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PODCAST. "Il rischio in montagna è volontario, non sono accettabili gli incidenti sul lavoro", Erri De Luca: "Troppe persone in quota? Imparano il rispetto per l'ambiente"

Arrampicatore, scrittore, giornalista e poeta, Erri De Luca è ospite di "Da Quassù", il podcast de il Dolomiti realizzato da Marta Manzoni

Pubblicato il - 02 giugno 2024 - 19:57

TRENTO. "Il rischio quando si affronta una montagna è volontario e si accettano. I pericoli che non si possono accettare sono quelli sul lavoro". A dirlo è Erri De Luca. "Non c'è un periodo giusto per vivere e per scoprire le terre alte. L'alpinismo, la scalata e la voglia di continuare a frequentare le terre alte mi hanno fornito una disciplina alimentare e fisica, mi stimola a restare in forma: se sollecitato il corpo reagisce positivamente. E' restare fermi il problema". 

 

Arrampicatore, scrittore, giornalista e poeta, Erri De Luca è ospite di "Da Quassù", il podcast de il Dolomiti realizzato da Marta Manzoni

 

La passione per la montagna è stata tramandata dal padre, un alpino. "Si era rivolto alle montagne per trovare la pace quando era sul fronte albanese e greco durante quell'impresa assurda della Seconda guerra mondiale. La montagna l'ha salvato e ha sempre avuto questa gratitudine verso le terre alte: mi ha trasmesso questo sentimento. Poi mi ha portato sul Vesuvio quando ero un bambino, siamo saliti in cima al cratere e c'era la neve. Lì c'è stata una sorpresa: una montagna così solenne può essere raggiunta in cima a piedi".

 

E da lì è nata la passione per la quota. Negli anni scorsi De Luca ha arrampicato 300 metri in free solo, un'esperienza poi diventata un documentario. "Ho ripreso una parete che mi piace moltissimo e non c'erano bisogno di protezioni. Il progetto è nato dal fatto che invecchio, che è un'attività misteriosa dentro il mio corpo. Inoltre non ho modelli e non riesco a misurarmi su altre figure, così mi invento questa formula della vecchiaia, che prevede di attivarmi di più, fare più esercizio, allenarmi di più e scalare di più".

 

La montagna è anche la ricerca di un rapporto con il limite, ma la morte resta un po' un tabù mentre ci possono essere incidenti, anche tragici. "Si va in quota per la bellezza e perché piacciono quegli spazi e quelle immensità. Un posto viene scelto con il rischio prevedibile e imprevedibile: si prende un rischio volontario", aggiunge De Luca. "Non è accettabile invece quello che succede con i lavori manuali svolti a un ritmo talmente intenso che si allentano allentano attenzione e protezione. Ci sono oltre mille uccisi all'anno al lavoro: questo non va bene".

 

La frequentazione della montagna è in costante crescita, ci sono sempre più casi di escursionisti impreparati e anche avvisagle di overtoursim. "Molti l'hanno scoperta dopo il Covid e le montagne sono molto più frequentate: da qualche settimana d'agosto, la stagione turistica in estate è diventata più lunga di quella invernale. Andare in montagna fa bene e non voglio essere snob: più persone raggiungono le terre alte e meglio stanno, inoltre le persone si comportano meglio e si impara un rapporto con l'ambiente più rispettoso".

 

La montagna intima esiste ancora? "Ci sono tanti angoli in quota: si può trovare l'intimità nei luoghi, poi ci sono quelli che cercano la massa perché ci si può anche sentire sperduti nell'immensità di quei panorami". E c'è ancora spazio per l'esplorazione? "Ci sono ancora molte pareti che non sono state toccate, le terre alte sono state l'ultimo paragrafo della geografia dopo che tutto è stato esplorato. E' stata completata la ricognizione con il raggiungimento delle cime più alte. Ma ci sono tantissimi spazi ancora sconosciuti e non raggiunti dal brulichio".

 

L'alpinismo "non è solo per i privilegiati. Gli esponenti di quello eroico non erano privilegiati, anzi le prime guide alpine erano dei contrabbandieri che dovevano tornare a casa con qualcosa. Poi certo c'è il business dell'abbigliamento e delle attrezzature: ci si deve sentire sicuri, bisogna però ricordare che c'è sempre un margine di rischio e pericolo che non può essere cancellato".

 

Una montagna che muta a causa degli effetti della crisi climatica che cambia gli ecosistemi e i modi di vivere. "Siamo ospiti, siamo l'ultima specie arrivata e moltissime specie spariscono continuamente, non abbiamo garanzia di longevità in questo senso. Stiamo soffocando il pianeta di emissioni e di sfruttamento intensivo delle risorse. Abbiamo la presunzione di governare le forze, ma non è così. Si impara l'umiltà quando la densità umana è scarsissima, in alto mare o in alta montagna: lì si vede che la nostra presenza è ingiustificata e insignificante".

 

Toccante il racconto intimo, "Discorso per un amico", dedicato all'amicizia con Diego Zanesco, guida alpina morta d'infarto nell'estate 2023 mentre scalava sulla Tofana di Rozes. Si disse che Zanesco che aveva avuto un incidente per imprudenza. 

 

 

"Volevo difendere la sua qualità e la sua reputazione di scalatore e di alpinista. Ha avuto un infarto e per quello è caduto. Ho voluto vedere il punto, un pellegrinaggio che gli dovevo e che non rifarò mai più". Le tre montagne? "Se qualcuno avesse l'opportunità dovrebbe dare una sbirciata a quelle più grosse del pianeta: un giro in Himalaya. Un viaggio impegnativo come costi e tempo di acclimatamento ma è una curiosità che ci si potrebbe togliere perché sono, per così dire, i patriarchi della specie", conclude De Luca.

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