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"Ecco perché mi pago i volantini per dire Sì"

Lettera di un ex iscritto del Pci che oggi sta portando avanti una sua personale campagna in favore del referendum costituzionale

Pubblicato il - 11 settembre 2016 - 16:08

TRENTO. Il dibattito aperto da il Dolomiti grazie anche ai contributi di Riccardo Fraccaro, Michele Nicoletti, Franco Panizza e Lorenzo Dellai, che con i loro blog hanno lanciato spunti e riflessioni sul tema Refrendum Sì, referendum No, ha spinto un lettore, ex Pci a scriverci. Pubblichiamo integralmente la sua lettera: 

 

"Mi chiamo Stefano Ricci, classe ’50. Iscritto al PCI dal 1973, ne ho seguito tutta l’evoluzione, passando dalla travolgente stagione dell’Ulivo fino al PD di Renzi. Ho sempre considerato l’unità del partito come un bene supremo, e unità per me vuol dire anche uniformarsi alla maggioranza (una volta si diceva: alla linea!).

 

Non mi considero un “renziano” pure se l’ho votato al congresso. Penso che nell’azione di governo stia facendo del suo meglio, date le circostanze e la coalizione “innaturale” di cui è alla guida. Soprattutto ha ridato credibilità e prestigio internazionale al Paese. Sul versante interno del partito, penso che abbia commesso alcuni errori, soprattutto quello di non aver coinvolto sufficientemente la base nelle scelte di governo e sulle riforme: io ero abituato ad una vita di “sezione” intensa e coinvolgente, ma oggi, si sa, è il web ad imperare e si pensa che basti un tweet per partecipare!

 

Ho pensato a questa iniziativa individuale, come “cittadino”, perché ritengo che su questo referendum il confronto tra cittadini sia fondamentale, senza l’intermediazione di partiti e fazioni. Vedo troppa disinformazione, vedo troppe strumentalizzazioni e motivazioni pretestuose.

Ho voluto, nel mio piccolo, richiamare i miei concittadini ad una lettura “laica” della riforma e ad un giudizio di merito. Non è una lettura fra le più semplici, ma non è neppure necessaria una laurea in giurisprudenza. Anzi, a volte i “professori” si perdono in cavilli che esulano dalla sostanza della riforma.

 

Ho fatto stampare a mie spese (135€ per la cronaca) 1500 copie di una lettera con le mie considerazioni sul quesito referendario e, soprattutto, sugli scenari possibili del dopo voto, che sto distribuendo a mano in tutte le bussole di Povo.

Anche se dopo il voto, comunque vada, non accadrà nulla di drammatico (drammatiche sono ben altre situazioni dalle guerre alle migrazioni o ai terremoti!) l’eventuale affermazione del no ridimensionerebbe in un colpo solo il ruolo in Europa di un Paese oggettivamente incapace di riformarsi. Mentre oggi più che mai l’Europa, tra populismi e nazionalismi, avrebbe bisogno di un’Italia protagonista del cambiamento.

 

Questo referendum rappresenta comunque un punto di svolta per il nostro Paese: col sì ci sarà un “ante” e un “post”, altrimenti rimarremmo ancora a lungo nell’ante… di qualcosa a venire!"

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