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Il sindaco di Segonzano: "Pressioni da Rossi. Ma sul tema guardie mediche non mollo"

Pierangelo Villaci avrebbe ricevuto una telefonata dal presidente della Provincia dopo la difesa per mantenere le guardie mediche periferiche: "Non sono preoccupato. Un sindaco rappresenta i bisogni dei cittadini". Solidarietà da tutte le opposizioni

Pierangelo Villaci, Sindaco di Segonzano
Di Luca Andreazza - 20 settembre 2016 - 16:20

TRENTO. Rischia la querela il sindaco di Segonzano Pierangelo Villaci dopo l'intervento e le affermazioni seguite alla decisione di chiudere le guardie mediche periferiche: "Sono stato raggiunto telefonicamente dal presidente, che mi chiedeva conferma delle dichiarazioni sulla necessità di mantenere le guardie mediche anche nelle valli - racconta -. Parole che ho confermato al presidente e lui mi ha detto che prenderà provvedimenti. Ora, la querela mi sembra un'esagerazione e ad oggi non ho ricevuto nulla e non penso di rischiare nulla. Il mio non era un attacco personale a Rossi e mi dispiace molto per il nervosismo mostrato dal governatore, ma sicuramente l'assenza di confronto preventivo non ha giovato all'intera discussione".

 

Non si placa la polemica sulle guardie mediche che la Provincia vorrebbe tagliare, facendole passare da 33 presidi a 20 e da circa 150 unità operative a circa un centinaio. E anzi, se possibile si acuisce. E mentre il mondo politico come i consiglieri provinciali da Borga di Civica TrentinaClaudio Cia di Agire, passando per Giacomo Bezzi di Forza Italia, Maurizio Fugatti di Lega Nord e Manuela Bottamedi, in una nota, solidarizzano con il primo cittadino di Segonzano, la tensione rimane però alta sul tema sanità. "I miei colleghi sindaci mi sostengono, ma non parlano, magari per paura di perdere i contributi. Il lavoro del Sindaco prevede però di rappresentare i bisogni dei nostri cittadini e questo è un tema senza dubbio riguarda le loro esigenze e i loro servizi. Lo stesso Assessore Dallapiccola mi ha anche raccontato un aneddoto: quando era sindaco di Civezzano aveva pubblicamente attaccato l'allora giunta provinciale e il suo Comune era stato l'ultimo a ricevere il finanziamento e il tasso di contributo più basso del Trentino. Questa rimane però una battaglia che non mi sento di abbandonare; la raccolta di firme procede a gonfie vele".

 

Il nodo del contendere è appunto soprattutto la chiusura delle guardie mediche periferiche: "Il presidio sanitario è un servizio di base necessario. In tanti casi inoltre è determinante fra la vita e la morte di una persona. Non bisogna fermarsi a guardare solo il mero numero degli interventi annuali, ma sarebbe necessario avere uno sguardo prospettico e provare a leggere il futuro. Un futuro che vede l'Italia e il Trentino invecchiare: si vedrà infatti un'impennata di anziani e un ribaltamento delle forze in campo".

 

Proprio il 25 agosto il Trentino, conscio dell'invecchiamento medio della popolazione, aveva cercato di anticipare i tempi, prevedendo interventi sulla fiscalità locale e agevolazioni tariffarie su alcuni servizi per dare un nuovo impulso alla natalità e al ricambio generazionale.

 

"E'necessario rispolverare il presidio e la continuità assistenziale. Punto fondamentale è migliorare la comunicazione fra guardie mediche e medici di base. Allo stato attuale dell'arte le guardie mediche si trovano spesso a lavorare sull'urgenza e sull'emergenza senza avere accesso ai database: si trovano nella difficile posizione di dover prendere delle decisioni sui pazienti senza conoscere patologie, farmaci già utilizzati e tante informazioni importanti. Un altro aspetto è formare e implementare addetti in grado di poter fare la differenza".

 

Si lamenta una visione non chiara in questo piano e la prospettiva di una progressiva centralizzazione della sanità e un aumento degli accessi nei pronto soccorso principali e conseguente calo della qualità del servizio.

 

"La presenza delle guardie - prosegue - comporta anche un innalzamento della qualità della vita: se non si ospedalizza, ma i pazienti vengono curati a casa e seguiti nel proprio contesto possono ricevere l'assistenza della famiglia, amici e delle persone care. Qualità anche nel servizio. Se si chiudono i centri periferici, qui in valle rimane solo Cembra che dovrà servire tutta l'area fino a Lavis e Zambana. Oltretutto si corre il rischio di ospedalizzare anche interventi più banali, aumentando i costi per i cittadini".

 

La discussione nasce dopo il via libera della giunta provinciale al nuovo Nopt: "Si guarda solo alla goccia. Manca l'insieme, ma soprattutto la prospettiva: ospedalizzare a conti fatti costerà molto di più rispetto a curare direttamente sul territorio le persone. - continua il sindaco -. Inoltre la chiusura dei presidi periferici porta un risparmio alla sanità trentina di circa 2 milioni di euro, quando ballano i 52 milioni per il ricorso sul vecchio Not e la famigerata gara d'appalto. Una mancanza di lungimiranza: se la popolazione invecchia, poi ci troveremo a dover riaprire le guardie mediche ugualmente aumentando anche in questo caso i costi."

 

Pierangelo Villaci si era già espresso in maniera negativa il 3 settembre riguardo il Not e i tagli ai presidi sanitari periferici: "Se togliamo i servizi e l'assistenza a valli e paesi, si rischia di spopolare quei tanti territori che rappresentano proprio la ricchezza del Trentino".

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