L'Università vara il Regolamento tutto al femminile, Ambrosi non ci sta: ''Che male abbiamo fatto noi donne per simili scemenze? Il rettore ci chieda scusa''
La parlamentare di Fratelli d'Italia butta tutto in caciara (addirittura citando la legge in Scozia sui crimini d'odio) e accusa l'Università di Trento di confinare le battaglie per la parità ''nel ridicolo, in un ambito macchiettistico, grottesco, da operetta, e rischiano purtroppo di rendere le nostre rivendicazioni minoritarie e isolate nella società''. Il provvedimento dell'Ateneo, invece, serve proprio a smuovere le coscienze (soprattutto quelle maschili) e quasi tutti gli enti pubblici si stanno dotando di linee guida per un linguaggio inclusivo (ecco quelle dell'Università di Venezia, Parma e dell'Agenzia delle Entrate)
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TRENTO. ''Se parla Alessia Ambrosi figuriamoci tutti gli altri'', diceva Diego Bianchi nell'ultima puntata di Propaganda Live su La7 per presentare l'ennesimo post della parlamentare trentina con il quale la stessa attaccava Decaro, sindaco di Bari rilanciando una foto pubblicata da 'La Verità'. Oggi Alessia Ambrosi di Fratelli d'Italia interviene sul documento scritto usando il 'femminile sovraesteso' per le cariche e i riferimenti di genere realizzato dall'Università di Trento per promuovere la parità a cominciare dal linguaggio.
Un atto molto interessante, dal sapore anche provocatorio perché l'uso del femminile esteso a tutti i ruoli serve soprattutto agli uomini a capire quanto importante è utilizzare un linguaggio paritario. ''Leggere il documento mi ha colpito - ha detto il rettore -. Come uomo mi sono sentito escluso. Questo mi ha fatto molto riflettere sulla sensazione che possono avere le donne quotidianamente quando non si vedono rappresentate nei documenti ufficiali''. Ed è esattamente così perché è ormai arcinoto che il linguaggio è parte fondamentale della cultura e che per superare certi retaggi culturali un lavoro molto importante va fatto anche a livello linguistico.
Ambrosi, con un po' di ritardo, va detto, visto che negli scorsi giorni si era già assistito alla classica levata di scudi reazionaria da destra in difesa del genere maschile da appioppare anche alle donne (potremmo dire il 'maschile sovraesteso' ma non in senso provocatorio bensì strutturalmente sempre e comunque), ma forte del ''se parla Alessia Ambrosi figuriamoci tutti gli altri'', ha deciso che non poteva non dire la sua su questo tema.
"Sono una moderata - ha detto - capisco i differenti punti di vista, mi reputo aperta al confronto su tutti i temi, inclusi i diritti civili, ma credo che oramai il politicamente corretto stia distruggendo le fondamenta, il tessuto della nostra società. Mentre in Scozia è da poco entrata in vigore una legge pazzesca che mette a rischio di galera anche semplici espressioni o pareri espressi nelle mura di casa se in presenza di testimoni (non si capisce cosa centri questo con il provvedimento dell'Università di Trento ndr), in Trentino lo stesso filone delirante ha portato l'università ad adottare nel suo regolamento il ricorso al cosiddetto "femminile sovraesteso", ossia la declinazione al femminile anche di cariche che riguardano uomini''.
''Ma che male abbiamo mai fatto noi donne per ritrovarci coinvolte in scemenze del genere? Dovremmo davvero ribellarci tutte - ha aggiunto Ambrosi - perché simili uscite sono non solo inutili e mancano di rispetto alla nostra identità di persone, ma soprattutto pericolose, perché confinano le sacrosante battaglie per la parità nel ridicolo, in un ambito macchiettistico, grottesco, da operetta, e rischiano purtroppo di rendere le nostre rivendicazioni minoritarie e isolate nella società. Il rettore - o la rettora? - ci chieda scusa e ripristini immediatamente un minimo di buon senso''. Ovviamente quanto prodotto dall'Università di Trento, lo diciamo a scanso di equivoci, è tutt'altro che inutile, macchiettistico o grottesco. Lo è, al contrario, una certa politica che butta sempre tutto in caciara, che non riflette, che confonde le acque con esempi che nulla centrano, che si divide ideologicamente sempre e comunque.
''A me piace il femminismo dei fatti - ha concluso Ambrosi - come quello del mio partito che ha espresso con Giorgia Meloni la prima donna premier della Nazione. E lo ha fatto lavorando sodo, con orgoglio, capacità, senza esibizionismi ridicoli e senza buffonate prive di senso". E allora lunga vita al signor presidente che resti sempre tale anche se donna così da rendere inutile anche questo importante passo in avanti realizzato, indiscutibilmente, proprio da Giorgia Meloni. Per conoscenza praticamente tutti gli enti pubblici si stanno dotando di linee guida per un linguaggio inclusivo. Qui sotto alleghiamo quelle dell'Università di Venezia, quelle dell'Università di Parma e anche quelle dell'Agenzia delle Entrate (dove se donna il sindaco diventa la sindaca e il revisore contabile la revisora contabile).