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L'Europa pensa al riarmo: "In molti Paesi leva obbligatoria o stanno per reintrodurla", gli Alpini: "Ma non è la nostra proposta: i combattenti devono essere professionisti"

Un obiettivo che è stato delineato nel summit di Londra è quello di aumentare le spese per la difesa e di spingersi oltre il 3% del Pil, un punto minimo necessario indicato anche da molti esperti. C'è poi la questione dell'esercito comune. Il presidente dell'Ana di Trento, Paolo Frizzi: "Pensiamo a una leva obbligatoria ma nel servizio di protezione civile"

Di Luca Andreazza - 03 marzo 2025 - 20:20

TRENTO. L'Europa vuole riarmarsi, l'aumento degli investimenti nella difesa e la possibilità di creare un esercito comune sono stati tra gli argomenti centrali del Summit di Londra. Un incontro tra leader europei avvenuto dopo la disastrosa lite tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky.

 

Per molti governi l'Unione europea non può più dipendere militarmente dagli Stati Uniti (Qui articolo). Un obiettivo che è stato delineato è quello di aumentare le spese per la difesa e di spingersi oltre il 3% del Pil, un punto minimo necessario indicato anche da molti esperti. Anche un recente studio di Bruegel e Kiel Institute riportano di un 3,5% del Pil come soglia.

 

Un esercito comune potrebbe portare a dover rivedere il servizio di leva obbligatorio, dal 2004 sospeso in Italia. "In tutti i Paesi più vicini alla Russia, come i Paesi Baltici, la Svezia e la Norvegia questa modalità è stata ripristinata", dice Paolo Frizzi, presidente della Sezione Ana di Trento. "Anche in Germania e in Francia sono in fase avanzata. In Italia per ora non ci sono indicazioni di voler formare personale combattente".

 

Un target, attualmente, solo ipotetico. Nessun obbligo di raggiungere la soglia e nessun numero in un documento ufficiale ma a Londra è emersa la necessità di superare la barriera del 2% del Pil. Oggi solo un Paese europeo investe più del 3,5%: la Polonia. I Paesi baltici hanno superato il 3% ma la maggior parte dell'Europa è sotto il 2% di spesa, con l'Italia all'1,49%.

 

"Attualmente c'è un chiaro segnale nella direzione di un riarmo in una situazione piuttosto destabilizzata", aggiunge il presidente dell'Associazione nazionale alpini di Trento. "Ma dal 2005 abbiamo indicato che l'attività militare deve essere affidata ai professionisti e confermiamo questo modello". 

 

Gli Alpini richiedono il ripristino della leva obbligatoria ma ausiliaria. "Nulla a che vedere con i combattenti: pensiamo a un servizio di protezione civile". L'impegno delle penne nere sul territorio è sempre costante, però si ragiona sul futuro. "Purtroppo l'età anagrafica è alta e questo può aiutare a rispondere all'esigenza di un ricambio generazionale", conclude Frizzi.

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