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Protonterapia: le prestazioni inserite nei Lea. Zeni: "Ora vi si potrà accedere anche gratuitamente"

Accordo cruciale per la sanità trentina quello raggiunto oggi nella conferenza Stato - Regioni. Le prestazioni fornite dalla struttura di via Al Desert rientreranno tra quelle garantite dal servizio sanitario nazionale gratuitamente o con i ticket

Zeni e Lorenzin insieme alla conferenza Stato - Regioni
Di Luca Pianesi - 07 settembre 2016 - 18:34

TRENTO. Protonterapia: si parte. Questa volta per davvero. Nella riunione della conferenza Stato - Regioni tenutasi oggi (il 7/9) a Roma, infatti, è stata sancita l'intesa tra Governo, Regioni e Provincie Autonome rispetto all'aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza e d'ora in poi vi rientreranno anche le prestazioni di protonterapia. I Lea sono le prestazioni e i servizi che l'apparato sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione (ticket). In altre parole chiunque necessiti delle cure della struttura di via Al Desert, adesso potrà, accedervi senza intoppi e senza spese.

 

“Come capita a chi si rompe la gamba – spiega l'assessore alla salute Luca Zeni – che viene assistito gratuitamente, adesso i malati di tumore potranno accedere alle cure della protonterapia. Poi interverranno gli accordi già esistenti tra la Provincia e le altre Regioni a sostenere le spese”. Già perché proprio quello delle spese era stato il vero tasto dolente della struttura. Ogni trattamento, infatti, costa circa 20 mila euro e a due anni dal via i soldi rientrati sono stati poco più di 3 milioni di euro a fronte di quasi 12 milioni di spese fisse e più di 114 milioni investiti per la struttura.

 

 

E anche per queste ragioni i pazienti in due anni di esistenza della struttura sono stati pochi: nel 2014, l'anno dell'avvio, tre. Poi la struttura è entrata a regime ma in totale, le persone che hanno iniziato il trattamento con protoni, ad oggi non superano le 175 unità (in 160 lo hanno completato). Di questi il 26% sono trentini, il 30% veneti ed i restanti provenienti da altre Regioni d'Italia e dall'estero.

 

“Il fatto che le prestazioni di protonterapia siano rientrate nei Lea è una notizia importante – prosegue Zeni – perché permetterà al centro di Trento di diventare un punto di riferimento unico nel panorama nazionale per la lotta contro i tumori con particolare riferimento ai pazienti pediatrici. Insomma l'intesa raggiunta oggi ha davvero un valore strategico per tutta la sanità trentina”. Adesso si dovrà attendere l'entrata in vigore del decreto ministeriale (poche settimane) per veder completato l'iter di aggiornamento dei Lea così come concordato a Roma oggi alla presenza anche della ministra della salute Beatrice Lorenzin, che ha dato la sua disponibilità a venire a Trento per visitare la struttura di via Al Desert. 

 

Ma cos'è la protonterapia? E' una forma particolare di radioterapia che utilizza, al posto dei raggi X ad alta energia (fotoni), utilizzati nella radioterapia convenzionale, particelle elementari dotate di massa e carica (protoni in questo caso) per irradiare un tessuto tumorale. I protoni rilasciano la loro energia nei tessuti irradiati in maniera caratteristica: la dose è infatti depositata quasi interamente, con estrema precisione, nello spazio di pochi millimetri e alla profondità desiderata. Questa proprietà li rende particolarmente adatti alla somministrazione al tumore in dosi elevate, risparmiando al contempo i tessuti sani circostanti la lesione, e quindi riducendo gli effetti collaterali tossici.

 

 

Nel dettaglio ecco le prestazioni di terapia con i protoni inserite nell'elenco dei Lea:

- cordomi e condrosarcomi della base del cranio e del rachide;

- tumori del tronco encefalico (esclusi i tumori intrinseci diffusi del ponte) e del midollo spinale;

- sarcomi del distretto cervico-cefalico, paraspinali, retroperitoneali e pelvici;

- sarcomi delle estremità ad istologia radioresistente (osteosarcoma, condrosarcoma);

- meningiomi intracranici in sedi critiche (stretta adiacenza alle vie ottiche e al tronco encefalico);

- tumori orbitari e periorbitari (es. seni paranasali) incluso il melanoma oculare;

- carcinoma adenoideo-cistico delle ghiandole salivari;

- tumori solidi pediatrici;

- tumori in pazienti affetti da sindromi genetiche e malattie del collageno associate ad un’aumentata radiosensibilità;

- recidive che richiedono il ritrattamento in un’area già precedentemente sottoposta a radioterapia.

 

 

L'intesa prevede inoltre l'impegno entro febbraio a discutere, in un'apposita commissione, la possibilità di inserire anche quei tumori benigni o maligni (indipendentemente dalla sede e dalla istologia) per i quali l’adroterapia garantisce una miglior distribuzione della dose. 

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