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Inchiesta Benko, niente ''ringraziamenti alla magistratura'' ma ''fiducia'' (che sia solo una bufala) e intanto l'immagine dell'Autonomia si fa più squallida e arraffona

Quando di mezzo ci sono spacciatori anonimi, mafie di altri luoghi, risse tra stranieri i complimenti a forze dell'ordine e magistratura si sprecano quasi che la condanna, in quei casi, fosse automatica. In questi giorni, invece, per l'inchiesta che sta sconvolgendo il sistema politico e di gestione della cosa pubblica di parte del Trentino il garantismo dei nostri politici è totale. Intanto l'impianto accusatorio disegna una rete che da Benko scende sempre più giù tra squallidi scambi e piazeroti da basso impero

Di Luca Pianesi - 05 dicembre 2024 - 05:01

TRENTO. Niente comunicati ufficiali, questa volta. Niente codazzo di mail dalla Provincia, dai vari assessori, dalla presidenza del consiglio provinciale, dal presidente Fugatti, dai vari parlamentari che sempre sono pronti a recitare in serie le classiche frasi fatte e un po' giustizialiste: ''Un ringraziamento alle forze dell'ordine'', ''Alla procura va il nostro plauso'', ''Finalmente si fa chiarezza e pulizia''. Succede, in formato più o meno standard, quando arrivano gli arresti di cricche di (sospettati) spacciatori, quando vengono beccati i protagonisti (sospettati) di una rissa, quando i criminali (sospettati) sono la mafia nigeriana, bande di tunisini, orde di immigrati senza volto e senza nome.

 

Oggi che i coinvolti nella maxi inchiesta, che parte da Benko e arriva giù fino alle radici più piccole e insignificanti della politica di casa nostra, sono tutte facce conosciute e, soprattutto, politici di praticamente ogni area, il silenzio è assordante. Il giustizialismo (giustamente, per conto di chi scrive, ma dovrebbe valere sempre) è scomparso. I complimenti alla magistratura e alle forze dell'ordine (che assicurano di essersi imbattuti in una quantità tale di prove e ammissioni dirette tra intercettazioni telefoniche e documenti come raramente accade in inchieste simili) non li ha fatti nessuno questa volta. I partiti faticano ad esprimersi, a prendere posizione.

 

E addirittura il ragionamento è all'opposto questa volta, come ha dimostrato la Lega con i suoi esponenti, dal segretario Binelli al presidente Fugatti: ''Santi è una persona per bene, tanto che la ricandideremo tra pochi mesi, le persone coinvolte in questa vicenda le conosciamo e sono persone per bene, abbiamo fiducia nella magistratura''. Tradotto vuol dire: abbiamo fiducia che i magistrati dimostrino quello che noi già sappiamo e quindi che sono tutti innocenti. Lo auguriamo ad ogni coinvolto in questa vicenda di dimostrarsi tale ma, come dicevamo sopra, lo stesso discorso i ''nostri'' politici non lo fanno ogni volta, anzi. Due pesi e due misure. Quando agli arresti ci finisce il supposto criminale senza nome (e magari pure straniero) è colpevole ancor prima del processo (mafioso nigeriano, sicuro, guarda che faccia che ha...la magistratura farà il suo corso, condannandolo). Quando c'è l'amico amministratore o imprenditore o comunque uno ''dei nostri'' il silenzio è d'oro (lo conosciamo, è buono, la magistratura farà il scorso, assolvendolo). 

 

Il silenzio è d'oro anche perché il rischio che non sia finita e che magari quelli che sono indagati o, peggio, ai domiciliari adesso parlino e facciano altri nomi è molto concreto. A cascata potrebbe estendersi l'inchiesta e quindi meglio stare tutti zitti e attendere con le dita incrociate. Quel che emerge, indubbiamente, è che comunque vada i ''giri'' di scambi erano davvero da basso impero. Piccole regalie, poche decine di migliaia di euro in cambio di piazeroti, promesse poi non si capisce bene quanto mantenute. Se davvero venisse dimostrato quanto riportato nelle accuse emergerebbe un sistema di potere (perché le ramificazioni arrivano a sindaci, assessori, dirigenti, consiglieri, insomma tutte persone che dovrebbero in qualche modo gestire la cosa pubblica, tolti ovviamente gli imprenditori e i privati coinvolti) piuttosto squallido e pezzentello.

 

Gente che si ''vende'' per 2.500 euro, 5.000 euro, 8.000 euro. Una classe dirigente sempre meno strutturata e arraffona (ma lo si è visto in tutta Italia negli ultimi decenni) che mostra il declino di un sistema politico già evidente ad ogni livello. Avvicinarsi oggi alla politica è quasi un'onta e chi ci si approccia, si candida, si propone, è sempre meno apprezzato socialmente (come accadeva un tempo per chi si metteva a disposizione, così si diceva, della collettività). Per conferme chiedere ai partiti verso le prossime comunali quanta fatica si fa anche solo a completare le liste. Tutto ciò fa male, tanto male al sistema democratico. E fa tanto male all'autonomia sempre sventolata e sbandierata in ogni luogo tra fanfare e istituzioni come concetto imprescindibile e inderogabile legato al fatto che ''tanto qui le cose le sappiamo fare bene''. Mmm, 'nzomma verrebbe da dire. Intanto tutti zitti e dita incrociate e piena fiducia nella magistratura.

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