Guardie mediche, domani il Consiglio provinciale straordinario. Mozione delle minoranze e proteste dei territori
Bottamedi: "La mozione integrata anche con il Punto nascite di Arco". Il sindaco di Segonzano: "Nessuno ci ha coinvolti nelle scelte, domani saremo sotto il palazzo con un presidio"
TRENTO. "Nel piano di riorganizzazione della sanità trentina i presidi territoriali delle guardie mediche subiscono una riduzione del 30%". Inizia così il testo della mozione che le minoranze sottoporranno al voto dell'aula nella seduta straordinaria di domani del Consiglio provinciale. "In termini numerici si passa da 33 presidi sparsi sul territorio a 20, con due sedi che diventano operative durante la stagione turistica, e da circa 150 guardie mediche operanti in Trentino si passa ad un centinaio", scrivono i consiglieri.
Il testo, presentato da tutti i consiglieri di minoranza compreso Filippo Degasperi dei 5 Stelle, chiede al Consiglio di imporre alla giunta la sospensione della delibera dell'assessore alla sanità Luca Zeni che taglia il numero delle guardie mediche in Trentino, "per intraprendere un confronto leale e trasparente con gli amministratori locali, teso a concertare soluzioni rispettose delle peculiarità del territorio".
"Gli amministratori locali - affermano i consiglieri - riferiscono di aver ricevuto la notizia della chiusura dei presidi dal direttore dell’Azienda sanitaria o tramite una telefonate dai vertici del proprio distretto, quindi senza un reale confronto con i territori". Il presidio di guardia medica viene percepito come fondamentale per i cittadini, soprattutto quelli che vivono nei territori periferici della nostra provincia e che già manifestano insofferenza per la perdita progressiva di altri servizi essenziali.
Manuela Bottamedi, consigliera provinciale che in questi ultimi mesi ha intrapreso una strenua battaglia contro la giunta Rossi proprio sui temi legati alla riorganizzazione della sanità, spiega che "la mozione sarà integrata con la questione che riguarda il punto nascite di Arco". Chiuso nei mesi scorsi perché non rientrava nei parametri del Ministero della salute, ora si vorrebbe che questa scelta fosse riconsiderata.
"Si è deciso di chiudere sulla base di una valutazione errata, su un calcolo numerico sbagliato", afferma Bottamedi. "Il bacino di utenza del punto nascite di Arco è di almeno 100 mila residenti, calcolando tutta la Busa, le Giudicarie e parte della sponda gardesana. Senza calcolare l'afflusso di turisti - sottolinea la consigliera - che l'anno scorso sono stati più di 3 milioni". Numeri sbagliati anche sulle distanze e sui tempi di percorrenza: "Hanno calcolato 22 muniti tra Arco e Rovereto. Ma senza traffico, in estate la viabilità è paralizzata". In generale, sul nodo della riorganizzazione dei presidi sanitari la consigliera è amareggiata:"Si scontrano due visioni. Io credo - afferma - che Autonomia significhi anche preservare i nostri territori, anche quelli periferici, il centralismo, anche in questo caso, è la soluzione sbagliata".
Domani sarà anche un giorno di protesta. Ha già annunciato la sua presenza il sindaco di Segonzano Pierangelo Villaci, balzato sulle cronache di questi giorni per le "minacce di Rossi". Ha invitato la Val di Cembra alla mobilitazione: "C'è la vendemmia e di martedì si lavora - spiega Villaci - ma ci saremo per dire che ci si deve confrontare quando si taglia sui territori, soprattutto su un ambito come quello sanitario". Il sindaco è arrabbiato: "Con tutti gli sprechi che ci sono - afferma - tagliare sulla sanità è un insulto al buon senso. Tagliano i presidi sanitari per risparmiare 2 milioni quando i soli indennizzi del Not ne costeranno alla provincia 50 di milioni".
"Tagliare sulle periferie significa spopolare le montagne", afferma. Poi chiude con una metafora poetica: "Quando si tolgono i petali ad un fiore, uno a uno, poi del fiore rimane solo il centro. E un fiore senza petali - ci dice - non è più bello".