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Abusi sessuali nella Chiesa altoatesina: “Ci vuole il coraggio di agire immediatamente. Questi numeri sono solo la punta dell'iceberg”

“I risultati di questo studio sugli abusi sessuali nella Chiesa – dice Franz Ploner, consigliere provinciale del Team K – sono certamente agghiaccianti. Questi numeri purtroppo sono solo la punta dell'iceberg, il numero di casi non segnalati è molto probabilmente molto più alto”

Foto d'archivio
Foto d'archivio
Di F.S. - 22 gennaio 2025 - 12:25

BOLZANO. Abusi sessuali nella Chiesa altoatesina, dopo i dati emersi dall'indagine realizzata dallo studio legale Westpfahl Spilker Wastl di Monaco di Baviera, su richiesta della Diocesi di Bolzano-Bressanone, sul tema interviene il Team K: “Chiediamo il coraggio di agire immediatamente”. Con la presentazione dell'indagine (nella quale si fa riferimento a 67 casi di abuso accertati tra il 1963 ed il 2023, con l'età media delle vittime tra gli 8 e i 14 anni, Qui Articolo): “I vertici della Chiesa – dicono i responsabili del movimento politico – hanno compiuto un primo, atteso passo per fare finalmente i conti con questa pagina nerissima della sua storia, dopo decenni di silenzio complice e di insabbiamenti. Questo primo risultato è probabilmente arrivato anche grazie alla pressione esercitata dalle mozioni del Team K in Consiglio provinciale e dal libro e film di Georg Lumbergh '(K)einen Tor Sagen'”.

 

Quattro anni fa – continuano – i Consiglio provinciale ha approvato una mozione del Team K sul tema degli abusi sessuali nelle istituzioni ecclesiastiche e pubbliche. L'istituzione di un ufficio di difesa civica indipendente è in corso di attuazione, mentre la richiesta commissione autonoma e le misure per il risarcimento e l'assistenza alle vittime per le sofferenze patite non sono mai state implementate, nonostante l'approvazione unanime in Consiglio provinciale. Lo studio legale Westpfahl-Spilker-Wastl ha trascorso un anno per conto della Curia a raccogliere le testimonianze delle vittime e dei testimoni, a spulciare gli archivi e a valutare le informazioni su possibili casi sospetti”.

 

L'iniziativa portata avanti dal Team K, dice il consigliere Franz Ploner: “Mirava a istituire un ufficio di difesa civica indipendente, a cui le vittime e i loro parenti possano rivolgersi. I reati spesso sono ormai prescritti e la paura, il trauma e la vergogna prevalgono ancora tra le vittime. È quindi più che necessario un sostegno per affrontare e chiarire le aggressioni subite, un contributo finanziario come riconoscimento della sofferenza subita e/o per scopi terapeutici, oltre ad intervenire per sviluppare misure di prevenzione. L'attenzione al benessere e alla protezione dei minori e delle persone vulnerabili, in conformità alla Costituzione e alla legge, ai diritti umani dell'Onu e alla Convenzione Onu sui diritti del fanciullo, deve essere garantita nelle istituzioni, sia ecclesiastiche che pubbliche”.

 

I risultati dello studio, conclude poi Ploner, sono agghiaccianti, ma probabilmente incompleti: “67 denunce in 59 anni – dice – cioè più di un caso all'anno, senza contare il periodo tra il 1945 e il 1964, oltre ai monasteri e alle loro strutture per minori come case e scuole. Questi numeri purtroppo sono solo la punta dell'iceberg, il numero di casi non segnalati è molto probabilmente molto più alto”.

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