sui temi di rilievo per le “terre alte”. ''Un progetto di esperienza universitaria di periferia che può risultare fondamentale nelle politiche anti-spopolamento'', sottolinea il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin. Il progetto, come detto, nasce dall’incontro della Provincia e della Fondazione Angelini con la nuova rettrice dell’Università di Padova e il prorettore vicario (Daniela Mapelli e Giancarlo Dalla Fontana), in occasione delle celebrazioni degli 800 anni dell’ateneo patavino. ''In quell’occasione è emersa la concorde volontà di consolidare e sviluppare lo storico legame tra l’Ateneo di Padova e il territorio bellunese con alcune nuove iniziative di prossima implementazione'', spiegano dalla Fondazione Angelini.

 

L’Università di Padova ha sviluppato nel tempo un ampio portafoglio di competenze sulla montagna attraverso molteplici attività di ricerca e terza missione, molte delle quali concretamente realizzate proprio nel Bellunese. ''Da questa base, intende proporre e strutturare stabilmente a partire dal 2023 un progetto di formazione superiore dedicato ai temi della montagna nell’ambito del quale organizzare in modo flessibile attività formative specifiche con lo strumento innovativo delle micro-credenziali sostenute dalla Commissione Europea come uno dei pilastri dell’European Education Area per l’apprendimento permanente'', spiega il prorettore Dalla Fontana.

 

Ma cos'è una micro-credenziale? Lo spiega il prorettore: ''Una micro-credenziale è una qualifica che attesta i risultati acquisiti dopo un breve corso o modulo valutato in modo trasparente, seguito in presenza, a distanza o in formato misto utilizzando modalità didattiche innovative. Si tratta quindi di didattica certificata, accessibile agli studenti universitari, ma anche e soprattutto a professionisti, amministratori e operatori interessati ad aggiornare e riqualificare le loro competenze. I temi trattati saranno vari, definiti di anno in anno nell’intento di cogliere il bisogno concreto di formazione su argomenti di grande attualità anche nella prospettiva delle Olimpiadi 2026, come sostenibilità, paesaggio, turismo, salute, benessere, adattamento ai cambiamenti climatici; o di specifico interesse professionale come progettazione, amministrazione, gestione''. 

 

Lo strumento micro-credenziale si presta a valorizzare anche iniziative formative già in essere quale il Corso di geografia della Fondazione, attraverso una ristrutturazione del percorso didattico ai fini dei requisiti di certificazione. Il corso è aperto non solo a insegnanti e formatori del Cai e delle guide alpine, ma anche a studenti di laurea triennale e magistrale, e si caratterizza per l’aspetto interdisciplinare e la complementarietà tra attività in aula e sul campo, camminando, osservando direttamente il paesaggio nei suoi molteplici aspetti. Un'altra attività formativa di particolare interesse che l’Università intende supportare si inserisce nel progetto della Fondazione “Montagna e Salute”, attraverso il coinvolgimento di medici e sanitari del territorio bellunese.

 

''I temi trattati variano da aspetti di fisiologia e problematiche mediche legate a clima, quota e territorio, ad ambiente naturale, inquinamento e salute - spiega Ester Cason, consigliera delegata della Fondazione Angelini -. Ma anche alimentazione in montagna, attività fisica e ambiente montano, equipaggiamento e rischio in montagna''. La didattica prevede lezioni frontali e interattive, modalità student-centered, e project work.

 

''L’idea della formazione universitaria di periferia si inserisce perfettamente nelle politiche a sostegno della scuola che la Provincia sta portando avanti, con il progetto Investi Scuola, con i convitti d’area e con la strutturazione degli spazi negli istituti superiori di pertinenza; politiche che si integrano anche con il progetto della Luiss Business School e dell’Itis meccatronico di Confindustria, e con i corsi dell’Università di Padova già attivi nel nostro territorio, come quello di scienze infermieristiche e il master in prevenzione ed emergenza in territorio montano e d’alta quota'', commenta il presidente della Provincia.

 

''Avere giovani preparati e competenti, per di più su temi legati al territorio, è quello che serve alle nostre comunità locali in una prospettiva di lungo raggio. Anziché far uscire i nostri ragazzi a studiare - conclude Padrin -, portiamo da noi i percorsi formativi. Grazie quindi all’Università di Padova e alla Fondazione Angelini''. L’Università di Padova ha infine assicurato il suo impegno per le iniziative in vista del 60esimo anniversario del Vajont anche con il coinvolgimento diretto degli studenti bellunesi che frequentano i vari corsi di studio dell’ateneo.

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