Cia, Bottamedi e Fugatti: "Subito un Cie in Trentino per diminuire la delinquenza e il sovraffollamento in carcere"
I consiglieri presenteranno una mozione in Consiglio provinciale. "Sul nostro territorio osserviamo che i reati riferiti allo spaccio della droga attualmente trattengono in carcere il 38,8% dei detenuti. La maggior parte sono immigrati"
TRENTO. “La Provincia di Trento si attivi con decisione per aprire sul nostro territorio, possibilmente non in zona residenziale, un Centro di identificazione e espulsione. Ne gioverebbe la sicurezza di tutta la comunità”. La richiesta è contenuta in un mozione che sarà presentata in Consiglio provinciale da parte del Centro destra trentino e a illustrarne le motivazioni sono stati i consiglieri Claudio Cia, Manuela Bottamedi e Maurizio Fugatti.
Il tema dei cosiddetti “Cie” è tornato a far discutere dopo la presentazione del nuovo piano per l'immigrazione fatta del ministro dell'Interno, Marco Minniti, che prevede nelle regioni italiane l'istituzione di centri piccoli, da massimo 80-100 persone, sparsi per tutta Italia e possibilmente vicino agli aeroporti per accelerare i rimpatri.
Ora dal centrodestra trentino la richiesta di velocizzare i tempi affinché questi centri vengano istituiti il prima possibile.
“Nessuno vuole dei campi di concentramento – ha immediatamente chiarito Claudio Cia – il nostro obiettivo è quello di creare un centro dignitoso e rispettoso ovviamente dei diritti umani. Il tutto gestito, come dice la legge, dal prefetto e quindi non più in disponibilità dalla Provincia”.
L'apertura di un Cie sul territorio, secondo i consiglieri, andrebbe a beneficio dell'intera comunità con effetti positivi sulla diminuzione della delinquenza ma anche sull'attuale sovraffollamento del carcere di Spini di Gardolo.
“Sul nostro territorio – spiega il consigliere di Agire - noi osserviamo che i reati riferiti allo spaccio della droga attualmente trattengono in carcere il 38,8% dei detenuti. Il nostro carcere oggi ha 360 detenuti, quando invece ne dovrebbe avere 280, e ben 262 sono stranieri. Un Cie in provincia consentirebbe di velocizzare l'identificazione delle persone e avviarne l'espulsione. Dobbiamo fare in modo che il carcere serva per i detenuti e non diventi una sorta di comunità di recupero”.
A parlare della necessità di un Centro di identificazione e espulsione in provincia è anche il consigliere e segretario della Lega, Maurizio Fugatti. “C'è chi pensa solamente al Garante dei detenuti – spiega – ma noi invece chiediamo l'istituzione di un Cie che potrà risolvere veramente i problemi. L'intero sistema deve però funzionare con un potenziamento dei controlli alle frontiere e i pattugliamenti. Una struttura simile potrà anche decongestionare le carceri italiane”.
La consigliera Manuela Bottamedi, invece, ha fatto un raffronto con la situazione trentina e italiana con il nord Tirolo. “Loro – spiega – hanno un carico di migranti ben maggiore del nostro ma la situazione è migliore pur non mancando i problemi. Hanno un modello di gestitone direttamente provinciale”. A differenza dell'attuale situazione italiana, ha spiega la consigliera Bottamedi, “l'80% degli immigrati risulta essere richiedenti asilo e quindi aventi diritto e solo il 20% viene espulso. Da noi, invece, è il contrario proprio per una serie di politiche italiane molto disordinate che hanno permesso l'ingresso disordinato e senza controllo degli immigrati”.
Ecco allora che la creazione di un Cie “consentirebbe una migliore gestione dell'immigrazione dando possibilità a chi ne ha diritto di essere accolto e integrato. Centri di questo genere potrebbero diventare il segmento che adesso manca per ridurre i tempi di identificazione”.