Not, la giunta dà il via libera. Primon: "Non toccate gli ospedali periferici"
Mentre l'esecutivo ha approvato il bando per il nuovo ospedale protesta dei "Popoli Liberi". Il sindaco di Segonzano: "Non c'è strategia. Rossi dice che è importante evitare lo spopolamento delle valli e poi taglia anche le guardie mediche". Kaswalder gli dà ragione: "Dove sono gli autonomisti?"
TRENTO. "Il Not cosa lo facciamo a fare?”. Questa la domanda del sindaco di Segonzano (e farmacista) Pierangelo Villaci posta oggi alla Provincia e a tutta la comunità trentina in occasione di una manifestazione, organizzata davanti al commissariato del governo, da “Popoli Liberi - Freie Völker e Südtiroler Heimatbund". Una domanda, ovviamente, retorica quella del sindaco che arriva quasi in contemporanea all'annuncio che la giunta provinciale ha dato il via libera al bando per la costruzione del nuovo ospedale del Trentino.
La delibera, infatti, è stata approvata ieri dall'esecutivo e nei prossimi giorni verranno resi noti gli aspetti tecnici del nuovo bando. L'opera che, come è noto, sarà realizzata in via al Desert e dovrebbe costare circa 340 milioni di euro. "Che diventeranno molti di più – ha detto Paolo Primon, schützen, ex candidato sindaco alla città di Trento e tra i promotori della manifestazione di oggi – ma invece che fare quest'opera inutile e faraonica tengano aperti gli ospedali periferici. I presidi sanitari sono fondamentali per le nostre genti, per mantenere vive le valli e garantire la salute dei cittadini. E se proprio si devono fare dei tagli si chiudano, invece, gli enti inutili come il commissariato di governo. In Valle d'Aosta è già stato eliminato e in Alto Adige un disegno di legge è già passato in provincia ad aprile. Si trasferiscano i poteri del commissario al presidente della Provincia ed avremo più autonomia e meno spese".
"La cosa più drammatica è che non si vede un progetto unitario per la sanità trentina – ci ha detto il sindaco di Segonzano Villaci (nella foto sotto) – Da un lato si chiudono gli ospedali periferici e si tagliano le guardie mediche, dall'altro si punta sul Not che, se tutto andrà bene, dovremmo attendere per almeno 6 anni". La partenza dei lavori, infatti, è fissata per il 2019 e la fine per il 2022 ma bisognerà vedere anche l'esito dei ricorsi delle aziende che avevano partecipato, spendendo fior di quattrini, al precedente appalto e che hanno chiesto 40 milioni di euro di risarcimento alla Provincia.
"Ugo Rossi - prosegue il sindaco di Segonzano - a Famiglia Cristiana solo un mese fa diceva che 'siamo un territorio di montagna e per noi è molto importante evitare lo spopolamento mantenendo i servizi. Soprattutto quelli legati alla cura dei figli nelle valli, o tutti si trasferiranno in città'. Direi che tra il dire il fare c'è di mezzo un oceano in questo caso". E la battaglia che sta più a cuore al sindaco di Segonzano è quella che riguarda le guardie mediche: “L'assessore Luca Zeni sostiene che non servono per le emergenze e che sono dei meri sostituti dei medici di famiglia. Invece nelle nostre valli sono i primi a recarsi sui luoghi degli incidenti, ad intervenire in caso di infortuni, ictus o arresti cardiaci. Lui ha deciso di tagliarle e in molti casi toglierle proprio. Ma la normativa è chiara e all’art. 64 dell'accordo collettivo nazionale che disciplina il rapporto con i medici di medicina generale, si stabilisce che debba esserci 'in servizio' un medico ogni 5000 abitanti. Nella nostra valle siamo quasi 11.000 abitanti e allora debbono rimanere in servizio sempre almeno due medici, uno a Cembra e uno a Segonzano. Non possiamo accettare di perdere il nostro presidio".
E sul tema si è espresso venerdì anche l'ex presidente del Patt Walter Kaswalder sul suo profilo Facebook, dopo aver partecipato negli scorsi giorni a un incontro pubblico promosso proprio dal sindaco di Segonzano: "Con la chiusura di 13 dei 34 presidi di guardia medica e l’apertura ad intermittenza di altri 3 solo nelle stagioni turistiche, si inaugura l’autunno caldo della periferia. L'altro giorno si è mossa in forma pubblica e massiccia quella periferia valligiana da sempre abituata alla sobrietà ed al rispetto, al senso delle istituzioni e del rigore delle forme: questa volta invece ha deciso di fare la voce grossa, stufa di atteggiamenti centralisti e dirigisti sordi alle istanze della gente. Nell’incontro dell’altro giorno a Segonzano, il clima di esasperazione ed insofferenza per le modalità di approccio al problema, l’assenza di dialogo e la scelta della linea autoritaria preferita dall’assessore Zeni, il sintomo emerso, al di là del valido specifico motivo del contendere, è apparso a tutti lo scollamento tra Esecutivo provinciale e periferia. L’Assessore alla Sanità, invitato a rispondere del suo agire, ha evitato il confronto disertando la serata. (...) Il mio accorato appello è duplice: sul piano formale invito la giunta a ritornare con i piedi per terra e il cuore tra la gente, evitando che questi collusivi, improvvidi, muscolari comportamenti antipolitici vadano ad alimentare l’antipolitica organizzata". (...)
"Invece sul piano prettamente politico - prosegue Kaswalder - la domanda che faccio, da autonomista, è capire se la ragione sociale degli autonomisti è ancora quella storica della difesa delle nostre periferie, dei presidi minimi sul territorio fatti di scuole, case di riposo, servizi di pronto intervento, uffici postali, declinazioni organizzate capaci di dare un senso di comunità vera e compiuta a luoghi destinati altrimenti alla consunzione, o se travolti da una bulimia contabile e da un’anoressia progettuale sia in corso una dissociazione dal senso stesso della nostra autonomia. Capire se quello cui stiamo assistendo in tema di rapporto con le nostre comunità periferiche, è un errore di percorso del nostro governo provinciale o un orrore, cioè una scelta politica precisa che va a penalizzarle, lentamente ma inesorabilmente, è una questione politica fondamentale per il futuro della nostra Terra.