“Mai così caldo da 7.500 anni”: lo studio sulle temperature nell'Artico da tronchi vecchi di millenni
Lo studio, condotto con la partecipazione dell'Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio svizzero, mette in evidenza un dato tanto netto quanto allarmante: il Mare Artico non è mai stato così caldo come ora negli ultimi 7.500 anni, ed il riscaldamento registrato a partire dalla rivoluzione industriale è superiore a qualsiasi variazione naturale
TRENTO. Negli ultimi 7.500 anni, le temperature nell'Artico non sono mai state così alte come quelle registrate negli ultimi 30 e proprio l'Artico è “la regione che si sta scaldando più velocemente di ogni altra sulla Terra”. Sono questi i risultati raccolti da un pool di ricercatori (tra i quali gli esperti dell'Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio svizzero, Wsl) al lavoro nella penisola artica di Yamal (Russia), dove l'erosione sta portando alla luce antichi alberi che, grazie ad avanzate metodologie di ricerca, sono in grado di raccontare agli esperti il passato climatico della zona.
Studiando agli anelli annuali, i ricercatori sono infatti riusciti a datarli e a ricostruire il clima dei millenni passati con precisione annuale, spiegano da Wsl, ricreando una cronologia continua che risale all'anno 5.618 a.C, la più lunga dell'intera regione artica. I risultati, come detto, mettono in luce ancora una volta quanto profonde siano le conseguenze dell'attività umana sul clima del nostro pianeta: “Nell'intero periodo considerato – scrivono infatti i ricercatori – nell'Artico le temperature non sono mai state così alte come negli ultimi 30 anni. Questo malgrado il fatto che il clima si sia costantemente raffreddato fino al 1850. Il riscaldamento registrato a partire dalla rivoluzione industriale è superiore a qualsiasi variazione naturale”.
Foto di Patrick Fonti
In sostanza, gli anelli degli alberi sono direttamente correlati alle temperature estive, il fattore limitante della crescita annuale degli alberi nella penisola di Yamal. “Per raccogliere un numero sufficienti di campioni di legno – scrivono gli esperti – sono state necessarie più di 20 spedizioni nell'arco di 40 anni”. In totale, i ricercatori hanno recuperato oltre 3.500 tronchi d'albero subfossibili dai letti e dai fiumi della penisola artica, dei quali 1.425 sono stati utilizzati per la cronologia degli anelli. Poiché nell'area non ci sono strade, scrive Wsl, i ricercatori si sono spostati in barca sui fiumi e, nei sedimenti, hanno recuperato i tronchi sezionandoli poi in dischi.
L'intera operazione è stata possibile proprio perché nella penisola di Yamal, per la sua particolare conformazione, il corso dei fiumi tende a cambiare in continuazione e quando i tronchi che finiscono in acqua vengono in seguito ricoperti dai sedimenti, il permafrost è in grado di conservarli a lungo. “Le nostre indagini – spiega Patrick Fonti, del Wsl – forniscono una base unica per determinare con precisione annuale la velocità insolita con cui la penisola di Yamal si è riscaldata dal 1850. Il riscaldamento sta raggiungendo temperature senza precedenti negli ultimi 7.500 anni. Questi dati ci aiutare a vedere l'entità dell'attuale riscaldamento con un ampio orizzonte temporale”.
Foto di Patrick Fonti
Oltre all'Istituto federale svizzero, sono stati coinvolti anche l'Istituto di ecologia vegetale e animale della divisione degli Urali dell'Accademia delle scienze russe, l'Università di Ginevra e l'Unità di ricerca climatica dell'Università dell'East Anglia. I dati raccolti, come detto, testimoniano una fase “senza precedenti” di riscaldamento nell'area, sia per quanto riguarda le temperature medie negli ultimi 30 anni sia per la frequenza di situazioni di caldo estremo in estate. La Siberia è infatti tra le regioni nelle quali il surriscaldamento globale è più accentuato, dicono i ricercatori, e le ondate di caldo hanno raggiunto livelli critici negli ultimi anni, specialmente nel 2020, quando la colonnina di mercurio ha segnato il record di 38 gradi centigradi all'interno del circolo Artico. L'importante studio è stato pubblicato recentemente anche dalla rivista Nature Communications.